“La Simonetta. Alla breve distanza d’un miglio fuori di Porta Tanaglia è posta la Simonetta, visitata da forestieri per la singolarità di un eco, che scaricando una pistola o altra arma da fuoco, ripete più di trenta volte.”
Questa descrizione è tratta dal libro “Descrizione di Milano e de’ principali suoi contorni” edito nel 1841 a Milano da Luigi Zucoli; è possibile non solo leggere online il libro in formato digitale – grazie a Google – ma anche scaricare il relativo PDF da Google Books: una risorsa che consiglio vivamente di consultare perché veramente ricca di informazioni.
Nei primissimi anni del 1500 un tale Gualtiero Bascapè (ma in alcuni testi si ritrova un cognome leggermente differente, Guascap) inizia la costruzione della villa, un miglio fuori dalle mura cittadine, su un terreno che fino ad allora era adibito a coltivazione; ricordo che Porta Tanaglia (o Tenaglia) corrisponde all’attuale piazza Lega Lombarda / Biancamano.
L’edificio originariamente, come risulta da alcuni disegni, aveva il fronte principale sul lato destro, in corrispondenza delle cinque arcate ancora oggi visibili; ma i numerosi e repentini passaggi di proprietà (una confraternita nel 1508, i Gonzaga nel 1547 e i Simonetta nel 1553) hanno modificato l’impianto originale, sia ridisegnandone la pianta aggiungendo le due ali laterali, sia orientandola in modo che villa avesse l’ingresso principale non più verso est ma in direzione sud, quindi come la vediamo oggi.
A proposito della sua ubicazione… l’indirizzo attuale è via Stilicone 36 a poche centinaia i metri dal Ponte della Ghisolfa.
Il primo significativo incarico di ristrutturare la villa, con l’obiettivo di trasformarla in residenza di rappresentanza, fu assegnato nel 1547 da Ferrante Gonzaga a Domenico Giunti (o Giuntalodi), un architetto toscano (Prato, 1505-1560) al tempo molto attivo a Milano, il quale godeva della massima stima e fiducia da parte del Gonzaga.
Tra le altre sue realizzazioni – sempre commissionate da Ferrante Gonzaga – vanno certamente ricordate sia la nuova (*) chiesa di Sant’Angelo (sita nell’omonima piazza all’intersezione fra la via Moscova e il corso di Porta Nuova) sia Villa Senavra, un edificio tuttora esistente in corso XXII Marzo, tristemente famoso per essere stato per molti anni sede dell’omonimo manicomio.
(*) per “nuova” chiesa si intende quella attuale edificata nel 1552, in sostituzione di quella fatta abbattere per permettere la costruzione dei bastioni. Si ricorda che il nome effettivo della chiesa è Santa Maria degli Angeli, ma da tutti chiamata Sant’Angelo.
La villa, inizialmente denominata La Gualtiera dal nome del primo proprietario, assunse il nome con cui la conosciamo oggi solo nel 1553 (alcuni testi riportano nel 1555…) quando la famiglia Simonetta ne assunse la proprietà a seguito del richiamo in Spagna del governatore Ferrante Gonzaga.
I passaggi di proprietà successivi (tra cui le famiglie Castelbarco, Clerici e Osculati) non ne modificarono, però, mai più il nome che è rimasto immutato fino ai nostri giorni; l’attuale proprietario è il Comune di Milano (dal 1959) che dopo aver effettuato i necessari restauri, ha adibito la villa a sede della Civica Scuola di Musica.
I lavori intrapresi erano mirati al consolidamento della struttura ma anche alla riparazione dei danni che i bombardamenti della seconda guerra mondiale avevano causato; va infine ricordato che la villa contiene dei bellissimi affreschi.
Consiglio di andare a vedere questa gallery di Flickr che la Fondazione Milano – Accademia Internazionale della Musica ha messo a disposizione. Ne va la pena…
Ma la caratteristica curiosa che ha fatto scrivere molte pagine da parte di studiosi degli anni passati, è quella anticipata nell’incipit del presente articolo: l’eco.
Le ristrutturazioni e i danni derivati dai bombardamenti hanno purtroppo cancellato questa capacità,rendendo così impossibile qualsiasi verifica.
Ovviamente intorno all’eco si erano sviluppate molte storie, a volte dai contorni misteriosi… alcuni sostengono persino che fra le aule si aggiri ancora oggi il fantasma della nobildonna Clelia Simonetta, i cui molti amanti non sarebbero mai usciti dalla villa… 😉
Questa caratteristica era inoltre pubblicizzata all’ingresso della villa dalle parole scritte a caratteri macroscopici e che occupavano la larghezza intera del colonnato: “Al rinomato eco della Simonetta – Antica trattoria”.
Dalla scritta inoltre si evince quindi che l’edificio ha nel tempo modificato la sua destinazione d’uso, fino ad assumere prima della guerra anche la funzione di trattoria; ma ricordiamo che nel tempo è stata anche un ospedale per malati di colera, falegnameria, fabbrica di candele e anche caserma…
Sicuramente la “compagnia della teppa” ha dato origine ad un termine milanese che spesso si usa senza conoscerne appieno il significato: alcuni giovani nobili, all’inizio del 1800, utilizzarono la villa per attività goliardiche e libertine, tra le quali anche quella di ballare nudi… coniando così il termine balabiott, per l’appunto.
Buone feste a tutti quanti.
P.S. Nella pagina stampe è presente un dipinto di Giuseppe Alinovi intitolato proprio “La Simonetta”.
Ottimo articolo anche se già conoscevo la storia e la toponomastica mi piace aggiungere alcune cose che ho scoperto:nelle vicinanze un tempo vi era una una cascina di cui sono ononomo,mentre di fronte alla villa da qualche anno si è trasferita una azienda di vendita abbastanza importante “Telerie Ghidoli”prima aveva sede e vendita nel fabbricato della fabbrica del duomo amministratore sotto i portici sul lato sinistro andando verso piazza fontana;poco dopo vi è una tra le piu importanti fonderie artistiche della nostra città nonchè leggendo l’ultimo libro sul famoso bandito degli anni 70/80 Vallanzasca ho scoperto che va a lavorare dal carcere di Lainate in bicicletta (lo collegavo alla compagnia della teppa)propio in via Stilicone e con queste poche notizie ringrazio del bell’articolo Biagio
scritto precedente (errata corrige carcere di Bollate )Biagio
Sempre bravi! Altre mini notizie: neli anni 50 fu anche sedicente centro sportivo (spogliatoi all’interno); dagli scantinati partiva anche un tunnel (sezione quadrata, però) che per noi ragazzi era il mitico che andava al castello. Mai riusciti ad esplorarlo per la troppa sorveglianza cui eravamo sottoposti.
Per il Poggi, la “strada della Simonetta” (da Stilicone), 1911, era il punto più elevato della città, 127,68 m; nelle sue misure questa era la circonvallazione, punto contrapposto a corso Lodi, circa diciotto metri più basso.
Auguri per il 2011, da Yorick e dal suo amico Belloveso!
Molto interessante la storia della Villa Simonetta e del suo straordinario eco che sembra non abbia eguali al mondo, almeno dalla letteratura che ho potuto trovare.
Su un Guinness dei Primati di alcuni anni fa si menziona l’eco più lungo, all’interno di un edificio, come quello della Cappella scozzese del Mausoleo di Hamilton, dove al momento della chiusura del portone il rumore riecheggia per 15 secondi. In effetti è ancora così:
http://www.sorbie.net/hamilton_mausoleum.htm
Però si tratta di un record indoor, mentre la Simonetta aveva un eco outdoor.
Chissà se l’eco della Simonetta, benchè non più esistente e riproducibile potrebbe essere registrato sul Guinness. Era stato accertato e misurato da diversi scienziati in diverse epoche.
Saluti
Walter
Scusate se vado un pò OT rispetto al fabbricato della villa Simonetta in senso stretto… devo aver sentito che una volta esistesse una stazione ferroviaria omonima, denominata appunto Milano Simonetta. Esistono foto? Dov’era ubicata? Faceva servizio viaggiatori o solo di servizio?
La stazione Milano Simonetta era una stazione terminale per le merci delle ferrovie Nord ed era ubicata al termine della via Principe Eugenio sulla sinistra di fronte alla via Stilicone.