Via, piazza e anche fermata della metro.
Non sono molti i toponimi ad avere questa triplice combinazione; la via Buonarroti inizia al termine di corso Vercelli, in piazza Piemonte, verso destra e termina in piazza Giulio Cesare; a metà circa della via si trova l’omonima piazza al cui centro è eretta la statua di Giuseppe Verdi, scolpita nel 1913 da Enrico Butti.
Questa è una delle aree di Milano che fino alla metà del ventesimo secolo (tranne durante i periodi bellici, ovviamente) aveva conservato un’atmosfera pulita e ovattata, con alcune graziose villette in stile liberty, le quali purtroppo sono state demolite anziché essere riqualificate.
E’ la zona – toponomasticamente parlando – dei pittori, quasi tutti del 1500 (oltre a Michelangelo ci sono Tiziano, Raffaello, Tintoretto, Correggio e Giotto – l’unico fra quelli citati che è “datato” 1300) oggi però “soffocata” dalla ex-fiera con i suoi viali Ezio e Belisario, dalla circonvallazione, da corso Vercelli e da via Mario Pagano, ma una volta – come si evince dalle immagini pubblicate – decisamente molto più vivibile e meno circondata da strade ad elevata percorrenza (osservate la cartina sotto riportata, del 1908).
Così tranquilla al punto da essere scelta per un importante casa di cura, la Columbus, che ha iniziato le sue attività in via Buonarroti nell’immediato dopoguerra (1949); sono anche convinto che molte persone (ovviamente non i residenti in zona) non si saranno mai nemmeno accorte della discreta presenza di una clinica a poche decine di metri da piazza Giulio Cesare.
E’ anche vero che oggi gli occhi degli automobiisti sono puntati a cercare un parcheggio che, in via Buonarroti in particolare, è diventata un’operazione di una discreta complessità, almeno a giudicare dal numero di autovetture perennemente parcheggiate ovunque. E non sempre nel migliore dei modi (ma questa sembra sia diventata una diffusa abitudine in tutta Milano, purtroppo).
Consiglio di fare un confronto visivo anche fra l’equilibrio offerto dall’isolato compreso fra la via Monte Rosa e la via Buonarroti di ieri (nella prima foto) e l’impatto forse troppo “pesante” di cui soffre oggi tutta la piazza.
Difficilmente proponiamo immagini di viste attuali, ma in questo caso è indispensabile per valutare oggettivamente il peggiormento del contesto relativo a questa piazza e vie limitrofe, da un punto di vista strettamente estetico e di equilibrio generale.
Probabilmente anche solo il ripristino del verde – presente in abbondanza nei primi due scatti e oggi quasi assente – sarebbe sufficiente a bilanciare meglio i rapporti volumetrici. Gli edifici sempre più alti e la corsa al “sopralzo” (cioè l’innalzamento successivo alla costruzione) degli ultimi decenni hanno purtroppo contribuito a rendere mediamente la città meno a misura d’uomo e un po’ più “buia”.
“Sì” quindi ai grattacieli come quelli di Porta Nuova e Melchiorre Gioia ma solo in spazi che valorizzino la costruzione senza penalizzare il contesto già esistente.
E’ simpatico inoltre rilevare che sulla cartina, qui riprodotta, la piazza Buonarroti veniva chiamata piazza Michelangiolo (e non Michelangelo) non si sa bene per quale motivo… Tra l’altro si tratta di una delle poche occasioni in cui per fare riferimento a un personaggio illustre conosciuto tipicamente con il solo nome, viene impiegato il cognome. Pensate a via Dante: non direste mai via Alighieri e, analogamente, piazza Virgilio che non verrà mai chiamata piazza Marone…
Probabilmente si è cercato di evitare una possibile confusione con Michelangelo Merisi (o anche Merigi o Morigi), detto il Caravaggio; in ogni caso anche a lui è stata intitolata una via (che inizia da piazzale Aquileia), rendendo di fatto impossibile un qualsiasi fraintendimento.
Ma certamente l’elemento di spicco della piazza Buonarroti è Giuseppe Verdi e la sua casa di riposo per musicisti.
La Casa di Riposo per Musicisti – Fondazione Verdi è una costruzione progettata dall’architetto Camillo Boito, fratello del forse più noto compositore e librettista Arrigo (che con Verdi ebbe una profonda e sincera amicizia).
L’area dove sorge la Casa Verdi fu acquistata dallo stesso Verdi nel 1889 (cioé una dozzina d’anni prima della sua morte avvenuta nel 1901) ma i lavori iniziarono solo nel 1895 per terminare nel 1899. Pare, da una lettura dei rapporti dell’epoca, che lo stesso Verdi abbia curato in modo quasi maniacale tutti i particolari durante i lavori.
Anche in questa occasione suggerisco una lettura specifica per approfondire il tema relativo alla casa di riposo Verdi e in questo contesto la scelta non poteva essere altro che il sito ufficiale di Casa Verdi. Il link porta direttamente alla prima pagina relativa alla sua storia.
Per concludere propongo una bellissima immagine degli anni ’20 di via Buonarroti vista da piazza Piemonte, al termine di corso Vercelli. Sembra veramente un altro mondo…
Sono interessato a capire qualcosa di più riguardo alla stazione che penso occupasse gli attuali giardini pubblici di Pagano-Burchiello. Mi interessa sapere appunto se la stazione fosse stata costruita lì per la Piazza d’armi o per altre ragioni.
Grazie
Gabriele
Nel caso non lo avessi ancora fatto, ti consiglio anche la lettura di quest’articolo tratto dal sito “Storia di Milano”.
Il soggetto non è esattamente lo scalo Sempione, ma la sua lettura è certamente molto interessante, oltre a essere comunque inerente al tema della cintura ferroviaria ovest della città.
Cercherò degli approfondimenti per preparare un post a tale proposito, ma ti posso anticipare che la scelta dell’ubicazione delle caserme (parlo anche di via Mascheroni) fu fatta anche valutando la vicinanza dello scalo, elemento che un tempo aveva certamente molta rilevanza.
In tema di ferrovie a Milano, oltre all’articolo citato da vecchiamilano, segnalo anche questi due:
http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/ferrovie/ferrovia.htm#_edn12 tratto da Storia di Milano
http://www.miol.it/stagniweb/mi800.htm tratto da Stagniweb
Ricordiamoci che in un angolo nascosto della Clinica Columbus possiamo ancor’oggi ammirare le due famose cariatidi callipigie. a suo tempo collocate dall’architetto Sommaruga sul portone di Palazzo Castiglioni, ma subito pudicamente rimosse a causa della “pruderie” borghese.
Ma il danno d’immagine rimase in quanto, alla costruzione, grazie alla salacia del popolino, venne appioppato il nomignolo di “Cà di ciapp” (casa dei glutei) nick-name che rimane nonostante sia passato oltre un secolo.
Per purgare il peccato di vista, poi, potremo fiondarci in Via Bellini, davanti al portone di Palazzo Campanini, anch’esso del sunnominato Sommaruga, dove due figure muliebri in stile liberty, pudicamente vestite, a mo’ di Flora, vigilano sugli stipiti del portone.
Non so se esiste una documentazione in merito ma guardando e confrontando le due cariatidi goderecce con le due Flore, mi sembrano le stesse due modelle….almeno io ne sono convinto……
Riecco il grafomane……Abitavo ad un tiro di schioppo dal vecchio scalo Sempione già abbandonato prima della seconda guerra mondiale, tanto che la via Vincenzo Monti finalmente fu collegata verso p.zza Sei Febbraio…..
Abbandonato in disuso, ma non per l’aereo alleato che nell’Agosto ’43 pensò bene (Scarico peso inutile? – Intimidazione? [ era la loro politica]) pensò bene di bombardarlo, provocando, bontà sua, lievi ma copiosi danni ai palazzi intorno….erano dei bei tipi…..sapevano, grazie alle mappe in loro possesso, che le industrie e le ferrovie erano “intorno” a Milano, ma, appunto, a scopo…almeno cosdì si sospetta…. intimidatorio, si diedero da fare sul centro città…..
Comunque ho un bel ricordo di quando da casa andavamo a piedi da mia nonna in Pzza Baracca passando fra caserme (talvolta fra squilli di tromba), e prati, come fossimo in campagna. Chi si ricorda del provvisorio campo di baseball a fianco del Leone XIII? Arrivavamo, quindi, all’altezza di Vercelli-Giovio, ritrovando la civiltà….
In Pzza Baracca era bello arrampicarsi e scivolare sul monumento….scappando come lepri all’arrivo del ghisa che non vedeva l’ora di multare “tutt quei balabiott” per vilipendio…….
Avanti voi tutti “andeghee” sotto con le meningi…. ricostruiamo quei bei momenti…..
..sì, il campetto all’angolo Pallavicino/Rossetti, dove ora c’è l’ingresso al park sotterraneo…sino ai primissimi anni ’60 – jeans e berretto da baseball (surplus US Army verde oliva) si trovavano alla Fiera di Sinigaglia!
c’e’ nessuno che si ricordi di una “casa di cura per impiegate e commesse” in via Buonarroti 50?
All’angolo di via rossetti e pallavicino c’era una vedova (fontana), tappa obbligata per tutti noi che giocavamo a pallone nel campo da baseball “del Leone”. Uno dei ricordi che ho di quei giorni e’ che spesso, sul piu’ bello della partita, c’era l’interruzione causata dall’invasione dei bambini del Leone che uscivano per l’intervallo e rompevano……..
Buongiorno,
Sono uno studente del Politecnico di Milano e sto sviluppando una Tesi di laurea triennale su Piazza Buonarroti.
Volevo chiedere una cosa: la prima fotografia a che anno risale?
Grazie della collaborazione,
Marco
Ciao Marco.
Una prima datazione al volo, mi fa pensare alla prima metà degli anni 50.
Non prima, perchè c’è già l’edificio alto in Via Domenichino, angolo Monte Rosa, che mi sembra senza dubbio post bellico.
Non dopo perchè non c’è traccia dei lavori per la costruzione della linea 1 della metropolitana, iniziati proprio in Viale Monte Rosa il 4 maggio 1957 (e che richiesero, tra l’altro, lo spostamento della linea tranviaria visibile nella fotografia)
Buongiorno, nella prima foto in alto c’è una villa bianca con due tetti a punta sui lati… Il suo aspetto un po’ lugubre e misterioso mi ha accompagnato dagli anni ’70 quando la vidi per la prima volta fino alla sua demolizione per farne al suo posto un palazzo. Qualcuno ha notizie su questa villa e i suoi abitanti o la sua storia?
Grazie mille