…o via Filippo Turati a partire dal dopoguerra.
Si tratta di una strada relativamente recente, inesistente fino all’apertura della vecchia stazione Centrale, quella ubicata in piazza Fiume / piazza della Repubblica; sappiamo infatti che la stazione fu costruita tra le due porte di accesso alla città, porta Nuova e porta Venezia.
Le due porte erano collegate dai Bastioni, terrapieni costruiti a ridosso dei canali d’acqua (in questo caso il Redefossi) ottenuti tipicamente con la terra ricavata dallo scavo dei navigli.
Osservando il seguente particolare di una piantina della città del 1820, ci si rende immediatamente conto della situazione delle vie di comunicazione nel periodo precedente alla costruzione della vecchia stazione; difatti il passaggio tra dentro e fuori i bastioni era possibile solo in corrispondenza delle citate porte.
Notiamo, fra le tante particolarità di questo frammento, che il Lazzaretto è ancora integro, non sezionato dal rilevato ferroviario che negli anni ’60 (del XIX secolo, ovviamente) ne ha praticamente decretato la sua fine; quel “circolino” al centro del Lazzaretto è la chiesa di san Carlo, tuttora presente, posta lungo il viale Tunisia in corrispondenza della via Lecco.
La stazione era indispensabile per consentire il raccordo delle linee per Como e Varese che partivano dalla stazione di Porta Nuova (quella originale sul Melchiorre Gioia) con quelle per Treviglio e Venezia che partivano da Porta Tosa (zona Vittoria).
Sebbene il progetto dell’architetto Bouchot fosse poco lungimirante (la stazione rimase in esercizio per meno di settant’anni e poi fu demolita) la dimensione del fabbricato viaggiatori (235 metri) e degli impianti necessari richiedeva uno spazio adeguato, ma la scelta dell’area che oggi corrisponde a piazza della Repubblica, richiedeva necessariamente una nuova via di accesso, la via Principe Umberto.
Le soluzioni potevano essere molteplici, ma fu scelta quella di aprire un nuovo percorso da piazza Cavour (piazza della Canonica), che fino a quel momento presentava – superati gli archi uscendo da via Manzoni – due sole possibilità di instradamento (tralasciando la strada che costeggiava il naviglio) e cioè la strada Isara o Risara (l’attuale via Palestro) che conduceva alla Porta Orientale (cioè Porta Venezia) e la strada della Cavalchina (l’attuale via Daniele Manin) che permetteva di arrivare alla zecca e proseguendo agli orti lungo i bastioni oppure di portarsi sulla strada di sant’Angelo, parte dell’attuale via Moscova.
Ma questa decisione, l’apertura del nuovo tracciato, fece una “vittima” illustre, la chiesa di San Bartolomeo, che era collocata proprio all’inizio della nuova via.
Si distinguono chiaramente sulla sinistra della fotografia gli archi di Porta Nuova.
La via Principe Umberto anziché essere attestata in piazza Cavour (salvando la chiesa…) avrebbe potuto diventare in realtà quella che oggi è la via Principe Amedeo e le relative continuazioni (via Marco de Marchi e via dei Giardini) che però sono state realizzate solo tempo dopo…
E a proposito di largo Donegani e dell’incrocio con la via Moscova, vorrei mostrare che cosa abbiamo perso nel tempo; sicuramente i palazzi Montedison e la fontana sono imponenti e adatti ad una città come Milano, ma… guardate la seguente foto.
Quasi irriconoscibile, vero? Largo Donegani con il monumento ad Agostino Bertani (medico e politico, 1812 – 1886) inaugurato nel 1888 e successivamente trasferito in piazza Fratelli Bandiera, dove è visibile ancora oggi. L’autore della scultura è stato lo scultore svizzero Vincenzo Vela (1820 – 1891).
Dietro la statua dell’onorevole Bertani c’è il Palazzo Maciachini, dello stesso Carlo Maciachini (1818 – 1899) che ha realizzato il Cimitero Monumentale (i materiali impiegati per il palazzo decisamente lo ricordano…)
Via Turati oggi è diventata una via di passaggio, con autovetture perennemente in doppia fila, motorini ovunque sui marciapiedi e pochi elementi architettonicamente o culturalmente interessanti; vale solo la pena di ricordare la Ca’ Brutta (all’altezza della via privata Cesare Mangili) dell’architetto Giovanni Muzio eretta nel 1919 e che tanto ha fatto discutere per il suo razionalismo, in forte contrasto al vicino (per allora) stile liberty.
Un particolare curioso della Ca’ Brutta è che Muzio aveva realizzato – per la prima volta in assoluto – dei posti auto sotterranei, dei box, quando ancora il problema “auto” non si faceva certamente sentire; va sottolineato che Muzio nel 1919 aveva solo 26 anni (1893 – 1982). Tra i suoi lavori è doveroso ricordare il Palazzo dell’Arte di Milano (quello che ospita la Triennale) realizzato nel 1933.
Vi domandate cosa c’era prima della Ca’ Brutta? No, non c’erano campi come si potrebbe pensare, c’era una villa, Villa Borghi per la precisione, una delle tante realizzazioni – ma è solo il mio pensiero – che forse sarebbe stato meglio conservare… giudicate voi!
E nel caso non vi ricordaste come è fatta la Ca’ Brutta, provvedo immediatamente.
Bene siamo arrivati al termine sia della via Principe Umberto che dell’articolo e desidero chiudere con una vista della futura via Turati con una inquadratura scattata dall’alto dei bastioni, sopra il tunnel che abbiamo visto nell’articolo dedicato alla vecchia Stazione Centrale.
Concordo che sarebbe stato meglio conservare villa Borghi ma personalmente penso che la ca’brutta sia comunque molto meglio di tanti obbrobri dei giorni nostri.
Per quanto riguarda la caotica via Turati purtroppo la maleducazione regna sovrana dappertutto.
Come sempre i miei complimenti per il vostro lavoro.
Bentornata a commentare i nostri articoli, Giulia.
La penso esattamente come te. A me la Ca’ Brutta piace (compresi gli archi di via Mangili) e volevo ricordare che l’appellativo è stato dato dalla “gente comune” prima ancora che la casa fosse eretta… arrabbiata perché – giustamente – villa Borghi è stata demolita.
Il mio pensiero è che lo stesso palazzo poteva però essere costruito in altro luogo, preservando così la struttura esistente. In ogni caso anche i palazzi Montedison e la perdita del Palazzo Maciachini hanno contribuito a stravolgere la fisionomia della via.
A presto.
Grazie,comunque anche se non commento entro spesso per vedere la mia Milano di una volta.
Ci sono tante cose che potevano essere costruite in altri posti e tante altre evitate come la chiusura totale dei Navigli ma………il “progresso”porta a fare,secondo il mio parere,dei danni.
E come ex dipendente “gruppo Montedison”concordo con te che i palazzi hanno stravolto la fisionomia della via,l’unica cosa carina potrebbe essere la fontana.
Alla prossima!
Una domanda…palazzo Maciachini è stato abbattuto dalle bombe o dalla mano dell’amministrazione pubblica?
Quanto alla Ca’ brutta, trovo che un qualche valore artistico-architettonico ce l’abbia!
Palazzo Maciachini (chiamato anche “Casa Maciachini”) è stato costruito nel 1868 e demolito nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Non so dirti però se la demolizione sia avvenuta a seguito di danneggiamenti subiti a causa dei bombardamenti oppure semplicemente per interessi “urbanistici”…
Può anche darsi che sia rimasta comunque danneggiata e si sia colta l’occasione per demolirla anziché recuperarla.