Ufficialmente si chiama piazza Cinque Giornate, ma la maggior parte dei milanesi la identifica e la chiama col nome di Porta Vittoria. E bene o male questa è un’abitudine che si estende anche a molte altre porte, infatti sentirete dire: “Porta Romana” al posto di piazza Medaglie d’Oro o “Porta Venezia” al posto di piazza Guglielmo Oberdan.
In realtà, è bene precisarlo a favore dei non residenti, che non si tratta di veri sinonimi, ma semplicemente di una identificazione della piazza con una porta che nel passato consentiva l’accesso alla città.
E va anche sottolineato, parlando di mura, che Milano, durante la sua evoluzione venne fortificata più volte e anche se oggi quando si parla di Mura si intendono quelle spagnole (le ultime in ordine cronologico e anche le più ampie), sono esistite altre porte e pusterle di cui rimangono fortunatamente alcune tracce ancora oggi.
Ma tornando alla nostra Porta Vittoria l’elemento che certamente più di tutti la caratterizza è il monumento alle Cinque Giornate di Milano, opera di Giuseppe Grandi, scultore e pittore nato a Ganna – in provincia di Varese – nel 1843 e ivi morto nel 1894.
Purtroppo non riuscì a presenziare all’inaugurazione della sua Opera, inaugurata ufficialmente solo il 18 marzo del 1895, dopo essergli costata ben quattordici anni di lavoro. A lui è intitolata la grande piazza, proseguendo per circa un chilometro sul corso XXII marzo in direzione est, verso Linate, dove è collocata una fontana-scultura (anch’essa dedicata al Grandi) opera dello scultore Werther Sever e dell’architetto Emil Noël Winderling (entrambi italiani a dispetto dei nomi).
L’opera, inaugurata il 30 novembre 1936, è costituita da una statua in bronzo di un uomo gigante dall’aspetto primitivo che cerca ispirazione dalla natura rappresentata da una cascata d’acqua scrosciante.
Tornando alle “nostre” Cinque Giornate di Milano, forse vale la pena ricordare che iniziarono il 18 marzo del 1848 e terminarono il 22 marzo, data che è anche diventata toponimo del viale in uscita da Milano che parte dalla piazza.
Quello che segue è il ritaglio di una cartina della zona in oggetto, realizzata nell’anno 1906; la spessa linea verticale al centro dell’immagine indica dove verranno realizzati il viale Piceno e il viale Umbria.
Non dimentichiamoci che fino al 1873 zone appena fuori Porta Vittoria, come Calvairate che oggi corrisponde all’area di piazzale Martini, non erano nel Comune di Milano, ma appartenevano al Comune dei Corpi Santi di Milano, annesso appunto nel 1873 (ossia 25 anni dopo le Cinque Giornate e 12 dopo l’unità d’Italia).
Questi cinque giorni furono decisivi per porre fine al dominio straniero che per secoli ci aveva dominato: spagnoli, austriaci, francesi e ancora austriaci… la situazione era estremamente tesa e fu sufficiente un “piccolo” ulteriore gesto di prepotenza austriaca (pare l’istituzione di una nuova tassa sul tabacco) a scatenare questa reazione dei milanesi che indussero Josef Radetzky a ritirarsi nel famoso “quadrilatero” ossia la zona fortificata compresa fra le quattro città di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda.
L’esito, dopo ulteriori due guerre d’indipendenza (la prima nel 1848-49 e la seconda nel 1859) fu – come tutti sappiamo – la costituzione del Regno d’Italia il 17 marzo del 1861. Nel 1866 con la terza guerra d’indipendenza vennero annessi al regno anche il Veneto, il Friuli e la provincia di Mantova.
Il monumento del Grandi è un obelisco su uno zoccolo di granito di Svezia che è avvolto da figure allegoriche in bronzo: cinque donne simboleggianti le cinque giornate, un leone che si ridesta e un’aquila. Nella cripta sotto il basamento vi sono le ossa dei caduti, i cui nomi sono incisi sull’obelisco stesso. L’altezza complessiva del monumento è di 22 metri.
Per un approfondimento sul monumento alle Cinque Giornate di Milano, consultare questa pagina del sito Scultura Italiana.
Prima di chiamarsi Porta Vittoria il nome della porta d’accesso a Milano era Porta Tosa. Questo nome, sulla cui etimologia non c’è ancora una versione ufficiale, identificava la porta visibile nella seguente immagine, che non era di primaria importanza, disponeva di un arco di mediocre fattura che però assunse importanza verso la metà del 1800 per la sua posizione rispetto ai paesi e alle città verso est: Treviglio, Bergamo, Brescia.
Nel 1846 venne infatti realizzata la stazione di Porta Tosa, stazione dalla quale i treni – passando per la vecchia stazione di Lambrate, tuttora visibile in prossimità della chiesa di San Faustino – arrivavano dapprima fino a Treviglio per poi raggiungere Venezia negli anni successivi.
Attenzione a non confondere la stazione di Porta Tosa con la più recente stazione di Porta Vittoria, dismessa ormai nel lontano 1991 e successivamente demolita.
Porta Tosa, nell’ultima immagine proposta, è inquadrata da “fuori Milano”, quindi la “contrada” in primo piano in futuro diventerà corso XXII Marzo; il corso d’acqua che passa sotto il ponte è il Redefossi (“Redefosso” in una cartina del 1820).
forse un po’ fuori tema, ma per quelli della mia età e penso un po’ più vecchi Piazza Cinque Giornate ricorda la sede della Settimana Enigmistica …
Già, quasi ottanta anni di storia. L’indirizzo credo che sia sempre stato Piazza Cinque Giornate 10 e visto che ci siamo pubblichiamo anche il link al loro sito: http://www.aenigmatica.it/ .
Credo anche che molti si ricordino del nome di uno dei più famosi creatori di cruciverba che ha lavorato con il settimanale, Piero Bartezzaghi, scomparso ormai da più di venti anni. Un vero mito per gli appassionati del genere.
Mamma mia che bella l’ultima foto! Spettacolare! Dove l’avete trovata? Siete sempre una sorpresa…
Si può azzardare una datazione? La foto sembra molto vecchia. Seconda metà dell’800 sicuramente…
Al di là del Duomo sullo sfondo non riesco a trovare altri punti di riferimento nella foto, anche oltre la porta sembra esserci solo uno spiazzo sterrato, ma forse è un effetto ottico della foto…
Si hanno notizie sulla causa della scomparsa di porta Tosa?
Corrispondeva esattamente all’attuale piazza 5 Giornate quindi? Ero convinto corrispondesse a piazza Tricolore (poco più a nord)…
E il Redefossi quindi passa parallelo alle mura spagnole? Solo in quest’area o per tutto il perimetro sud/est? Non ricordo di averlo mai visto segnato sulle carte d’epoca in questa zona…
Chiedo scusa per tutte queste domande ma avete scoperchiato il vaso di Pandora. Mi sono sempre chiesto come fosse fatta porta Tosa…
Porta Tosa faceva parte delle porte dislocate lungo le mura spagnole, quelle più esterne costruite intorno a Milano; l’arco (se la memoria non mi tradisce) dovrebbe essere di Giuseppe Piermarini, l’architetto che diede corpo anche al Teatro alla Scala.
Dopo le Cinque Giornate del 1848 e l’Unità d’Italia, la porta cambiò nome in Vittoria, proprio per ricordare la vittoria su Radetzky e gli austriaci. Vent’anni dopo l’Unità (1881) Grandi vinse il concorso per la costruzione del monumento alle “Cinque Giornate” che fu praticamente da lui terminato nel dicembre del 1894. Ma Grandi, purtroppo, morì prima dell’inaugurazione ufficiale, fissata per il 18 marzo 1895, lo stesso giorno in cui iniziarono le Cinque Giornate 47 anni prima.
L’arco venne abbattuto poco dopo, verosimilmente per dare maggior risalto al monumento.
Per quanto riguarda il Redefossi, il canale (artificiale) venne scavato tra il 1783 e il 1786; nasce come diramazione della Martesana all’inizio di Melchiorre Gioia (viale Monte Grappa) e percorre tutti i bastioni (lato esterno) di porta Venezia, Tosa/Vittoria, Romana e qui devia per corso Lodi fino a raggiungere San Giuliano per poi confluire nella Vettabbia. Una volta il suo percorso era tutto all’aria aperta mentre ora scorre in un alveo sotterraneo fino a San Donato.
Grazie mille. Puntuale e preciso come sempre…
Porta Tosa potrebbe chiamarsi così a causa di un bassorilievo, ora esposto al Cestello Sforzesco (sala 6 o 7, non ricordo bene) del Museo d’Arte Antica.
Ecco il relativo link del museo, sperando che funzioni: http://c3box.consortech.it/swf/
In forte ritardo dato che solo oggi passo su questo post, mi scappa di osservare che la Stazione di Porta Tosa non è del 1846.
L’acquisto del terreno della stazione fu fatto dopo la Riunione delle Direzioni della “Ferdinandea” avvenuta il 4 agosto 1842.
L’apertura del tronco Milano – Treviglio, da Porta Tosa quindi, è avvenuta il 15 febbraio 1843 come ci racconta Sanseverino negli “Annali di Statistica”.
Il che ci fa scoprire che il tronco Milano – Treviglio è stato costruito in sei mesi circa. Wow!
In cambio di questa importante precisazione 🙂 mi scarico la meravigliosa foto della porta che mi serve per un libro. Grazie!
Ueh! Si vede che sono smontato dal turno di notte. Mi cospargo di cenere il capo, le orecchie e il naso. Era davvero il 1846, il 15 febbraio!
È stato il sonno! Ho guardato ‘più meglio’! Prometto che mi nascondo dentro un angolino.
Però la foto me l’ero già scaricata 😛 Bye!
El Cors XXII Marz.
Bej temp quand se gh’aveva un poo de dané e cont la tosa del moment se andava al cinema. Vers Porta Vittoria, vun prima e l’alter dopo el Mercato Ortofrutticolo, a ghe n’era ben du. De solit se andava a l’Ambrosiano, ma quand se gh’aveva pussee danè se andava al XXII Marzo…na bella figura cont la tosa…ma on bel dispiasè per i sacocc, ma a l’era mej inscì, a eren danee ben spes. A la fin la se compagnava al tram, nisun a guardava i monument, magara na panchetta per cinqu minut de “pomicio”, poeu l’ultim basin o l’ultima litigada (e ‘na settimana de penser), e a se tornava a caa. Subet trovavi el me pa in su l’uss cont la domanda che la mancava mai: “In do’e a te se staa?” – “Al cinema cont i amis”- “Ma s’te vist?” – “Uff….Bohhh!!” – E el me pa alora el faseva ‘na smorfia d’intesa, la mia mama inveci a l’era preoccupada: “La scoeula, la scoeula…quela lì la te tira scemo! Te se a post cont i compit?”. La gh’aveva reson, a eren proppi i an de la stupidera.
S’eri anca affezionaa al XXII Marzo perché la ditta del me pa, per l’Epifania, la organizzava la Befana del dipendente..tutt i fioeu in fila per un belee, on film e poeu a caa: “S’te scernì?” “Questo” – “Quela stupidada lì? Ma a gh’era nient de mej?” Semper la stessa solfa, ma a ‘na certa età ghe anca nostalgia per ‘sti robb.
A l‘è proppi on peccaa che ghe sien pu sti du cinema, tant che gh’hinn giamò pù la botega de vestii e el dancing che aveven ciappa el lor post…incoeu a gh’è domà du caa bus: Ristrutturazione la ciamen; ma se sa, la città l’è sempre adree a cambià. ‘Na piccola soddisfazion a dila giusta: “T’he vist? Se gh’era an’mò i cinema….” Ma l’è semper trist vedè sarà su i botegh e el dancing, el “Rolling Stones” el gh’aveva anca ‘na certa notorietà…magara el dava fastidi per el frecass e per la gent: “Ahh i giovin….” Ma tant l’è.
mi stavi de ca in via Fogazzaro e andavi anca mi al vintidu mars al cinema; però quel pusè comud a l’era l’Astoria che però el ciamavum el PISA. el se ciamava inscì perchè (me l’ha dì el me papà) ai temp del muto ghera el pianista ch’el sunava sota el palco che però l’era un pu in discesa e i fioeu andave a pisà dedre del schermo e tuta la pisa la andava a finì denter del piano e da lì, per quei dela zona, la ciapà el nom del “pisa”. Ai me temp el custava 150 fran e faseven un film sul, l’ARS in via Pier Lombardo 100 franc du film, el XXII mars 150 franc un film, l’Ambrosiano, il Cielo, il Metropol istess, il Lux in curs Roma, 120 franc un film, el Minerva in via Crema 150 du film ma el puse a bun merca a l’era el luna a porta Genua, vutanta franc du film, roba de lendena. La magiur part de chi cinemaa chi ieren frequentà de pederasta in cerca de aventura e alura nunch, tuch in bateria mandavum a setas gio un fiulett, el puseè giuin in de per lu e num tucc de drè, quand el rivava el culatun, stavum prunt; apena el slungava i man vers el fioeu ghe smursavum la sigareta sula man
; el pudeva no nanca vusa e num se divertivum me matt. Si serum un pu gilera ma em imparà a viv. Viva la strada, la mia università e puse amo viva porta Vitoria che gu lasà el coeur.
Nunc, amis a serom del Corvett…. ma me se faa cont i tosann…mai al Roxi che a l’era an’mò normal… ma trop vesin…magara on quajvun de la cà che al te vedeva… mai a l’Ideal… trop plebeo… Alora se ‘ndava al Cors cont la tosa del moment, al XXII Mars che a l’era on lusso… tant per fass bej, ma se gh’era pocc danee a l’Ambrosiano: “A gh’è on spettacol pussee bel!” – Poeu se tapasciava per el Cors e se a gh’era temp se compagnava la tosa fin sotta caa soa. Ma la mia prima tosa… proppi la prima… che a l’era de Buenos Ayres…. se semm trovà a metà strada…in Premuda… al Cielo…n’emm fa proppi on bel poo de manfrina al scur… se gh’ aveva de imparà… ahhhh….bej temp…
mi piacerebbe trovare qualche foto dell’attuale via Pistrucci da viale Umbria a piazza Insubria Ho quasi 80 anni e ho nostalgia della mia zona dove sono nato al n°24 e ancora adesso residente.
Buongiorno. vorrei sapere la mappa della zona del monumento con gli edifici vecchi e le vie future dove è stata presa? grazie