“Incontrasi questo capoluogo sulla strada postale che da Milano va a Desio, poi a Lecco e nella Valsassina. Il torrente Seveso lo biparte. Da alcuni avanzi di antiche porte deducesi che fosse già luogo murato. Nei suoi dintorni veggonsi tuttora le vestigia di un monastero. Ha belle contrade, deliziosi giardini e amene villeggiature. Merita particolare osservazione la villa Melzi, grandioso palazzo costruito nel secolo XVII. Popolazione: 2002.”
Questo breve testo è la descrizione che, nel 1861, era riportata in corrispondenza del comune di Niguarda nel Dizionario topografico dei comuni compresi entro i confini naturali dell’Italia.
La storia del comune di Niguarda è simile a quella di molti altri paesi della cintura di Milano di cui abbiamo già avuto modo di parlare: annesso a Milano nel 1808, nel periodo della Repubblica Cisalpina con Napoleone Bonaparte, venne nuovamente scorporato nel 1816 contestualmente al ritorno degli austriaci che non vedevano di buon occhio una Milano troppo allargata.
Ma ecco che nuovamente, trascorso poco più di un secolo, nel 1923 Niguarda viene riannesso a Milano e ne diventa definitivamente quartiere, pur mantenendo sempre una sua fisionomia che lo ha caratterizzato fino a pochi anni fa; infatti le recenti opere di urbanizzazione e quelle edilizie lo hanno decisamente trasformato facendogli perdere un po’ quell’atmosfera da paese (nel senso migliore del termine) che era riuscito a mantenere.
Niguarda ha sempre avuto un rapporto importante con la natura: l’agricoltura ha avuto un ruolo determinante in passato grazie anche alle acque del Seveso e delle sue derivazioni; Seveso, però, che ogni tanto “esagera” un po’ riproponendo un problema che si presenta – non solo a Niguarda ma anche a valle – in modo più o meno periodico (e documentato…) da almeno quattro secoli.
Il Seveso attraversa il quartiere di Niguarda, passando per via Riccardo Bauer (intellettuale e pubblicista, 1896-1982), per poi arrivare in via Valfurva e quindi incrociare il viale Ca’ Granda, Suzzani, Testi… ma tutto questo ormai lo effettua incanalato e nascosto ai nostri occhi, almeno finché non decide di uscire!
Niguarda ha anche avuto un ottimo rapporto con i mezzi di trasporto: come dimenticare il “rumoroso” tramway per Desio e Giussano? Niente a che vedere con l’attuale Sirio e Sirietto che certamente hanno un’eleganza… diversa. Non migliore, diversa.
Di sicuro quei tram bianchi della STEL, grazie alle fotografie pervenute, hanno lasciato un immagine indelebile. Da Porta Volta fino a Giussano, alcuni tratti a binario unico e qualcuno doppio, dove avvenivano gli “incroci” delle vetture provenienti dalle opposte direzioni.
Il vero fiore all’occhiello di Niguarda sono però le ville. Almeno una mezza dozzina sono i gioielli di un passato che, come abbiamo letto anche nel paragrafo introduttivo, facevano di Niguarda un luogo di “deliziosi giardini e amene villeggiature”…
Villa Trotti, Clerici, Calderara, Mellin, Lonati e Corio. Questi alcuni dei nomi. Oggi alcune sono state rimesse in condizioni decorose e sono anche visitabili. E’ il caso di Villa Clerici.
Villa Clerici è ubicata in via Giovanni Terruggia al numero 14. La scelta del toponimo non è casuale.
E’ necessario però conoscere un po’ di storia relativa alla villa e ai suoi usi.
La sua costruzione inizia nell’anno 1722 e termina undici anni dopo; il proprietario – Giorgio Clerici – era un importante commerciante di sete il quale acquistò i terreni, dove ora sorge la villa alla, già alla fine del XVII secolo.
Affidò l’incarico di progettare la residenza all’architetto Francesco Croce (1696-1773) che realizzò anche – forse pochi lo sanno – la guglia principale del Duomo di Milano e Palazzo Sormani.
Consiglio la lettura della pagina del sito Lombardia Beni Culturali per approfondimenti su Vila Clerici, che offre anche la visione di alcune fotografie sia degli interni che del parco.
Vari passaggi di proprietà, cambi d’uso e mutate condizioni sociali portarono la Villa a diventare nel 1927 sede della Casa di Redenzione Sociale, fondata dai Padri Paolini.
Giovanni Terruggia fu direttore della Casa di Redenzione Sociale dell’Opera Cardinal Ferrari ma nel 1943 venne fucilato dai tedeschi sull’isola di Kos nel mar Egeo, durante la seconda guerra mondiale, per non voler venir meno al giuramento di fedeltà fatto al Re d’Italia.
E così quel tratto di via una volta estensione della via dei Conti Biglia, tuttora esistente, venne intitolato al Capitano Giovanni Terruggia.
La villa, come si diceva, si può visitare (a pagamento) solo in alcuni giorni della settimana al pomeriggio, ma previo appuntamento pare che sia possibile organizzare visite per gruppi anche in giorni non previsti e fuori dai normali orari.
Va ricordato che la villa oggi ospita la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, una mostra molto interessante di cui si può avere un’anteprima visitando il sito Internet www.villaclerici.it (purtroppo il sito, sebbene faccia intuire la qualità delle opere raccolte, non è molto fruibile dal punto di vista della navigazione e della visione degli oggetti esposti).
Potrebbe essere d’aiuto, a chi per esempio vuole approfondire il tema ma non riesce a visitare la galleria, poter scaricare un documento PDF con il catalogo e una fotografia dell’opera o poter fare una visita virtuale – come fanno molti musei – attraverso le varie sale di Villa Clerici.
Niguarda non è certamente solo Villa Clerici, in quanto anche le altre strutture meritano attenzione, come la quattrocentesca Villa Lonati, chiamata anche Cascina Lunara, oggi sede del settore Parchi e Giardini del Comune di Milano, o Villa Trotti in via Passerini.
Oppure la chiesa di San Martino in Niguarda che sembra risalire addirittura al XII secolo e di cui si vede uno scorcio nella foto di apertura, inquadrata da via Passerini, un tempo via Umberto I°; a questo proposito ricordo che dopo la ridenominazione dei toponimi, avvenuta a seguito dell’integrazione con Milano per eliminare gli inevitabili duplicati, la piazza della chiesa, piazza XX Settembre, è stata intitolata a Belloveso, il principe dei Galli che la storia (o leggenda…) vuole che abbia fondato Milano nel 600 a.C. circa.
Di certo non si può pronunciare la parola “Niguarda” senza un pensiero a tutti gli ammalati che sono ricoverati in uno dei maggiori ospedali italiani, l’Ospedale Maggiore di Niguarda appunto, il cui viale di accesso – viale Ca’ Granda – ricorda nel toponimo l’ospedale Maggiore Ca’ Granda di via Francesco Sforza, voluto proprio da quest’ultimo nel XV secolo e che oggi è sede universitaria.
Alla prossima.
Se avete voglia e tempo, provate ad andare su Google maps e digitare via passerini, milano. Con l’aiuto della street view potrete ritrovare la stessa prospettiva delaa prima foto
Una benemerita istituzione cittadina, l’Ospedale di Niguarda. Pur con un caro pensiero per chi soffre, per mia fortuna…a Dio piacendo… ho frequentato quegli ambienti solo per fare visita ad un paio di amici colà ricoverati.
Concepito negli anni trenta, con un’architettura trionfalista, talvolta esuberante ed eccessiva, soprattutto negli spazi vuoti, ultimamente ha cominciato ad essere restaurato e riattato ad uso di una medicina più moderna ed efficiente….ma… quella sera invernale di fitta nebbia, in compagnia di alcuni amici affrontai, circospetto, un buio cortile, circondato da tetre palazzine oscure, cercando un’indicazione propizia che ci indicasse l’ubicazione del padiglione dove era ricoverato un nostro comune conoscente.
Finalmente, aiutati anche da un’inserviente, trovammo la strada…un vialetto buio ci portò ad un atrio piuttosto fatiscente e mal illuminato dove si apriva un portoncino dall’aspetto mal sicuro… sospettosi, quindi, ci avvicinammo e sopra lo stipite ecco apparire una scritta resa opaca dal tempo: “MEDICINA SINISTRA”.
Immaginando di entrare nella casa degli Addams, sicuri che avremmo potuto subire le più bieche violenze e torture salimmo qualche rampa di scale oscure fino ad un grande portone a vetri dove finalmente spiccava un’indicazione più moderna: “CARDIOLOGIA”…entrammo e…finalmente ….fummo rassicurati…eravamo proprio in un ospedale…efficiente…nonostante la struttura esterna….Fummo ancor più rassicurati qualche tempo dopo quando il nostro amico ne uscì guarito…..nonostante la scritta desueta.
In una grande città, purtroppo ci troviamo ad usufruire di vecchie strutture piuttosto fatiscenti come ad esempio il Policlinico di Francesco Sforza dove in un cortile enorme, strutture abnormi negli spazi… inutili, restano sparpagliate qua e là, talvolta difficili da raggiungere….qualcosa, però, sia a Niguarda sia al Policlinico, si sta muovendo abbattendo e ricostruendo, verso una vera razionalizzazione strutturale per un uso migliore di strumenti medici moderni, peraltro, già largamente usufruibili…speriamo di allontanarci sempre più dall’aspetto veramente sinistro del “cerusico-barbiere” fra “sanguett”, “cremortarter” e “servizial”
Speremm…….
con chi devo parlare per pubblicare qualcuna delle vostre foto su “Zona Nove”, il mensile gratuito di Niguarda-Bicocca-Prato Centenaro-Ca’ Granda e Isola? Alcune sono davvero belle e non le avevo mai viste.
Ciao! Dài, fai una volta per tutte una bella correzione di un errore comune: i Conti Biglia non sono mai esistiti.
La giusta denominazione della via, che come hai sottolineato è precedente alla creazione di via Terruggia, è Biglia dei Conti, dove Biglia è sostitutivo di “via” e in lombardo significa “carrareccia, strada di campagna”. Sicché questa era la strada che portava dai Conti. Non so se fossero i Conti Clerici o chi altri, ma questa è la storia. In pochi la sanno. Grazie!
Complimenti Giulia!
Hai fatto centro.
La tenuta fu voluta da Giorgio Clerici (1648-1736)
I Clerici non erano dei conti anche se “nobili”.
Forse il nome potrebbe derivare dal fatto che , una delle figlie, Claudia Caterina (m.1822), sposò il Conte Vitaliano Biglia. (mio pensiero)
Se vi affascina la discussione vedi:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-clerici_(Dizionario-Biografico)/
http://it.wikipedia.org/wiki/Anton_Giorgio_Clerici
http://www.villaclerici.it/
Mario
Reblogged this on Videoenciclopedia dell'Architettura, dell'Urbanistica e del Territorio and commented:
Se questo post ti è piaciuto perché non lo condividi su facebook o twitter con i tasti qua sotto o magari mi dici cosa ne pensi mettendo un commento?
In via Passerini 18 (vetrina seconda) c’è la sede della nostra associazione Banca del Tempo. La potete vedere sul nostro sito http://www.banchetempo-flash.it. Ci sono i filmati di Striscia la notizia e di Rai Tre Lombardia più le foto di scena del film Rai di Giacomo Faenza (le Piccole idee)..
Complimenti per i contenuti e la ricerca storica! Segnalo che su http://www.zona9.it stiamo raccogliendo da due anni foto e video storici dei quartieri. E’ stata organizzata una prima mostra fotografica l’8 giugno scorso e per 10 giorni abbiamo mostrato gli angoli più suggestivi della Zona, rimasti intatti negli anni. Per contribuire o partecipare, scrivi a: scrivi@zona9.it. Un piccolo assaggio della mostra è pubblicato su: http://www.flickr.com/photos/viaimbonati/
CIAO! 😀
qualcuno sa se la biblioteca comunale, villa corio, appartenesse al famoso autore della stracitata storia di milano, bernardino?
Vi segnalo che la Collezione di Arte Sacra di Villa Clerici è aperta dal martedì al sabato e l’ingresso è gratuito. http://www.touringclub.it/club/pg/pages/view/22586/
Avete dimenticato di citare che prima della costruzione dell’ospedale a Niguarda proprio nello stesso sito dove è ubicato ora c’era un’altro ospedale