Parlare del palazzo dell’Arengario di Milano e discutere animatamente delle scelte che hanno segnato irrimediabilmente il Palazzo Reale è automatico e inevitabile.
Nella geometria della piazza del Duomo attuale, l’unico elemento che sembra essere “fuori posto” perché non ortogonale con la piazza è proprio il Palazzo Reale; è necessario però sapere, prima di fare questa affermazione che all’epoca della costruzione del Palazzo del Broletto Vecchio (questo era il nome originale del palazzo) che risale indicativamente al 1100 (basso medioevo) non solo il Duomo non esisteva – mancavano circa 300 anni all’inizio della sua realizzazione – ma tutta l’area aveva forme e spazi che nulla hanno a che fare con oggi.
La demolizione delle due basiliche che sorgevano al posto del Duomo, la dimensione di quest’ultimo e l’orientamento imposto (Est-Ovest) nonchè la demolizione di completi quartieri (e il Rebecchino di cui abbiamo già parlato è stato nel 1875 solo l’ultimo in ordine temporale) hanno imposto un ridisegno completo della piazza, mandando così “fuori squadra” ciò che del passato rimaneva.
E il Palazzo Reale doveva rimanere anche perché è stata la sede del Governo per parecchi secoli a venire. Per un approfondimento sulla storia del Palazzo Reale, invito i lettori a consultare la relativa pagina di Wikipedia Italia.
Ma cosa c’entra tutto questo con l’Arengario? Purtroppo c’entra, perché non solo il Palazzo si è ritrovato “fuori squadra”, non solo è stata dimezzata la sua superficie (basta guardare le planimetrie, sebbene approssimative, riportate nell’articolo di via Visconti) ma addirittura nel 1936 gli fu “amputata” un’ala – la cosiddetta “manica lunga” – per far posto all’Arengario, la cui costruzione iniziò nel 1939.
Il palazzo dell’Arengario è costituito da due corpi di fabbrica che si affacciano alla piazza, determinando uno scenografico fondale, contrapposto all’arco della Galleria, attraverso il quale è aperto il passaggio sulla via Marconi e l’ingresso alla piazza Diaz. Il progetto è degli architetti Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini costituitisi in un gruppo e risultati vincitori del concorso indetto dal Podestà di Milano. L’edificio è inoltre decorato in facciata con i bassorilievi di Arturo Martini.
Questa immagine degli anni ’50/’60 mostra come l’inserimento dei due corpi dell’Arengario abbiano sacrificato oltre alla perduta “manica lunga” e delle bellissime stanze che ospitava, anche la bellissima geometria delle vie Rastrelli e Cappellari, che in origine iniziavano entrambe da piazza Duomo e che il nuovo disegno ha dovuto far arretrare eliminandone un tratto.
E purtroppo il “danno” si è ripercosso anche nell’area alle spalle dell’Arengario, nella nuova piazza Armando Diaz, la cui realizzazione ha – ancora una volta – sacrificato elementi di notevole valore storico e artistico come la chiesa di San Giovanni in Laterano.
Ma di piazza Diaz ne parleremo un’altra volta…
P.S. un ringraziamento personale a Giulia per aver contribuito alla realizzazione dell’articolo, mettendo a disposizione del materiale fotografico personale. |
Non riesco a capire da dove è presa la terza foto del posto, e che cosa sono i due edifici moderni in primo piano.
La terza foto è stata presa dalla sommità del Duomo in direzione Sud-Ovest.
Non ti ci ritrovi perchè mancano ancora i tre edifici che ora chiudono il lato Sud di Piazza Duomo, visibili in basso a destra nella quarta foto.
L’edificio con la facciata curva si affaccia su Via Dogana – Via Cappellari.
L’edificio più a sinistra si affaccia sul lato ovest dell’attuale Piazza Diaz.
Grazie Gabriele, ora tutto torna 🙂
Grazie a Voi che state facendo un lavoro bellissimo,spero vi siano utili anche le altre foto peccato che sono poche.
Cordiali saluti a tutti
Non ci sono altre foto che immortalano , l’arengario anni 60/70
Grazie