
Stiamo parlando dell’immagine con cui abbiamo aperto questo articolo che mostra una via Senato molto diversa da quella attuale con vari elementi caratteristici, ma due di questi in particolare dovrebbero catturare l’attenzione.
Si tratta ovviamente del naviglio e del palazzo del Senato. Via Senato (una strada relativamente corta che misura appena 350 metri di lunghezza) collega l’incrocio tra via San Damiano e corso Venezia con piazza Cavour.
Ma proprio grazie alle sue caratteristiche e configurazione fu scelta fin da tempi molto remoti (stiamo parlando del XIII secolo) per edificare importanti costruzioni. I primi pare che furono gli Umiliati, un movimento religioso molto presente in quel secolo, soprattutto nel nord Italia. Il loro obiettivo era quello di diffondere uno stile di vita sobrio e frugale e contestualmente favorire un ritorno verso la spiritualità più austera.
Furono così costruiti, nell’isolato compreso fra le attuali via Senato, San Primo, Boschetti e Marina, due monasteri, uno maschile e uno femminile. Il primo chiamato di San Primo e il secondo di Santa Maria, detto anche di Vigevano. Suggerisco a tutti gli interessati che vogliono approndire questo aspetto, la lettura dell’ottimo articolo del sito “Storia di Milano” dal nome “Il palazzo del Senato del Regno d’Italia“, che è anche dotato di stralci di piantine dell’epoca e favorisce quindi la comprensione delle descrizioni testuali.
Ma in sintesi, prima di arrivare ai giorni nostri, vi furono due eventi importanti per il nostro isolato: il primo fu – nel 1576 – la conversione a Collegio Elevetico, una istituzione voluta dall’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, mentre il secondo fu l’ammodernamento architettonico di tutto il complesso.
Il Collegio degli Elvezi e dei Grigioni aveva lo scopo di formare il clero che operava in Svizzera contro il preoccupante fenomeno del protestantesimo, in forte crescita.
Varie ricostruzioni e nuovi progetti interessarono tutto l’isolato, grazie a importanti architetti come Fabio Mangone, Francesco Maria Richini e Gerolamo Quadrio. Ill loro contributo è ancora visibile principalmente nella facciata e nei due cortili, dove era anche stata temporaneamente collocata la statua equestre di Napoleone III (Carlo Luigi Bonaparte), dal 1927 visibile al Parco Sempione.
L’autore della statua è lo stesso Francesco Barzaghi che ha realizzato, tra le tante opere, anche la statua di Alessandro Manzoni in piazza San Fedele e quella di Verdi nell’atrio del Teatro alla Scala.
Dopo 210 anni di Collegio Elvetico, nel 1786 gli austriaci (cioè l’imperatore Giuseppe II) sfrattarono gli “inquilini” del palazzo e ne fecero uffici dello Stato. Ma da lì a poco fu il “turno” dei francesi a comandare su Milano e tutto cambiò nuovamente.
Dopo esere stato sede anche del Ministero della Guerra, nel 1808 l’edificio ospitò (finalmente…) il Senato del Regno d’Italia. Però, sappiamo anche che nell’aprile del 1814 Napoleone abdicò e tornarono gli austriaci e il Senato… non fu più tale: il palazzo tornò ad ospitare uffici dello Stato.
Stiamo quasi per arrivare ai giorni nostri: dopo l’unità d’Italia il palazzo accolse il primo Politecnico, poi l’Esposizione Permanente delle Belle Arti e infine – dal 1872 – l’Archivio di Stato, tuttora presente.
Il nostro palazzo ha sicuramente un passato denso e certamente – come si suol dire – se potesse parlare chissà quante ne avrebbe da raccontarci… ma via Senato è (anzi era…) anche una via d’acqua, come si diceva all’inizio.
Un tratto della Cerchia Interna che scorreva tra via Fatebenefratelli e via San Damiano. Un tratto chiuso e coperto tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 per motivi principalmente igienici ma anche di viabilità, che già (purtroppo) cominciava a farsi sentire.
Quando si “tocca il tasto” dei navigli si rischia sempre di entrare in quel circolo vizioso di ragionamenti dove tutti ne vorrebbero la riapertura, ma poi molti non ne gradirebbero le inevitabili “conseguenze”, tra cui ricordiamo principalmente le limitazioni sulla viabilità o addirittura chiusura al traffico di alcune aree, senza dimenticare il rischio di maleodoranti “olezzi” che chi ha visto la Martesana aperta in Gioia o l’Olona in piazzale Brescia sicuramente si ricorda…
Il pericolo è che la “fossa interna” diventi una “fossa” per la discarica: avete mai visto quando puliscono il naviglio Pavese cosa trovano dentro? Nell’attesa che il senso civico collettivo e individuale migliori, godiamoci ancora una bella immagine di via Senato di quasi un secolo fa.
Bellissima l’immagine della copertura del Naviglio in via Senato. E mi da’ lo spunto per togliermi una curiosità.
Mi sono sempre chiesto se attualmente il Naviglio continua a scorrere nel suo alveo oppure no. Ovvero se è stato semplicemente coperto oppure se l’afflusso dell’acqua è stato bloccato a monte.
In questa foto si vede chiaramente che il letto del canale è stato prosciugato. Ma forse l’afflusso è stato chiuso temporaneamente solo per consentire i lavori di copertura.
Sapreste illuminarmi?
Credo che si debba separare in due parti il discorso: cerchia interna e il resto.
Una considerazione: dall’Adda, attraverso la Martesana, l’acqua arriva fino all’inizio di via Melchiorre Gioia, in prossimità del vecchio ponte delle Gabelle, sia perché è visibile a Cascina de Pomm l’acqua che si incanala sotto l’asfalto, sia perché non più tardi di 7/8 mesi fa un “buco” nell’asfalto in prossimità della caserma della Guardia di Finanza faceva intravedere l’acqua… e quel tratto di Melchiorre Gioia era stato chiuso. Il Redefossi esce a San Donato con l’acqua ricevuta dalla Martesana e dal Seveso, prima di unirsi alla Vettabbia.
Quindi l’acqua di questo circuito passa sotto ancora.
Diverso è il discorso della cechia interna e di altri canali (come il Grande Sevese che passava in via Larga o la Conca di Viarenna di via Conca del Naviglio) che ritengo siano stati prosciugati e chiusi. Se però qualcuno dovesse avere informazioni differenti, lo invito a esporle su queste pagine.
Le tue informazioni sono giuste. Più precisamente, la Cerchia interna è stata prosciugata all’inzio degli anni 30 ed è stata coperta lasciandola in secca. Solo a causa del degrado delle coperture, all’inizio degli anni 60 tutta la Cerchia interna è stata riempita di sabbia e materiale inerte. Che fine ignobile..
Probabilmente sono fuori tempo ma avrei una domanda.
Sono nata nel 1944, a Milano, in via De Amicis.
Ho un netto ricordo di me bambina, probabilmente sui 2/3 anni, che andando al Parco della Guastalla o allo Zoo con la mia mamma vedevo dal filobus (si chiamava così) sulla sinistra ancora una a parte di Naviglio scoperto.
Credo fosse via Senato.
E anche nel tratto davanti al civico 25 di via De Amicis.
Come è possibile se ufficialmente è stato coperto negli anni 30?..
Eppure me lo ricordo come fosse oggi!
Così come mi ricordo l’arrivo degli Americani a Milano..^_^