Anche se può risultare difficile da “collocare”, stiamo osservando l’inizio della via Ripamonti, una lunga strada che inizia da viale Beatrice d’Este e termina al confine del comune; si sviluppa lungo un tracciato sostanzialmente rettilineo di quasi ben sei chilometri.
L’immagine di apertura ci propone uno scorcio di vita cittadina del 1905, dove è molto simpatico notare lo “spirito di partecipazione” collettivo alla realizzazione della fotografia. Purtroppo il paragone con lo stesso luogo fatto oggi, a distanza di poco più di cento anni, è impietoso; credo che tutti – dai residenti a chi quotidianamente ci passa davanti per lavoro – non possano che concordare con questa affermazione.
I toponimi
Le due targhe toponomastiche della fotografia non ci aiuterebbero a posizionare correttamente l’immagine, se non facessimo ricorso a una cartina del 1924, che riporta ancora i toponimi – ora scomparsi – di viale di Porta Lodovica e via Baracca.
Oggi il viale di Porta Lodovica ha ceduto il “posto” a viale Bligny mentre via Baracca è diventata via Salasco. Entrambi i “nuovi” toponimi sono legati a episodi di guerra: la battaglia di Bligny (Prima Guerra Mondiale) e l’armistizio di Salasco (Prima Guerra d’Indipendenza).
Bligny è una località francese a circa 15 chilometri da Reims dove il II Corpo d’Armata Italiano, comandato dal generale Alberico Albricci, si distinse nel giugno 1918 per il grande valore durante l’omonima battaglia. A Bligny è stato eretto un monumento alle migliaia di caduti italiani in Francia. Per approfondimenti è possibile consultare questa pagina del sito http://www.lagrandeguerra.net
Salasco invece è una località italiana vicina a Vercelli, dove venne stipulato l’armistizio tra l’Austria e il Piemonte il 9 agosto 1848, al termine della prima guerra d’indipendenza. Chi volesse approfondire l’argomento può consultare la relativa pagina di Wikipedia.
Giuseppe Ripamonti è stato un sacerdote e uno storico nato a Tegnone, in provincia di Como, nel 1573 e morto a Rovagnate, ora in provincia di Lecco, nel 1643. Ebbe un ruolo importante nella gestione della Biblioteca Ambrosiana (sita in piazza Pio XI) ed è ricordato anche per i suoi numerosi testi, in particolare per La peste di Milano del 1630 che servì persino ad Alessandro Manzoni come fonte di riferimento per il romanzo “I Promessi Sposi“, ambientato – come risaputo – proprio in quegli anni.
Il Vigentino
Via Ripamonti è “sinonimo” (non in senso stretto) del Vigentino, ossia dell’antico borgo poco oltre il confine di Milano che iniziava praticamente superato l’incrocio con le vie Bernardo Quaranta e Paolo Solaroli.
Come molti altri comuni e sobborghi, il Vigentino fu annesso al comune di Milano una prima volta all’inizio del 1800 durante il governo francese per poi tornare indipendente al ritorno degli austriaci.
La mossa degli austriaci di ripristinare le condizioni di indipendenza di alcuni comuni che erano stati annessi a Milano da Napoleone sembra che fosse dettata più che da esigenze amministrative oggettive, da una precisa volontà di fare in modo che Milano non divenisse troppo “grande” in termini sia di estensione territoriale che di abitanti.
Non dimentichiamo che i cittadini godevano di un’ampia libertà generale durante il Regno Lombardo Veneto (stato dipendente dall’impero austriaco), ma non dovevano in alcun modo interessarsi della politica, gestita dagli stessi austriaci.
Sappiamo già, per aver visto casi analoghi parlando di Greco e di Crescenzago, che nel 1923 molti comuni furono riannessi a Milano e fra questi figurava anche il nostro Vigentino con le sue frazioni – a lui già annesse in precedenza – di Quintosole e Vaiano Valle, che quindi fu riannesso per la seconda volta.
Come abbiamo anticipato, il Vigentino era un borgo molto antico e sembra che già nel 1162 avesse già fatto parlare di sè, ospitando a lungo (pare per cinque anni) i milanesi che erano dovuti scappare da Milano, a seguito delle distruzioni messe in atto da Federico Barbarossa.
Via Ripamonti è “sempre” stata percorsa dal tram. Ci sono state due linee storiche parlando di tram, il 32 e successivamente il 24, tuttora in esercizio.
Sono ancora presenti i binari al capolinea di via Noto (una via dalla geometria un po’… complessa), capolinea che è stato poi avanzato alla confluenza della via Ripamonti con la via Virgilio Ferrari (sindaco di Milano dal 1951 al 1960).
L’immagine del 24 che si affaccia in via Noto credo che sia ancora nella memoria di moltissime persone.
Ma forse potrebbe essere un po’ meno conosciuta quella con il 32…
Incredibile, vero? Ma se si presta un po’ di attenzione alla casa che si vede alla sinistra della vettura Edison, si noterà che è la stessa ripresa nell’immagine con la Peter Witt.
Tutto qua?
Certamente no, anche perché una strada così importante ha molte storie da raccontare, dalle chiese da vedere ai corsi d’acqua da riscoprire, dalle associazioni culturali (come l’Orchestra dell’Assunta in Vigentino) alle particolarità delle cascine e del parco agricolo sud. Ne parleremo in un articolo dedicato.
Quindi, alla prossima.
Più che altro ora è un incrocio terribile, non salverei quasi neanche un palazzo…
Purtroppo gli edifici di oggi (a parte qualche recente realizzazione che potrebbe far ben sperare per il prossimo futuro…) hanno mediamente peggiorato l’impatto visivo esterno, sia per la qualità degli ornamenti – spesso inesistenti – che per l’eccessiva altezza.
Bisogna riconoscere però che gli ambienti interni ne hanno guadagnato (parlo sempre nella media) sia in razionalizzazione degli spazi che in luminosità e quindi sono tutto sommato più “belli” da vivere…
Come al solito, pro e contro.
Nella terza foto (quella con il vecchio tram 32) la casa sulla destra era la sede del Municipio del comune di Vigentino,
si è vero poi è diventata la Casa del Popolo
bravissimi per i vostri post, sempre molto interessanti! mia nonna é cresciuta in questo quartiere, il Vigentino. cerco un libro di foto del quartiere dell’epoca da regalarle. sapete consigliarmi? grazie, Alice