La piazza, in esame oggi, prende il nome dalla omonima chiesa eretta tra il 1881 e il 1885 intitolata a san Gioachimo che – forse non tutti lo sanno – è praticamente il nonno materno di Gesù, in quanto marito di Sant’Anna e quindi padre di Maria. La piazza, sebbene diversa rispetto a come la conosciamo oggi, venne aperta negli anni ’20 (del Novecento, ovviamente) per esigenze di viabilità, mentre in precedenza la chiesa era semplicemente in corrispondenza dell’incrocio della via Galileo Galilei e di via Vincenzo Viviani, con la confluenza della via Ponte Seveso, che si sviluppava sul lato destro della chiesa.
Va notato che l’attuale via Gustavo Fara (generale, 1859-1936) si chiamava ancora Galileo Galilei, proseguimento dell’attuale e che la via Fabio Filzi (Patriota, 1884-1916) era in realtà l’inizio della via Ponte Seveso che terminava sulla via Martesana, al confine con il comune di Greco Milanese (annesso a Milano nel 1923).
Una ulteriore nota relativa alla chiesa: la stessa fu eretta durante il papato di Leone XIII, che all’anagrafe si chiamava Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, il quale venne eletto Papa nel 1878 e rimase in carica fino al 1903, anno della sua morte. Ho voluto fare questa precisazione perché in alcune occasioni ho letto e anche sentito nominare in modo errato il nome della piazza (e della chiesa), modificandolo in San Gioacchino o Gioachino, (forse perché Gioachimo è poco usuale) e questo errore potrebbe appunto derivare dal nome dell’allora Pontefice.
La vita della piazza e delle vie correlate è sempre stato legata alla ferrovia. La chiesa fu costruita alle spalle della vecchia Stazione Centrale (che entrò in funzione nel 1865 e venne demolita nel 1931/32) e quindi si affacciava sul terrapieno che dalla Centrale andava in direzione Varese e Torino. Un piccolo sottopasso a due gallerie metteva in comunicazione i due tratti di via Galieleo Galilei, come mostra la fotografia.
Arretrata la nuova Centrale e demolita quella vecchia venne rimosso il sottopasso di via Galilei, ma il terrapieno parallelo alla via Viviani rimase ancora come stazione di testa, la stazione di Milano – Porta Nuova, con ingresso proprio in via Galilei. Smantellata anche questa stazione, grazie all’apertura di Porta Garibaldi avvenuta nel 1964 sull’area dello scalo merci Farini, e realizzato il viale della Liberazione, il terrapieno delle “Varesine” (così chiamato proprio perché le linee ferroviarie partivano da lì in direzione Varese) rimase un terreno “brullo” che venne impiegato per parecchi anni come area del Luna Park “Le Varesine”… in ogni caso ancora oggi, nel 2010, quell’area è ancora un cantiere aperto… 🙂
Non potevamo far mancare uno scorcio di piantina, questa volta del 1925, che può sempre servire per mettere in ordine le idee (e le vie…).
Volevo solo far notare che già un secolo fa Milano era meta di molti emigranti ed il fenomeno era talmente sensibile da richiedere la costruzione di un apposito edificio, visibile sulla cartina a destra della chiesa, denominato “Casa degli emigranti”, inaugurato il 22 dicembre del 1907.
molto interessante la precisazione che riguarda il nome della chiesa, ricordo perfettamente la via Vincenzo Viviani costeggiata dalla ferrovia e il reticolo di vie adiacenti, Adda, Cornalia ecc. Mi sono sempre chiesto se è possibile recuperare una foto di via Viviani. E’ possibile? Il sito è bello e ben fatto.
salve anche io cerco foto di via viviani del 1900 1930 rubagottip1980@hotmail.it grazie
Esiste una fotografia “aerea” della zona, dove si distingue anche la via Viviani, scattata con molta probabilità dal grattacielo di piazza della Repubblica. Appena scriveremo un articolo sulla stazione di Porta Nuova la pubblicheremo.
La vecchia stazione era già stata smantellata, ma il terrapieno era ugualmente utilizzato perché serviva ancora per la stazione di Porta Nuova (quindi prima del ’63)
Purtroppo non abbiamo a disposizione immagini che riprendono invece il terrapieno dal livello stradale della via Viviani e ovviamente ci farebbe molto piacere che qualche lettore in possesso di una foto con questa prospettiva ce ne inviasse la scansione in jpg per la pubblicazione.
Grazie per i complimenti.
Via Viviani dove sono nato nel 43 a metà via c’erano i binari della ferrovia che scendevano (dato che la ferrovia era circa un 2metri sopra il livello stradale) sino a una cancellata per poi portarsi in via Bordoni dove mi pare alla sinistra si estendeva la Breda ho visto due o tre volte discendere un merci con pochi vagoni a fare manovra. Vi era anche una balera a metà via Bordoni o forse era un circolino operaio. Alla sera ballavano.La via Viviani posta leggermente in salita per via del ponte sul naviglio si piegava sulla destra per poi inserirsi sulla Gioia.Chi voleva poteva svoltare a piedi e costeggiare la stradina opposta alla Gioia. Il ponte che serviva a rifugio per coppiette (sotto la volta opposta alla m. Gioia)non era bello però mi piacerebbe poterlo rivederlo.
A distanza di sei mesi da questo articolo, è stata recuperata qualche altra bella immagine che pubblichiamo per il piacere di tutti ma in particolare sia di Bruno che di Rudy che hanno espresso esplicitamente il desiderio di rivedere la vecchia via Viviani e dintorni.
Ma sono certo che insieme a loro molti altri lettori affezionati (e siete in tanti) saranno felici di vedere l’articolo pubblicato oggi, 30 settembre 2010.
Grazie a tutti per le manifestazioni di stima e per la passione con cui ci seguite.
Buongiorno,
piacere siamo michele e giuseppe,due ragazzi che hanno deciso di aprire un attività commerciale.
Abbiamo aperto circa 2 mesi e mezzo fa un negozio specializzato calcio e calcetto a milano.
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In attesa di una vostra risposta,vi porgiamo cordiali saluti.
M.G.CALCIO
i miei nonni e mio padre ed io siamo stati vecchi abitanti del quartiere, appena mi sara’ possibile ( a fine ottobre) perche’ devo comperare una stampante, provvedero’ ad inviare delle vecchie foto di famiglia. Carla
La Via Viviani… al 10… in un appartamento… Forse ci abitavano? Forse era uso ufficio? Mio nonno coi fratelli, nel 1910, fondò una società di fabbricazione e riparazione di lime e raspe, tramite notaio… Una storia che solo da pochi mesi stiamo recuperando, in famiglia, dato il silenzio dei posteri. Pensare che lavorando, per anni, in Via Fara, ci son passato vicino, specie durante le pause pasto, quando, prima di salire al lavoro, si faceva un piccolo giro. E quante volte son passato per Viale Liberazione attraversando Milano, verso Viale Tunisia… E solo una volta sono entrato in S.Gioachimo… Beh sempre meglio tardi che mai…. E volete un’aggiunta?… Probabilmente era l’abitazione in quanto, uno dei fratelli, che però non partecipò alla società, girando per il quartiere e passando in Via Vespucci conobbe la figlia di un ferroviere, la sposò e, vinto un concorso statale, finì a Roma, dando inizio alla stirpe romana della famiglia, che venne incrementata più avanti, quando la sorella della figlia del ferroviere che, combinazione, aveva sposato un altro dei miei prozii, rimasta vedova, venne chiamata dalla prima, con le due figlie…. Come si espande una famiglia?…. Com’è che mio fratello, quasi per predestinazione, è finito a Roma anche lui? E perché alcuni parenti di Roma, ad un certo momento, quasi predestinati, sono ritornati a Milano? Ma quali polentoni… ma quali terroni….. è tutto un girare……
Ho tanti ricordi della zona. Infatti sono nato in via Amerigo Vespucci al n 7. In quei tempi, negli anni 50, la zona era caratterizzata dai così detti vuoti bellici e case dette pericolanti. Noi da ragazzini giocavamo in quei luoghi, certamente qualcuno da lassù ci ha protetto in quanto vivevamo i nostri giochi nel pericolo di un ambiente devastato dalla guerra e tale è rimasto fino ai primi anni 60. Da ragazzini ci spostavamo anche lungo le rive del naviglio Martesana che allora era ancora scoperto, lanciavamo sassi legati a delle funi per recuperare le cose che galleggiavano sull’acqua che finiva poi nel Redefossi, già coperto nei primi del 900. Poi si andava a giocare nel vasto parterre dove passavano i treni della vecchia stazione ferroviaria Le Varesine, che fu spostata solo nel 1964, dando luogo ad una prima profonda ristrutturazione urbanistica della zona. Era una zona vasta e alberata, ci si perdeva tra gli alberi. Ricordo che si andava a giocare in uno scavo tondo e largo causato da una bomba dirompente ad alto potenziale. Parecchie bombe sono state gettate nella zona, alcune hanno demolito stabili civili e fabbriche ma la ferrovia non è mai stata colpita. Il nostro terrore era costituito dai ferrovieri, che ci cacciavano dal luogo per l’evidente pericolo che attraversassimo i binari dei treni. Tanti, tanti ricordi negli anni che rammento con estrema nostalgia. Eravamo tanti bimbi, non avevamo nulla ma eravamo felici….