Il nome di questa via è quantomeno curioso. Lungo la cerchia interna dei navigli si trovano santi (San Damiano e Santa Sofia) scrittori e poeti (Carducci e De Amicis) luoghi e istituzioni famose (Senato e Fatebenefratelli). Va precisato che nei primi anni del XX secolo alcune vie avevano toponimi differenti: via De Amicis si chiamava via Vittoria e la via Carducci era via San Gerolamo (comunque un altro santo).
Ma in ogni caso, da dove arriva questo toponimo? L’assegnazione del nome è avvenuta durante la seduta del Consiglio Comunale del 13 settembre 1865, ed è anche sicuro che lungo la via fossero sempre stati presenti dei mulini ad acqua, di cui l’ultimo che è stato rimosso è spesso inquadrato in fotografie d’epoca come quella proposta in questo articolo.
In realtà questa foto mostra un mulino ad acqua ancora in via Santa Sofia, pochi passi prima del ponte di San Celso, l’attuale corso Italia; abbiamo già avuto modo di parlare della contrada (via) San Celso in occasione dell’articolo sulla colonna di Sant’Elena (o Sant’Eufemia) che era collocata proprio in contrada San Celso.
Difatti l’unica curva come quella mostrata è ubicata sulla congiunzione di Santa Sofia con Molino delle Armi. Si riconosce inoltre in modo inequivocabile lo stabile di tre piani d’angolo, tuttora presente.
Tornando alle nostri “armi”, un passo del dizionario di toponomastica di fine ottocento del Brentari, riporta: “Era qui in antico un molino, destinato, secondo vuole il Giulini, ad arrotar armi”. Pare difatti che l’industria delle armi bianche fosse molto fiorente all’epoca delle Signorie. E’ possibile trovare un approfondimento su questa pagina web.
Dire con precisione di quale mulino si trattasse tuttavia è più complesso in quanto tra la pusterla di Sant’Eufemia (corso Italia) e la via Santa Croce avevano sede più mulini, tutti ubicati – ovviamente – sul lato verso il centro città, quello dove scorreva il naviglio e che oggi è riservato alla preferenziale per i mezzi pubblici e di soccorso.
Da qui comunque il motivo di questo toponimo così particolare.
Ma purtroppo di armi la nostra via ne ha viste altre e ben più distruttive delle armi bianche: le bombe sganciate dagli aerei durante la seconda guerra mondiale.
Lo spettacolo non è stato certamente dei più belli e ancora oggi se ne vedono alcuni segni nelle case a lato del parco delle Basiliche.
Fortunatamente l’area del parco nell’ultimo periodo ha riacquistato quell’ordine e quella “sicurezza” che negli anni scorsi aveva perso.
E’ vero che in piazza Vetra tanto tempo fa venivano eseguite le condanne capitali (…) ma solo pochi anni fa il pericolo era anche solo passeggiarci in pieno giorno…
Concludiamo l’articolo con una stupenda immagine di via Molino delle Armi che risale al 1901, con il naviglio che ancora scorre tra la via Vettabbia e la via Vallone (ora Conca del Naviglio). Sul fondo è visibile il santuario di S.Maria della Vittoria, chiesa Ortodossa Romena, che come la via De Amicis (si chiamava via Vittoria, ricordate?) prese il nome dalla vittoria di Azzone Visconti, signore di Milano, contro l’attacco dell’imperatore Lodovico il Bavaro nel 1329 che voleva impadronirsi dei mulini.
Se solo amate un po’ Milano, vi risulterà difficile staccare gli occhi da questa fotografia…
Bell’articolo! E confermo…l’ultima foto è stupenda. Il ponte che si vede in fondo dovrebbe essere il ponte di porta ticinese. Bravo anche a citare l’episodio di Ludovico il Bavaro. Tra l’altro secondo Galvano Fiamma i milanesi dalle mura gridarono una sorta di “vattene, pelato ubriacone” mentre l’imperatore si allontanava dalla città, giusto per condire un po’ di sapore l’evento storico.
Segnalo anche la zona dietro Santa Maria della Vittoria, con il parco dell’anfiteatro romano.
L’accesso al Parco dell’Anfiteatro e Antiquarium “Alda Levi” di Milano è in via Edmondo de Amicis 17.
Il Link del sito relativo è il seguente: http://www.archeologica.lombardia.beniculturali.it/Page/t03/view_html?idp=126
Ciao,
volevo segnalare che la foto del mulino non va collocata in via S.Sofia, come dice l’articolo, ma in via S. Croce.
Se si guarda bene si vede che il palazzo sullo sfondo dell foto non è questo (infatti quello della foto ha cinque piani, quello del link di google solo 4).
Bensì, osservando una vecchia foto dello stesso mulino, senza impalcature, ho notato che lo stabile del mulino esiste ancora, ed è quello sulla destra qui
Complimenti comunque per l’articolo e tutto il sito!!!
Ciao