Il nome di San Giovanni in Conca potrebbe non dire molto, in quanto è riferito sia a una piazza che alla relativa chiesa, quest’ultima ormai non più esistente da oltre 60 anni, mentre la piazza – oltre ad aver cambiato il toponimo – ha modificato sostanzialmente la sua geometria.
Fu infatti nel 1949 che si decise di abbattere defitivamente la chiesa, la cui facciata era esposta sulla piazza Missori (precedentemente piazza San Giovanni in Conca), per aprire la nuova via Alberico Albricci nell’ottica di un progetto più importante che avrebbe dovuto interessare anche la via Unione e altre vie.
Fortunatamente non fu mai realizzata – altrimenti avremmo perso altri importanti “pezzi di storia” – la via Parigi che avrebbe dovuto collegare la “nuova” piazza Missori con via Torino (e oltre); la via Parigi sarebbe stata il proseguimento “naturale” della via Albricci, leggermente deviata verso destra e probabilmente larga tanto quanto la via Albricci.
Tutta la fisionomia degli isolati a sud dei portici meridionali del Duomo e del Palazzo Reale subì una “violenza” così decisa da renderla quasi irriconoscibile dopo l’attuazione (parziale) di quanto stabilito con il piano regolatore previsto per quegli anni.
La storia di San Giovanni in Conca parte da lontano, addirittura dal IV secolo; distutta e riedificata più volte, subì l’ultima “barbarie” (prima della demolizione avvenuta nel 1949) dopo la sconsacrazione e la chiusura da parte degli austriaci prima e dei francesi poi.
Infatti per consentire l’apertura della via Carlo Alberto (divenuta poi via Mazzini) l’edificio venne “accorciato”… già, il corpo della chiesa fu eliminato per quasi tutta la sua lunghezza e la facciata venne praticamente “attaccata” all’abside, cioè la parte stondata solitamente posta al termine del lato minore dell’edificio e ricoperta da una semicupola.
Il risultato fu quello visibile nella seguente immagine.
Un risultato sconcertante, senza dubbio. Ma considerando quello che stava succedendo alle spalle dell’ex chiesa… piazza Armando Diaz in costruzione, e un intero quartiere messo completamente sotto-sopra. Sono sparite moltissime vie, chiese, alberghi per far posto a realizzazioni dal gusto architettonico discutibile.
Certamente non era tutto da lasciare com’era, qualche “sistemata” andava comunque eseguita; tra le vie scomparse c’erano la via Bottonuto, la via Visconti, la via Tre Alberghi e sicuramente trattandosi di vie strette e buie e dotate di caseggiati non certamente signorili, vi si trovava di tutto e in queste situazioni normalmente prosperano gli ambienti “illegali”, come effettivamente si riscontrava in queste vie.
Erano famosi i “bordelli” del Bottonuto che – dopo le demolizioni – si sono solo spostati nelle vicinanze e poi definitivamente chiusi nel 1958 in seguito all’approvazione, da parte delle Camere, delle legge Merlin, dal nome della senatrice Lina Merlin che propose il disegno di legge contro la regolamentazione della prostituzione (e quindi implicitamente accettata) e soprattutto contro lo sfruttamento della stessa.
Ma le ruspe, in quest’opera di “bonifica” e di ridisegno dell’area, non risparmiarono nemmeno luoghi di interesse culturale: la ex-chiesa, nel frattempo, era stata venduta come immobile alla “Chiesa Valdese”. I Valdesi rappresentano una confessione protestante che risale al XII secolo. Determinate prese di posizione di alcuni pontefici come Alessandro III e Leone III resero difficili i rapporti con i Valdesi, al punto che questi ultimi furono addirittura scomunicati, sebbene predicassero la carità e si basassero sulla stessa Bibbia della Chiesa “ufficiale”. Ma – oggettivamente – quelli erano tempi in cui, in nome della religione, avvenivano decise prevaricazioni spesso con conseguenze anche tragiche (è sufficiente pensare alla facilità con cui venivano messe al rogo le persone ritenute eretiche).
I Valdesi riacquistarono la libertà legale solo nel 1848 durante il regno di Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II (ultimo Re di Sardegna e primo Re d’Italia).
Un interessante approfondimento sul tema lo potete trovare all’indirizzo ufficiale della Chiesa Evangelica Valdese. I Valdesi, comunque, dopo aver individuato la nuova sede per la loro chiesa in via Franceco Sforza, hanno recuperato l’intera facciata della chiesa di San Giovanni in Conca e l’hanno ricollocata sul nuovo edificio. Grazie a questa delicata operazione la facciata è tuttora visibile.
Ma prima che le ruspe completassero l’opera di demolizione dell’edificio, nel 1949, i lavori vennero bloccati, salvando i pochi resti di superficie (una parte dell’abside) e la bellissima cripta sotterranea, attualmente visitabile gratuitamente quasi tutti i giorni grazie alla disponibilità di alcuni volontari.
Vale la pena sottolineare come in questo luogo (la cripta, che risale al IV secolo) siano conservati dei reperti storici vecchi di quasi duemila anni.
La cripta apparteneva alla prima basilica paleocristiana (cioé degli antichi cristiani) di San Giovanni in Conca edificata circa 1700 anni fa e che oggi è l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano. I resti dell’abside, invece, sono del XI secolo perché appartengono ad una delle varie “ricostruzioni” effettuate.
Suggerisco caldamente a tutti di visitare questo luogo perché senza dubbio fa scoprire un lato di Milano molto particolare.
La cripta è molto interessante, confermo.
Quando arrivai a Milano e vidi i resti della chiesa, pensai che fosse rimasta così a causa dei bombardamenti 😦
Dove non sono arrivate le bombe, è arrivato l’uomo…
Ho visitato di recente la cripta ed è uno spettacolo che lascia senza fiato: è bellissima.
Ci sarò passata davanti migliaia di volte (lavoravo in centro anni fa…), ma non avrei mai immaginato che li sotto si trovasse un tale tesoro.
La andrò a vedere tra breve, prima che la distruggano del tutto, tanto sono capaci di questo e altro
Ti segnalo questo indirizzo del Comune di Milano che ti fa scaricare un PDF con alcune informazioni relative alle visite sia della cripta di San Giovanni in Conca sia del Parco dell’Anfiteatro (da vedere assolutamente…)
Ciao
grazie per le utilissime infods, ma per caso avresti altri spunti visite simpatiche a milano per persone anziane?
GRAZIE MILLE
Chi si interesa di cultura in generale NON è mai “anziano”, indipendentemente dall’età anagrafica… queste visite andrebbero fatte da tutti, anche se molti di questi luoghi sono spesso “inspiegabilmente” deserti…
Detto questo ti suggerisco di andare a vedere il Parco dell’Anfiteatro in via De Amicis (troverai altre informazioni nei commenti di questo articolo) oppure ai resti imperiali di via Brisa.
Nel rispondere alla tua domanda ho immaginato che intendessi comunque chiedere informazioni di luoghi in aggiunta ai bellissimi musei che abbiamo…
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Ora capisco perchè in questa zona (p.za Diaz, via Gonzaga, via da Cannobio) ci sono numerosi night/strip club; sono i “nipoti” dei bordelli del bottonuto
luogo scoperto solo qualche giorno fa nonostante abbia abitato a Milano per più di 20 anni! un tuffo nel passato! meravigliosa!