Come altre porte d’acceso alla città, anche Porta Vercellina – o Porta Magenta dal 1859 – subì nel corso della storia numerosi spostamenti dalla sua iniziale ubicazione (stiamo parlando del I secolo d.C. circa) che sembra fosse posizionata sulla via Meravigli, tra le attuali vie Camperio e Porlezza.
Successivamente, all’epoca dell’imperatore Massimiano, nel III secolo d.C., la Porta venne spostata di qualche decina di metri sempre lungo l’asse di via Meravigli, all’altezza di via San Giovanni sul Muro e della chiesa di Santa Maria alla Porta; entrambi i toponimi ricordano gli elementi difensivi della città (“muro” in un caso e “porta” nell’altro) sebbene molti secoli dividano i vari eventi.
Difatti mentre la chiesa di Santa Maria alla Porta risale al XII secolo, sebbene quella che possiamo ammirare oggi sia stata eretta “solo” nel 1652, la chiesa di San Giovanni Evangelista è (era) decisamente più antica, considerato che se ne hanno notizie fin dal X secolo. Quest’ultima fu soppressa nel 1786 e demolita all’inizio del ‘900.
Al tempo dell’invasione di Federico Barbarossa (1162), le mura – anche se in realtà si trattava solo di un terrapieno – vennero spostate rispetto alla precedente locazione fino a raggiungere l’attuale via Carducci, al tempo contrada di San Girolamo; la terra rimossa per la realizzazione del “fossato” (la Cerchia Interna del Naviglio) fu utilizzata proprio per realizzare questi terrapieni, o terraggi.
Non a caso, proprio a pochi metri dall’incrocio degli attuali corso Magenta con via Giosuè Carducci, esiste ancora oggi la via Terraggio, con il suo sviluppo un po’ particolare.
In realtà il nome “terraggio” era un nome generico, al pari di contrada o di borgo, quindi – come si evince dalla parte di cartina riportata (del 1860 circa) – “quel” particolare terragio si chiamava Terraggio di Porta Vercellina; nella toponomastica attuale invece gli altri terraggi hanno mantenuto solo la parte “specifica” del vecchio nome come Campo Lodigiano o dei Fabbri.
La Porta Vercellina medievale era quindi in corrispondenza di largo Paolo d’Ancona.
Nella foto di fine ‘800 che inquadra via San Girolamo (o San Gerolamo, secondo alcuni testi) si nota benissimo sul fondo la Torre di Bona all’interno del Castello Sforzesco, che ricordiamo fino al 1905 non disponeva della ricostruita Torre Umberto I (o Torre del Filarete) ad opera del grande Luca Beltrami.
La via San Girolamo prendeva nome – come spesso era consuetudine – dall’omonima chiesa e convento, che fu prima dei Gesuiti e poi dei Padri Somaschi. La chiesa diventò magazzino nel 1798, prima di essere distrutta, insieme al relativo convento.
Verso la fine del XIX secolo (tra il 1894 e il 1896) il naviglio di San Girolamo, che immetteva le sue acque in quelle stagnanti del fossato del Castello, fu interrato e ricoperto per risolvere gli evidenti (e anche urgenti…) problemi igienici che si presentavano; inoltre va considerato che quel tratto di Naviglio in realtà non era navigabile, quindi fondamentalmente inutile da un punto di vista pratico.
Nacque così la via Giosuè Carducci (poeta, 1835-1907) a lui intitolata ovviamente dopo la sua morte.
Oltre il ponte di Porta Vercellina che superava il Naviglio di San Girolamo (cioè di via Carducci) iniziava il Borgo delle Grazie, che inequivocabilmente prendeva il nome dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, e che con due differenti delibere (la prima nel 1860 e la seconda nel 1865) assunse il nome di Corso Magenta; la prima modificò il Borgo delle Grazie in Corso Magenta, mentre la seconda estese allo stesso toponimo anche il Corso di Porta Vercellina, ossia il tratto di che oggi unisce il termine via Meravigli con largo Paolo d’Ancona.
Materialmente però la Porta Vercellina si spostò in modo asincrono rispetto ai cambi di toponimi dei borghi e delle strade: infatti con la costruzione delle mura spagnole nel XVI secolo la porta sul Naviglio di San Girolamo venne demolita e spostata oltre la chiesa delle Grazie, proprio nell’attuale piazzale Francesco Baracca (aviatore militare, 1888-1918).
La porta era quindi stata costruita nel piazzale indicativamente all’intersezione con la via Enrico Toti, all’epoca senza toponimo in quanto parte integrante dei Bastioni di Porta Sempione.
L’arco dell’ultima Porta Vercellina esistita fu un rifacimento di quella spagnola, pianificato nel periodo napoleonico e realizzato da Luigi Canonica (autore tra l’altro anche dell’Arena civica) nel 1805, appositamente per celebrare l’ingresso di Napoleone in Milano.
La porta Vercellina/Magenta, insieme ai Bastioni che da Porta Ticinese arrivavano al Castello, fu anche la prima a venir demolita definitivamente quando si decise di non dotare più Milano di un sistema di difesa, anacronistico e inadeguato, come quello offerto appunto dai Bastioni e dalle Porte.
Altre porte d’accesso alla città sono fortunatamente arrivate fino a noi, mentre i bastioni – se non consideriamo il breve tratto di Porta Venezia – sono stati piano piano “spianati” e demoliti tutti quanti.
Già da tempo avevano assunto in effetti un ruolo più ornamentale che altro, adibiti a strade per il passeggio e adornati di alberi che indubbiamente li rendevano meno “pesanti”, anzi donavano loro un certo fascino che oggi moltissimi di noi rimpiangono decisamente.
A ricordo del nome di Porta Vercellina – che come anticipato ha mutato nome in Porta Magenta nel 1859 – è rimasto un tratto della strada Vercellina fino a piazza Piemonte (corso Vercelli dal 1878) e un breve tratto del viale di Porta Vercellina (piazzale Aquileia – piazzale Baracca).
Ed è fortunatamente rimasto anche qualche sporadico scatto della Porta Vercellina del Canonica prima della sua demolizione avvenuta nel 1885, e di cui non è stato conservato nulla, a differenza per esempio dell’arco della pusterla dei Fabbri conservata in una sala del Castello Sforzesco.
Si potrebbe fare fatica a “collocare” questa fotografia nell’attuale piazzale Baracca, ma credo si tratti di un sacrificio piacevole…
Ho letto l’articolo e grossomodo sapevo tutto…l’ultima foto invece mi ha stupito. Non pensavo esistessero foto della porta vercellina del Canonica. Ci sono anche altri scatti? E’ scattata dal fuori verso il centro città o sbaglio?
è sempre un piacere leggere questi articoli!
per Giorgio,si,esistono altre foto della porta ancora integra!
come del resto di altre porte ora scomparse,ad esempio porta Tosa.
alcune foto fortunatamente ci mostrano anche alcune pusterle,vale a dire le porte della città sulla cerchia interna dei navigli
ah dimenticavo,la foto in raltà è scattata dall’interno delle mura..quello che vedi è il retro della porta
Ma la scultura di Ramous in Piazza Conciliazione a cosa è stata dedicata?
Data l’epoca, io pensavo fosse stata eretta in memoria di Eugenio Curiel, membro di spicco del CLNAI, ucciso sotto un portone lì vicino dopo un furioso e accanito inseguimento, ma pare non sia così….
Potreste confermare? Se non eretta per commemorazione ma solo per ornamento, ha almeno un titolo?
Il monumento di Carlo Ramous in piazza Conciliazione si chiama “Gesto per la libertà“, realizzato nel 1972 (ma inaugurato nel giugno del 1981)
Allego una pagina di Zona Nove che ricorda l’artista scomparso nel 2003. Zona Nove se ne occupa in quanto Ramous è anche l’autore della scultura in piazzale Segrino, se non erro “sfrattata” da via Sassetti all’Isola.
Suggerisco anche il sito http://www.carloramous.it nonché la voce d Wikipedia dedicata a Carlo Ramous
Ciao

Complimenti per il sito davvero interessante,alcuni tuoi post mi sono davvero utili per alcune ricerche di ambienti ipogei che stò portando avanti.Vorrei chiederti una cosa,dove potrei trovare la mappa completa che hai postato parzialmente?
Intendo questa 🙂 :
Grazie e ancora complimenti!
Ciao Fede.
la puoi trovare sul sito di Giorgio Stagni:
Sullo stesso sito, puoi trovare diverse mappe di Milano
Gabriele gentlissimo 🙂
Grazie e ancora complimenti!
Sono la figlia dello scultore Carlo Ramous volevo segnalare che la biografia di mio padre che compare sul sito scultura italiana l’ho scritta io con anche tutte le immagini.
Il monumento di p.le Segrino e’ stato spostato il 14 dicembre 2009 su richiesta della gente del quartiere per ricordare i loro caduti della guerra.
Accolgo il suo commento con molto piacere e, oltre a farle i complimenti per aver raccolto le immagini e redatto il testo sul sito citato, colgo l’occasione per rivolgerle un paio di domande.
1) l’ubicazione delle sculture da chi viene decisa? Dall’artista o dal Comune? O da altri ancora?
2) E nel caso in cui la scelta NON sia dell’autore, può quest’ultimo rifiutare un posizionamento a lui non gradito?
La ringrazio anticipatamente delle risposte che vorrà fornirci.
Abito in zona e quando il monumento di Carlo Ramous era in via Sassetti praticamernte non lo conosceva nessuno. Ora in piazzale Segrino è inserito in una bella aiuola curata e ha un piccolo sentiero di pietra. Ci ha guadagno moltissimo sotto tutti i punti di vista.
Con tanti saluti a tutti i perenni laudatori, nonché piagnoni, del bel tempo che fu in servizio permanente effettivo 24 hours a day
Grazie per il complimento.
Rispondo alle sue domande ben volentieri.
1) l’ubicazione delle sculture viene decisa dal comune insieme all’artista.
Cordiali saluti
….P.le Baracca…la Piazza della mia gioventù!! a pochi metri da lì, in Corso di Porta Vercellina, quasi all’altezza in cui iniza v. S. Vittore, tra gli alberi dello spartitraffico ve n’è uno su cui i miei genitori il 07.07.54, nel giorno del loro fidanzamento, hanno inciso la data e le loro iniziali…….la scritta è ancora lì, e mi sorride, ogni volta in cui le passo davanti….
STEFANO
Frequentavo C.so di Porta Vercellina, al 10, dove abitava mia nonna…ma su negli abbaini…avete presente:
“…vedo sui tetti e in cielo….ma quando vien lo sgelo il primo sole è mio…..”
Mi raccontava che nel triste periodo della fine della guerra, affacciandosi dai lucernari verso P.zza Aquileia, si poteva vedere il carcere di San Vittore e i disordini che ci furono (ben triste cronaca) ….
A proposito in quel punto c’è il famoso Fopponino: “Quel che sarete un dì noi siamo adesso, chi si scorda di noi, scorda se stesso” – Perché, passando di lì, c’era sempre qualcuno che ne rinnovava las memoria? Uhff…..
Comunque….da mia nonna ci si arrivava dopo essersi inerpicati per le rampe della scala di servizio, riposandosi su ballatoi dove si affacciavano le cucine (enormi, ne ho vista almeno una) dei vari condomini, ma giunti sopra per me, piccolo, lo spazio era enorme…all’ora di andar via scendevo di corsa per poter scivolare sul liscio marmo rosa della scala d’entrata…poi si passava per P.zza Baracca dove scivolavo sul marmo monumento, sfidando l’autorità del ghisa di turno….Era tutto un incosciente scivolare ma fortunatamente non son mai caduto (altrimenti l’avrei sentite da mia madre)
Poi i tempi cambiano e le ultime volte (rare purtroppo) che mi è capitato di passare di là ho visto che il portone (solenne e massiccio) viene tenuto chiuso (ci saranno i citofoni)…peccato era così bello e allegro l’ingresso, nel suo rosa “a pendant” col vasto androne delle scale …dove in tanti anni non ho mai visto scendere nessuno (ma era abitato quel palazzo?)…anche al monumento, mi sembra, hanno messo delle transenne….ma chi si ferma più a riposarsi nel parchetto, oggi, che P.zza Baracca-Porta Magenta è così intasata di traffico?
Mia nonna era nata nella stessa casa della mia bisnonna, e lì anche mio padre: in v. Parmigianino al 13,alla Maddalena. Quando andavo a trovarla ( spessissimo..) mi allungava sempre qualche mille lire che andavo a spendere o al negozio Scentific di v. R. Sanzio, o da Cagnoni in c.so Vercelli, o a comprare dischi in v. Marghera ma soprattutto alle meravigliose bancarelle di libri e giornaletti di p.za Piemonte e P.le Baracca: lì trovavi i numeri vecchi di Tex a poco prezzo! Metà della mia compagnia, dal 1980 al 1985 frequentava il Moreschi, in S. Michele del Carso, così, con il resto della compagnia che andava in altre scuole, tutti i giorni prendevamo la 63 da v. Rembrandt, dove abitavamo tutti , e andavamo a prenderli in Baracca, perchè facevano il turno pomeridiano…eravamo costantemente lì! eppoi quanti ricordi e che fauna, a quiei tempi, nella sala corse di v. Motta…era ancora arredata stile anni ’60, decadente , maleodorante, piena di personaggi da doverci scrivere un libro….Da quella piazza, per noi, per me, iniziava “la città”…era davvero LA PORTA, perchè da lì entravi in un altro mondo….antico, lussuoso, nobile, signorile…silenzioso, come solo Porta Magenta sa essere in alcuni suoi anfratti….
STEFANO
Volete sapere di un negozio che mi ha sempre attirato nell’infanzia in Piazza Baracca? Il giocattolaio di C.so Vercelli, quasi all’angolo con la piazza…ci ho sbavato tantissimo davanti a quella vetrina, aveva soldatini strani, originali, diversi dai soliti….mia mamma facendo finta di niente…mi lasciava fantasticare: “Facciamo che avevo quegli indiani e quei cow boys”…tanto poi sapeva che avrei subito dimenticato…fino all’occasione successiva….
Sola concessione l’acquisto di omini snodabili di fil di ferro e rafia (made in Germany), con cui giocai per anni e anni facendo fare loro qualsiasi cosa … piloti… marinai…. fanti…. autisti …. se andassi in cantina sono sicuro che troverei ancora una scatoletta piena….aspetto che il mio nipotino diventi più grande……
Negli anni successivi mi pare che si fosse specializzato anche in modellismo….Per quello che mi è capitato di vedere quel negozio esiste ancora ma oggi vende cose curiose… orologi…. e …… cose poco interessanti per me….ma la vetrina quando la guardo mi evoca bei ricordi….
Avrei voluto frequentare il Moreschi…un’amica di famiglia la stava frequentando nel momento che mi sarebbe interessato, e la magnificava….ma il destino mi ha mandato a studiare altrove…anche la mia adolescenza si è svolta lontano da Piazza Baracca, poi la morte di mia nonna e la chiusura del suo avito abbaino non ci diede più occasione di passare da quelle parti se non sporadicamente…eppure se penso alla mia infanzia mi appare l’immagine di una piazza fantastica piena di vita con luoghi interessanti e stimolanti della mia curiosità…tirato da mia mamma…e da mia nonna di certo più frettolose e meno curiose … una sensazione difficile da dire a voce…..
Molto ben fatto! Sarebbe bello poter avere simili ricostruzioni anche per i vecchi quartieri di Brescia magari quelli caratterizzate da sculture.
Nessuno ha foto della Pasticceria Biffi o ricordi? Grazie
ottavio… ci ritroviamo anche qui..el fupunin.. a l’era dedre a ca mia quan sunt nassu! in del 1948! e scommetto che non sai che in largo settimo severo, alle spalle della stazione del gamba de legn c’era un bottega di fabbro ferraio (così era scritto) di un certo personaggio abiatnate a baggio che ogni mattina arrivava lì in bici attorniato da almeo 10 cani che lui teneva al grido di”compagni, andem” e la sua ” officina” era così caotica (lui sapeva dove metter le mani) e nacque il detto: la toa cà l’è come el taul del Belim (soprannome di costui)
….non posso esimermi dal sottolineare che in via Paolo Giovio, al civico 9 ( stupenda casa Liberty..) abitava HERBERT KILPIN , fondatore e capitano del MILAN Football & Cricket Club, nonchè pioniere del calcio italiano….quella casa dovrebbe essere come la grotta a Betlemme, per quanto mi riguarda….Stefano
questa non la sapevo….
nonostante abbia vissuto lì a 2 passi…
…beh, non lo sa QUASI nessuno, difficile Tu possa averlo incontrato…LUI ci ha vissuto nel primo decennio del ‘900…ha abitato anche in via Settala n. 2 : ho la copia dell’originale dei suoi documenti, di matrimonio, di residenza e di morte…..stefano
grazie stefano….
ottavio! ci siam corsi proprio dietro! io abitavo in verga al 5 e tu andavi in vercellina… io abitavo poi in gabriele rosa e tu lì in zona…io giocavo in oratorio e tu arrivavi ad imparare a giocare..
.. va che il negiozio di giocattoli era il cagnoni.. al di là dell’attraversamento della via giovio verso piazza piemonte…
Nel 1953 e successivi (e non so per quanti ancora, ma cominciavano a piacermi gli aeroplanini) quasi all’angolo Vercelli-Baracca, c’era un meraviglioso negozio di giocattoli (una sola vetrina)…ho ben presente quell’enorme emporio di giocattoli verso P.zza Piemonte (ma non ho [meglio: mi hanno]mai comprato niente lì)…..
Io sono del 47, e corso Vercelli, Biazza Baracca , via Belfiore, Capponi, ecc ecc sono le vie a me tanto care , anche ora, ormai sessantaseienne, quando torno per fare un giro, ritrovo un pezzetto di cuore che li’ e’ rimasto. E’ vero, compagni andem andem, vagamente , ma ricordo. Anzi, quanto ricordi !!! bello !
Si Ottavio, ricordo perfettamente quel negozio e per certo ti dico che se non c’e’ più’ e’ solo da poco poco tempo. Perché fino a circa tre anni fa lo vedevo ancora. Fantastico a dir poco, con una sola vetrina ! Io sono del 1947 e ho abitato in zona per parecchi anni. Una delle sorelle Cagnoni, aveva fatto con me le elementari alla Giovanni Pascoli in via Rasori. Ricordo che la mia maestra, peraltro brava, aveva una spiccata simpatia per la bimba Cagnoni, diciamo che aveva le sue preferenze. Ma a me piaceva molto di più’ quel bel negoziato di corso Vercelli ! Ciao
vero! aspettavo mio padre sull’angolo (a quel tempo si poteva “girare” per Milano anche se avevi 5 anni) che lì avevano il cambio della linea 5, 28, 16, 34, 18…
.. e adess andemm in cinqcent, al ricover….. aleeeee
Buongiorno, qualcuno sa dirmi a che anno risalgono quei palazzi d’epoca di viale di Porta Vercellina dal n. 1 al n. 9? Si trovano proprio sul luogo dove prima c’erano i bastioni, abbattuti mi sembra nel 1885. Sto facendo una tesi…grazie!
Meno male che ricordate i problemi igienici dei navigli, ignorati proprio da chi predica il recupero della memoria.
Attraentissimo questo sito che ho scoperto per caso quest’oggi navigando oziosamente sul web.
Quanto a piazzale Baracca posso aggiungere che anticamente coincideva col primo miglio della strada delle Gallie (Milano-Passo del Piccolo S. Bernardo) e probabilmente per questo motivo, ossia per il cippo che stava appunto a indicare il primo miglio, il luogo veniva chiamato “Pilastrello”. Questa notizia si legge in: G. Pagani, Milano e i suoi borghi, Milano 2009 p. 89, dove è scritto anche che la “località Pilastrello” si trovava nei pressi della Cascina Bonetta, ma se si consulta la mappa di Milano del 1904 ed. Artaria si vede che la Cascina Bonetta sorgeva un po’ distante, sul sito dell’odierna Piazza Ambrosoli lungo la Via Arzaga, che partiva dal Corso Vercelli in corrispondenza del Largo Settimio Severo e oggi nel suo primo tratto si chiama Via Soresina che è la strada dove abito da quasi cinquant’anni. Attualmente il nome Via Arzaga è riservato all’ultimo tratto di questa lunghissima strada che conduceva alla Cascina che portava quel nome e che disgraziatamente è stata demolita negli anni ’60 (foto nel volume di cui sopra a p. 346). Un caro saluto a tutti gli appassionati della storia di Milano.