Già il suo nome ci descrive esplicitamente il suo stato di… isolamento, sebbene molte delle considerazioni che derivavano da questa condizione di separazione dal resto della città non siano oggi molto più significative, in quanto sono cambiate veramente tante cose, in primis i trasporti.
Ma un aspetto fondamentale dell’Isola è rimasto integro: il suo fascino.
Ricordo perfettamente quando negli anni ’60 e ’70 l’Isola veniva descritta come una zona “da stare alla larga” come se si trattasse di un covo unico di malavitosi o giù di lì… quando si era a bordo del 4 o del 31 (i tram che in quegli anni percorrevano via Ugo Bassi e via Porro Lambertenghi) si rimaneva attaccati ai finestrini per vedere cosa c’era “dentro” l’Isola…
Già. I termini “dentro” e “fuori” presuppongono dei confini, un territorio delimitato e ben circoscritto e di sicuro l’Isola ha un confine in particolare estremamente preciso e ben definito: la ferrovia.
Che equivale poi a dire via Guglielmo Pepe (generale e uomo politico, 1783-1855), una via a senso unico (in verità è stata spezzata in due sensi unici contrapposti) che la costruzione del cavalcavia Eugenio Bussa ha modificato nel suo tracciato, un tempo completamente rettilineo.
Senza voler andare troppo “fuori tema” credo che una domanda a cui tutti (o quasi…) non si sono mai dati una risposta, sia: “perché è stato costruito un cavalcavia così largo, per di più a senso unico che parte da una via stretta (via Maurizio Quadrio) e sfocia in un’altra certamente non enorme (via Pietro Borsieri)?
La risposta è da ricercare in un progetto del 1953, approvato e – per fortuna – mai completamente realizzato; l’unico segno d questo piano è il cavalcavia Eugenio Bussa, costruito nel 1961 in previsione della realizzazione dell’asse viario ad “alto scorrimento” (cioè una superstrada) che avrebbe dovuto collegare via Mario Pagano con viale Zara; se ci si fa caso, come indicato dalla linea rossa sulla cartina qui presentata, via Pagano, via Cesariano, il cavalcavia Bussa, piazzale Lagosta e viale Zara sembrano proprio allineati appositamente… peccato che per realizzare il progetto si dovesse espropriare e demolire mezzo Borgo degli Ortolani e mezza Isola… poca roba!
Evidentemente i vari comitati di quartiere, insorti non appena il Comune iniziò ad acquistare le case per procedere con la demolizione, riuscirono nel loro intento di ostacolare l’operazione finché all’inizio degli anni ’70 il progetto venne definitivamente archiviato… ma l’enorme cavalcavia Bussa (sempre a senso unico) è ancora lì che guarda crescere i grattacieli di Porta Nuova.
Prima della costruzione del cavalcavia, il passaggio sopra i binari (la stazione di Porta Garibaldi non c’era ancora) era garantito da un piccolo ponticello pedonale che univa corso Como con via Pietro Borsieri (patriota, 1786-1852).
La via Borsieri, che in passato arrivava fino all’intersezione con via Farini (includendo le attuali via Thaon di Revel e via Menabrea) rappresentava l’importante direttrice che conduceva alla strada Provinciale Comasina (via Carlo Imbonati e successive).
Gli anni a cavallo del ’60 rappresentarono per l’Isola – ma in genere per molti quartieri a nord della ferrovia – una vera “rivoluzione”: oltre alla demolizione del ponte che vediamo qui sopra e alla costruzione del Bussa, altri eventi modificarono le comunicazioni nord-sud della città.
Fu infatti demolito il ponte della Sorgente e costruito il cavalcavia di via Farini, opera che si era resa necessaria sia perché il ponte della Sorgente si allagava spesso e volentieri, sia in previsione della costruzione della nuova stazione di Porta Garibaldi, che venne realizzata arretrando (praticamente) la stazione di Porta Nuova, situata sul terrapieno del Luna Park “Le Varesine“.
Inoltre, sempre nei primi anni ’60 fu coperta la Martesana in via Melchiorre Gioia, raddoppiando lo spazio a disposizione delle vetture (non che questo sia stato un aspetto positivo, intendiamoci) ed eliminando quello sgradevole odore che produceva, e chi se lo ricorda può darmene conferma… anche se la soluzione migliore sarebbe stata quella di eliminare le cause della maleodorazione e lasciar scorrere il “Piccolo Naviglio”, come oggi molti sognano di poter ancora rivedere.
Piazzale Lagosta, che prende il nome da un’isola della Dalmazia (Lastovo), rappresenta il confine verso nord dell’Isola.
Nota linguistica: nonostate sia uso comune e ormai consolidato porre l’accento tonico sulla seconda sillaba (Lagòsta), la pronuncia corretta del nome è con l’accento sulla prima sillaba, ossia Làgosta, ma se la pronunciate così probabilmente vi prenderanno per eccentrico….
Il piazzale, che inizialmente si chiamava piazzale Zara, sorge praticamente sull’antico cimitero della Mojazza, uno dei tanti cimiteri periferici chiusi pochi anni dopo l’apertura del Monumentale (esattamente fu chiuso il 22 ottobre del 1895); molti personaggi illustri riposavano in questo cimitero, ma le poco efficienti operazioni di sepoltura unitamente al trasferimento senza molto riguardo delle salme al Monumentale, hanno fatto spesso perdere le tracce di personaggi famosi (e non solo loro, ovviamente).
Tra i nomi importanti che hanno riposato in questo cimitero troviamo Cesare Beccaria, Melchiorre Gioia, Giuseppe Parini, Francesco Melzi d’Eril e molti altri.
L’ingresso del cimitero era in via Perasto (villaggio del Montenegro), che una volta si chiamava Strada della Magna, e tutto il complesso cimiteriale era sotto la giurisdizione del frati di San Francesco di Paola del vicino complesso conventurale di Santa Maria alla Fontana.
E a proposito di Santa Maria alla Fontana, oltre a proporre una fotografia del chiostro del bellissimo santuario il cui sagrato si rivolge proprio su via Borsieri (oggi Thaon di Ravel), va notato come fino ai primi anni del ‘900 la via Strabone (geografo greco, 63 a.C. – 20 d.C.) aveva proprio il toponimo di via Santa Maria della Fontana.
Il nome della chiesa deriva da una sorgente, una fonte, che da una pietra faceva sgorgare undici zampilli di acqua e che acquistò la fama di essere miracolosa; dalla prima edicola che la proteggeva, nel XVI secolo venne costruita questa chiesa, seppur con molti rifacimenti, di cui si può ammirare il bellissimo chiostro nella foto seguente.
Annesso alla chiesa, come anticipato, c’era un monastero di frati, che fu soprresso nel 1793 per ricavarne abitazioni civili.
L’ultimo rifacimento della chiesa è avvenuto nel 1956, per porre rimedio ai danni causati dai bombardamenti; la fonte dell’acqua è ancora visibile – a un livello più basso rispetto al piano stradale – sotto il presbiterio.
Il consiglio è quello di effettuare una visita accurata al santuario: intanto suggerisco questo indirizzo dovve potrete trovare maggiori informazioni in merito alla sua secolare storia.
Dentro i “confini” dell’Isola c’è un mondo diverso dal resto di Milano e basta passeggiare per le sue vie e attraverso le bancarelle del mercato per rendersene conto, nonostante i recenti lavori in corso (M5) abbiano messo un po’ a soqquadro tutto quanto, rendendo anche difficoltosa la circolazione.
Vi ritroverete con il naso all’insù a guardare con ammirazione le decorazioni di alcuni palazzi in stile liberty intorno a piazzale Carlo Archinto (patrizio milanese, 1670-1732) e subito dopo vi accorgerete dei forti contrastri creati dal “curvone” di discesa dal Bussa o dagli ex bagni pubblici di via Gaetano De Castillia, vicino a dove una volta sorgeva la “stecca”… ma di questo ne parleremo un’altra volta.
Un ringraziamento personale a Massimo Z. che ha contribuito con alcune fotografie alla realizzazione di questo articolo.
A pensarci bene, sarebbe stato meglio costruire la Stazione Garibaldi più indietro ancora, per capirci allo scalo Farini e fare di viale dela Liberazione un lungo e grande viale/boulevard dalle ex Varesine fino a via Farini
Me piasariss mett el becc anca chi, ma gh’hoo mai faa nagotta a l’Isola.
E’ un quartiere che, per le poche volte che l’ho frequentato, e sempre di corsa, mi ha dato sempre l’idea di quello slogan comunale: “C’è un’idea….” quella sempre portate avanti a lungo mai finita…e il centro direzionale, e la racchetta, e la bretella, e l’eliporto, e le ditte dismesse da riqualificare, ma intanto lasciate andare…..da restare infine solo, e per anni, col calzino bucato. Solo nell’ultimo lustro qualcosa si è mosso, complice il 2015, che a sua volta, tende a spingere (gli speculatori) ma anche…a frenare (i benpensanti…e gli andeghee….non solo l’opposizione) cosicchè alla fine ci troveremo con opere mastodontiche quali il grattacielo della Regione…(ma ci sono i parcheggi acconci intorno?) ma un orto botanico in meno, sempre più PM10, su strade a scorrimento poco fluido, però avremo salvato molte case di ringhiera storiche, ex popolari in quanto frutto di restauri (vedi lungo i navigli), costosissimi, loft industriali dal dubbio cambio d’uso….Altro che quartiere popolare, dancings, bars, teatri e “movida”, parola magica per giustificare rumore e disordine.
Mi ricordo un mio amico: negli anni 70 aveva la nonna in Borgospesso, in una casa di ringhiera storica….già al posto del tanabus, c’era una boutique di vasi cinesi: ” Ehi M… ma il portiere di tua nonna colleziona cineserie?” –
La proprietà si dava un gran da fare per liberare gli appartamenti, cosicché appena moriva una vecchietta…entrava subito un giovine talentoso che restaurava estrosamente l’appartamento, col divertimento delle anziane locatarie che avevano vissuto per decenni fra tramezz e ritirate su la ringhera: “Uhei el gh’haa faa i mur giald e el plafon negher e la mobilia rossaaa!!!” –
Non potendo uccidere gli ultimi locatari vetusti, arrivarono al compromesso di mandarli a loro spese al Gratosoglio, perpetuando l’usanza cittadina di mandare il popolino fuori città e lasciare il centro all’alta? borghesia (ereditiera o dubbia che sia).
E come solito sto provando ad andare fuori tema, ma ripeto poche volte e di corsa ho frequentato l’Isola, certo che la cà de ringhera che ho visto era proprio pittoresca…..
Salutissimi
io sono nato in guglielmo pepe n 8 , di fronte al bussa , con cartello ‘attenzione stabile pericolante ‘ da li ci hanno mandato a niguarda sfollati ed alcuni ‘i meno fortunati ‘ a quarto oggiaro . sto cercando foto ,notizie , tutto quello che mi puo ri cordare quei giorni . e come non ricordare Don Eugenio e Don Renzo all’oratorio del Sacro Volto . grazie per il ricordo
Gentile Silvano, anch’io sono nato al n°8 in Guglielmo Pepe nel 1944, abitavo al secondo piano sulla destra in fondo alla ringhiera a fianco della Colomba(cito “la Colomba” perchè era un personaggio conosciuto in tutta
l’Isola)e di cose da ricordare ne ho molte. Ho trascorso in quel grande palazzo 18 anni, gli anni più belli della mia vita. Se vuoi rispondimi ricorderò volentieri anche se con nostalgia quel periodo. Ciao Paolo
urka l’isola che zona di “Ligera” ma anche di lavoratori che hanno reso possibile il “miracolo a milano” nel dopoguerra fino ai primi anni ’90,zona di milanesi veri,oggi son arrivati anche lì i palazzinari,ormai è zona di VIP’s,per chi se la ricorda rimmarrà per sempre un’esempio di milanesità al 100%,complimenti per l’articolo ed il blog,mò vado a leggermi tutti gli altri…….
ciao prova qui
http://www.facebook.com/?ref=home#!/group.php?gid=67338493331
Il cavalcavia Eugenio Bussa è l’unico segno dell’asse viario “ad alto scorrimento”… nell’Isola. In realtà in città sono ben visibili altri tratti realizzati di questo progetto, rimasti isolati come chiazze nella topografia milanese: dal viale Romolo che inizia dalla circonvallazione e termina nel nulla pochi metri più in là alla via Cesariano, alla fine trasformata in un parco pubblico. E fino a qualche anno fa, prima dei lavori per la metropolitana a Famagosta, c’era pure la predisposizione per lo svincolo sulla A7 da cui la superstrada urbana avrebbe dovuto avere inizio…
Buongiorno, desidererei ricordare in questo interessantissimo e bellissimo sito “Vecchia Milano”, un piccolo particolare riguardante la storia recente di Santa Maria della Fontana. Ho frequentato il Liceo Scientifico Luigi Cremona di Viale Marche: ma, il primo anno (anno scolastico 1967/68), non essendo ancora pronto il complesso di Viale Marche, lo passai nella sede provvisoria di Via Boltraffio. La scuola (che allora si chiamava semplicemente “5° Liceo Scientifico”) aveva affittato delle aule nell’edificio prospicente lo storico chiostro lato Sud di Santa Maria della Fontana. Qui si svolgevano le lezioni, le cui ore erano scandite dalle … campane del Santuario! Durante la ricreazione si poteva uscire sul terrazzo attraverso il quale si accedeva alle aule da Via Boltraffio…
Mi ricordo sia lo Zappa che il Cremona in costruzione, ma non ero a conoscenza di questo particolare…
Sono molto più informato sulle varie sedi dell’ITIS Luigi Galvani (per ovvi motivi): via Venini, via Faccio, via Crespi… 🙂
Quanti anni sono passati…
Sono nato nel 1934 in via J.dal Verme 4. Ho frequentato l’asilo di via Pastrengo
nel ’38 e’39 e poi le elementari di P.le Archinto dal ’40 al ’44.
Ho le foto fatte all’asilo come quelle delle classi elementari.Scorro i visi dei
miei compagni e ricordo i loro cognomi.
Chi volesse dettagli di quel periodo all’Isola non ha che da chiedermeli
vai su facebook grupp o “isola garibaldi ” e metti un po di foto…..noi vecchi isolani ci stiamo scatenando con i ricordi
Ma il gruppo è “I LOVE Milano Isola- Garibaldi”?
vorrei contattarla per parlare a proposito di isola garibaldi e ezio barbieri.
milieu@alice.it
Cerco foto e notizie del palazzo giallo di Piazza Minniti al n. 6 angolo via Sebenico un tempo occupato e trasformato in ostello. Mi piacerebbe mettermi in contatto con qualcuno che abitasse lì prima degli anni dell’occupazione. Grazie Elisabetta
io sono nato in quel palazzo nel 45 e ho vissuto lì sino al 74 poi nel mio appartamento sono subentrati dei miei cugini per parecchi anni finchè sono stati trasferiti in via confalonieri per la ristrutturazione di piazza minniti,quindi conosco abbastanza bene la storia,se hai bisogno di notizie delle quali sono a conoscenza non ho problemi a raccontare,ciao.
Ciao Enzo, felice notizia! Non vorrei tediare “Vecchia MIlano” tutta su aneddoti e notizie relative al palazzo di Piazza Minniti 6, mi puoi dare una tua mail per favore? Avresti anche foto d’epoca dello stabile? Grazie!
bruni_enzo@libero.it non sò se ho foto mie dello stabile minniti 6 ma su qualche sito ricordo di aver visto qualcosa proverò a cercare,ciao.
Durante il mio ultimo raid alla Biblioteca Braidense, scartabellando un bollettino societario del 1920/1921 dell’Unione Sportiva Milanese ( …la mia ossessione!! ), ho scoperto che pur giocando al Velodromo Sempione ( il vecchio campo di v. Stelvio, avvolto nel mistero , vedi VECCHIA MILANO CALCISTICA , era stato requisito dal Comune..) , la squadra a scacchi bianconeri si allenava su un proprio campo, in v. Borsieri. Naturalmente viene omesso il numero civico, così io casco nel solito dilemma. Ho guardato vecchie piante topografiche di quell’anno….secondo Voi dove avrebbe potuto essere, esattamente, il campo ???? Grazie x eventuali suggerimenti. Stefano
Dovrebbe essere stato nella parte finale di via Borsieri, quella più recente (si fa per dire) sull’area del vecchio cimitero della Mojazza. Per capirci nell’area tra via Borsieri , Piazzale Segrino e Piazzale Lagosta
Secondo me potrebbe essere stato nel cortile del n°18, oratorio, che
era un piccolo campo di calcio con le porte regolari e che forse esiste ancora
anche se modificato.
Ho fatto qualche ricerca ed ecco cosa ho trovato sul sito Skycrapercity (Milano sparita). Conferma quanto avevo detto nel precedente post :
Di questo antico cimitero oggi non si conserva alcun ricordo. Il terreno dello squallido foppone abbandonato, ripulito dai resti dei suoi morti, fu ceduto pio tardi, quale campo sportivo, all’Unione Sportiva Milanese, poi sull’area del cimitero furono edificate abitazioni dell’Istituto Case Popolari e ricavato il vasto piazzale dal quale parte l’ampio viale Zara.
se può essere di aiuto, ho caricato gli stralci delle mappe del 1903, 1916 e 1925 della zona.
Grazie mille ragazzi!!!!!!!! Avevo anch’io la covinzione che il campo fosse dove prima sorgeva il cimitero….il testo riportato da Kalz sembrerebbe confermarlo senza ombra di dubbio. Se ricordate o siete a conoscenza di altri campi e campetti di calcio , segnalatemeli, per favore….Il grande mistero resta sempre il “maledetto” campo di v. Stelvio, il vecchio e glorioso campo della Milanese, completo di pista di atletica e tribune….Come già scritto in vecchia Milano Calcistica, sarebbe ubicato a ridosso dell’attuale via Calabria, ma io nelle mappe non ho MAI trovato nulla, nemmeno una traccia…Forse è l’solato tra le attuali v. Lancetti, p.le Nigra, v.le Jenner….forse, però!……..Le cronache dgli anni ’20 parlano, inoltre, dell’ultimo campo di allenamento dell’Unione Sportiva: un campo abbastanza cònsciàa, ubicato all’angolo tra la via Cannero e via Imbonati….chi ha notizie certe è oro, per me!…Stefano
Ho letto i Vostri inviti a pubblicare le mie vecchie foto dell’Isola e
soprattutto dei personaggi di allora.
Purtroppo non so caricare e trasmettere le foto. Se qualcuno mi vuole
aiutare qui al PC farà un grande piacere a me ed agli isolani curiosi del
passato. Sono ad Affori, a pochi minuti dall’Isola. Il mio cellulare:
331 1049316.
Buon Natale a tutti.
Gianni Tedeschi.
P.S. : Se andate al sito “Cinema Patria” troverete qualcosa di interessante
da leggere ( Cinema Patria attorno al 1938)
Peccato che nessuno abbia, sin’ora, ricordato ” La Magna”. Eppure questo
spazio rappresentava per l’Isola qualcosa di importante.
“La Magna” era un largo spazio, dismesso dalle Ferrovie dello Stato, al
termine di via Sebenico, qui erano tracciate le linee che erano partite dalle prime stazioni di via Melchiorre Gioia e poi quelle della stazione di piazza
repubblica, prima dell’entrata in funzione della attuale Stazione Centrale,
all’inizio degli anni ’30. Era situato proprio davanti alla facciata del nuovo
palazzo della regione. Gli abitanti dell’Isola lo attraversavano diagonalmente
per raggiungere la Stazione Centrale o proveniendo da essa.
La Magna, tutta a prato incolto, almeno sino all’agosto del ’43, era utilizzata
sia per esporsi al sole d’estate, sfuggendo ai cortili puzzolenti, ove il sole
non aveva accesso, sia per la raccolta del radicchio selvatico in primavera.
Con il calare delle tenebre, qualche nota “peripatetica”, così si definevano
le scartate dai bordelli della zona di Fiori Chiari, esercitava la sua funzione
lì, all’aperto, sull’erba fresca. Tariffe, ovviamente, popolari.
Nell’agosto ’43 i bombardamenti terroristici degli “alleati” distrussero
anche parte dell’Isola e nei mesi successivi le macerie vennero accumulate
sull’area della Magna ( e parte anche al centro del piazzale Archinto ),
lasciando solo qualche spazio ancora a prato, trasformato subito ad
orto, e un sentiero diagonale che congiungeva la via Sebenico con la
via Pola. Questa desolazione durò moltissimi anni sino a quando
su quell’area sorsero quei palazzoni che oggi fronteggiano il nuovo
palazzo della Regione.
“La Magna”….quanti ricordi anche per i miei coetanei, dei quali pochi ancora
sopravvissuti. Io l’ho ricordata oggi facendo rivivere nella mia memoria
anche tutti i fantasmi che la vissero.
per noi “ragazzi” nati negli anni 60 la magna era lo spazio che va da gioia a garibaldi…dove venivano sempre i circi..la Magna che indichi tu era gia piena di case…e con il parcheggio.
Ma perche si chiamava Magna ?
@Giovanni,. interessantissimo. Non ne avevo mai sentito parlare. Abito vicinissimo dal 1966 e c’erano già i palazzi moderni. Peccato non avere anche un’immagine di quell’area ai tempi della Magna
Caro kalz, se vai alla pagina 10 del sito ” vecchia isola garibaldi” troverai
il titolo ” Milano quartiere isola- Skysorapers”, dentro troverai la pianta
dell’Isola, attorno al 1910, dove il territorio della “magna” è chiaramente
visibile al termine del tratto di via dal Verme poi divenuto via Sebenico.
Grazie Giovanni. Per chi fosse interessto, preciso che in realtà il sito è http://www.skyscrapercity.com. La via più veloce per trovarlo è cercare su Google “Milano quartiere isola”
Questo è il link al topic su Milano – Quartiere Isola

http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=830232
la mappa in questione è quela del TCI del 1914 consultabile nella sua interezza sul sito di Giorgio stagni
Cari amici dell’isola, io vi sono nato in piazza Archinto nel 1956, e vi ho abitato fino al 2006.
La mia famiglia era molto conosciuta nella zona ma, la cosa più importante sono i ricordi dei giochi che facevamo alla Magna, salvo scappare a casa verso le cinque di sera, e delle persone meravigliose che vi abitavano.
Il sig. Giovanni Tedeschi mi ha fatto tornare indietro di quasi mezzo secolo, quando il tram n. 4, passava in piazza Archinto venendo da Garibaldi, e noi riempivamo i tempi tra un passaggio e l’altro, giocando a pallone o con le biglie,cosa che ora si é perduta.
Quando citate l’isola, non dovete mai, mai dimenticare l’oratorio del Sacro volto e quella persona meravigliosa che era Don Eugenio Bussa, il principale fautore della mancata realizzazione di quel cavalcavia che avrebbe spazzato via metà Borsieri, piazza Minniti fino a piazzale Lagosta e oltre.
Tutti noi andavamo all’oratorio, naturalmente l’intento era giocare a pallone e cnooscere le bambine che durante le messe venivano schierate sulla fila di panche dalla parte opposta alle nostre.
Per quanto riguarda il cimitero in Lagosta al n. 1, dentro al portone vi sono ancora delle lapidi fra cui quella del Parini.
In via Perasto al 3 vi é un edificio costruitodal Terragni, famoso architetto.
Noi non avevamo nessun sentore di malavita, se non i racconti dei nostri padri, che paralvano di fantomatici malavitosi galantuomini ma terribili come il Bezzi e il Barbieri, più avanti, anche Vallanzasca e Turatello che scendevano abitualmente in una bisca sotto un bar in via Borsieri 37.
Vivevamo bene, fra amici e nessuno ci disturbava, giocavamo alla Magna e ai parchetti dell’eliporto in via Pola, eravamo tranquilli e felici, ma ora, tutto questo non c’è più, e io lo rimpiango molto.
Come molti abitanti della zona, anche la mia famiglia si è avvalsa dei servizi di Ursi, penso il papà del nostro amico, del quale sono coetaneo 🙂
Sì, era mio papà, ed era veramente amato da tutti, sono molto orgoglioso di lui, si sentiva amico di tutti e non discriminava nessuno.
Grazie
Sono un’Isolana e non capisco i BAGNI PUBBLICI di via de Castillia…non è la fabbrica di sapone, divenuta da pochi anni, ormai dismessa, una Fondazione? Grazie. Isa Donelli
I bagni pubblici di via de Castillia sono quelli che si vedono nella terza fotografia di quest’articolo.
Oggi l’area sta cambiando completamente fisionomia, ma questa costruzione esiste ancora anche se ovviamente ha cambiato destinazione d’uso… oltre ad avere un colore più piacevole.
Bagni pubblici in via Castiglia? Mai sentito ! Gli isolani andavano, quando andavano, ai bagni pubblici posti a porta nuova sui bastioni lato melchiorre gioia, dove oggi c’è quel grande palazzo in vetro e alluminio del comune.
Li c’era una piscina e su due lunghi corridoi si affacciavano le cabine con
le vasche da bagno. L’affluenza era tanta e non facevi in tempo ad entrare
nella cabina,ed ancora con la vasca non piena, che le inservienti battevano
sulla porta con il manico dello spazzolone ed urlavano ” sollecitare! sollecitare!!”. L’alternativa era o lavarsi “a pezzi” al lavandino della ringhiera
o fare il bagno nel “segiun”. Questo per la maggior parte degli Isolani poichè
le case con appartamenti con i servizi erano proprio poche all’Isola.
Grazie Tedeschi, grazie del chiarimento! Sarebbe forse il caso di far cambiare la didascalia che si riferisce a bagni pubblici, mentre ripeto, si tratta della fabbrica di sapone, divenuta da qualche anno, ristrutturata, Fondazione Catella.
Che oggi si tratti della Fondazione Catella non c’è alcun dubbio, come risulta anche da questa pagina sul portale del Comune di Milano.
Nella stessa pagina si menziona che l’uso della palazzina liberty, inizialmente, fu quello di magazzino ferroviario. L’unica documentazione trovata a riguardo parlava di “bagni pubblici” mentre facendo ricerche sulla “fabbrica del sapone” non ho invece trovato alcun riferimento. Se possedete qualche informazione scritta in tal senso vi chiedo gentilmente di inviarla e si procederà all’eventuale correzione. Grazie.
Grazie ancora per la precisazione … Mi darò da fare per trovare qualche documento…cosa improbabile, ma anche possibile, perché no? Buon fine settimana. Isa Donelli
DEFICIENTI !! Mi riferisco a quei mascalzoni, perlopiù “baluba” che imbrattano
i muri dell’Isola (anche quelli di altre zone delle quali però mi importa meno)con
scritte e sgorbi di tutti i tipi. Calci in culo e rimandiamoli a scrivere sulle loro
sabbie dei deserti.
Sono Sergio Codazzi, mi rivolgo a tutti gli Isolani con il consenso del sito ” Vecchia Milano ,,. L’idea di fare una privata rimpatriata con i coetanei Isolani mi è entrata nel cervello, e vi chiedo di darmi una mano,” prima che vegna nòtt,,
Ciao cell.338 1273742 grazie.
Ottima idea, caro Sergio, organizza pure l’incontro. Io sarò dei vostri con
molto piacere. Il mio numero di cell. lo conosci. Forse anche Silvio potrebbe
essere dei nostri. Avvisalo se puoi.
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Quanti ricordi! Io all’isola ci sono nato(1953) e ancora ricordo le case bombardatee le tantebotteghe della zona. Se qualcuno ha foto dell’epoca da condividere o da scansire ne sarei lieto!!!
Caro Isolano Marco TREZZI, io ci sono nato nel 1936 e ho un archivio storico fotografico di mestieri, navigli, mezzi pubblici,quand parchegià l’era minga un problema,memorie agresti, ecc. Fatti vedere! ciao Cell. 3381273742
qualcuno mi sa dire come si chiamava la balera in via Pastrengo dove ora c’è il teatro Verdi?
Certamente! Si chiamava Verdi anche allora! Le danze erano all’aperto nella stagione estiva, c’era un bar carino…e un grande portone sgangherato che dava su via Cola Montano, dalle fessure del quale i bambini “spiavano”…
Anche negli anni ’27- ’28 si chiamava Verdi. Ne era presidente il Giovanni
Borghi che all’epoca aveva, con padre e fratelli, il negozio di elettricità in
piazza Tito Minniti. In quella balera ci andava anche mia mamma con le amiche
di via Pastrengo 5 dove abitavano. Anche la “Iuccia” della quale il Giovanni
Borghi si sarebbe innamorato ed avrebbe poi sposato. Che grande uomo il
Giovanni !! A lui l’Isola dovrebbe erigere un monumento!
Del campo della U.S. Milanese costruito sull’area dell’ex-cimitero, ho trovato delle belle foto dgli anni 1920/1923….in quegli anni, però, NON veniva più utilizzato dalla squadra di calcio, ma solo dalla sezione Atletica : muro di cinta, case della zona tutt’attorno…una didascalia cita proprio via Borsieri. Le invierò al web-master, così magari le pubblica. Qualcuno sa esattamente DOVE giocava la A.C. STELVIO, squadra della Bovisa??? grazie stefano
mi chiamo sironi,mia mamma Armida faceva la portinaia in borsieri 14 e’ venuta a mancare a 98 anni era la memoria storica dell’isola-venerava don eugenio-io e i miei fratelli negli anni 40-50 abbiamo frequentato le elementari di ple Archinto….ho un sacco di ricordi….
In via Borsieri 14, dove abitava Ezio Barbieri, sono alla ricerca di aneddoti su di lui. Fatemi sapere! Milieu
Fa parte della storia dell’Isola (il “quartiere che avanza” come lo ha chiamato Pier Vito Antoniazzi su arcipelagomilano.org ) e della sua leggenda di quartiere base della “lìgéra”, la malavita milanese del primo dopoguerra, la storia di Ezio Barbieri,il bandito dell’Isola, pericolo pubblico numero uno nella Milano del 1945 / 46. La “ligéra” principalmente composta da ladri, truffatori, rapinatori, piccoli estorsori e papponi (sfruttatori della prostituzione) e marginali in genere, ha poco a che fare con le grandi potenze del crimine organizzato italiano di oggi, anche se si può dire che dalle sue file sono usciti significativi criminali (Turatello, Vallanzasca, Lutring,Ciappina,…). Ma pochi sanno che Barbieri è vivo e dopo essere uscito dal carcere nel 1971 ha trovato casa e lavoro in Sicilia (dove l’ha portato il suo migrare per le carceri italiane). E’ stato Nicola Erba , giovane ricercatore, a trovarlo ed ad intervistarlo sui fatti su cui per più di sessantanni ha taciuto. Barbieri fu considerato un “bandito gentiluomo”, una sorta di Robin Hood… ma fu anche il leader della “Pasqua Rossa” , la rivolta del carcere di San Vittore del 1946 a cui Alberto Bevilacqua dedicò un romanzo. Ezio Barbieri sarebbe entusiasta di tornare all’isola dove in via Borsieri 14 è nato il 1 novembre del 1922 ma problemi di salute non glielo permettono (per ora). Per la presentazione del suo libro-intervista curato da Nicola Erba ha però rilasciato un’ampia videointervista che sarà proiettata . L’iniziativa si deve ad una sinergia tra la nuova casa editrice Milieuedizioni e lo Spazio Mercury (che all’interno della Fonderia Napoleonica in via Thaon di revel 21 va affermandosi come spazio di cultura, letteratura, teatro, linguaggi di comunicazione, politica…) a cui felicemente hanno collaborato nella promozione la Associazione Antigone (che si occupa di diritti e garanzie del sistema penale) e le Associazioni di via ISOLA REVEL e BORSIERI GARIBALDI sempre attente a promuovere la conoscenza dell’isola nelle sue molteplici facce. L’appuntamento è per SABATO 9 MARZO alle 17.30 allo spazio Mercury in via Thaon di revel 21 per parlarne con Piero Colaprico (giornalista di “nera” e giallista), Luca Beltrami Gadola (del Comitato Antimafia del Comune di Milano), Andrea Molteni (di Antigone) e naturalmente l’autore, Nicola Erba. In allegato invito/locandina. Vi aspettiamo. LA FABBRICHETTA
Caro Franco Sironi,
il tuo nome non mi suona nuovo. Può essere che siamo stati assieme in qualche classe delle elementari di P.le Archinto o addirittura all’asilo di
via Pastrengo e, perchè no, anche dalle suore di via Confalonieri.
Se vai sul sito “Skyscrapercity quartiere isola” a pagina 16, troverai delle
foto che ho pubblicato e che riguardano quegli anni. Guarda un pò se ci sei
in quelle classi. Ne ho però anche altre di classi di allora, 1°=40-41, 3°42-43,
4°- 43-44, che se credi posso pubblicare. Se hai delle foto dell’epoca pubblicale. Poi vai sul sito ” ma l’isola c’è ancora?” e troverai altri interventi.
Saluti.
Gianni latè
DAL VOLUME NON PIU’ IN COMMERCIO di Adriano Losi, BON EUGENIO BUSSA: Una vita per il sacerdozio. Greco & Greco editori, 2002 pagine 280
Caro Gianni,e’ probabile che hai incrociato mio fratello pino(del 37)o mia sorella (del 35)io sono il piu’ piccolo )del 47).Mi ricordo la pasticceria Montalbetti ,noi bambini fuori dall’oratorio di corsa a vedere i risultati delle partite….giocavamo al pallone su un campo sassoso tutti con maglie diverse e d’inverno con una luce pallidissima senza sentire il freddo….pubblica pure le foto…e’ come rincorrere il passato…..se non disturbo lascero’ altre testimonianze di quegli anni….saluti Franco
….va bene la magna-va bene le scuole elementari-va bene la /le cartolerie-ma vi ricordate i”trani?”il battista e il Detoma(spero di non sbagliare)in pza Minniti poi c’era l’Aldo”in via borsieri al 9 (era l’ufficio di mio padre che ciondolando tornava a casa dopo avermi pagato la spuma) e il Bianchi in Via borsieri 14 dove sono nato (in portineria) salutoni Franco
…c’era anche Oreste in via Pepe al 36, osteria e trattoria ( 1951-1958), che spesso ospitava i banchetti dei “soci” della banda Barbieri…poi però i conti, li pagavano a rate i loro “vecchi” per onor di parola (abitavano al 48)!
sei il sironi che lavorava in una compagnia di assicurazione negli anni 60?Io sono enzo bruni che abitava in minniti al 6 dove c’era il trani del battista e in quegli anni lavoravo alla ras,anzi mi ricordo che una volta si venuto nei miei uffici per portare dei documenti per una coassicurazione.siamo stati anche compagni all’oratorio,ciao.
….mio fratello Erminio lavorava in assicurazione(purtroppo e’ venuto a mancare giovanissimo nel 71).Io sono il piu’ piccolo dei Sironi e come tutti dell’isola ho fatto la trafila-scuole in ple Archinto e oratorio Sacro Volto-questi ricordi mi emozionano tantissimo-teniamoci in contatto-saluti Franco
….vi ricordate della pasticceria Montalbetti in ple Minniti?Dpo il cinema all’oratorio si correva e vedere i risultati delle partite?Poi piu’ grandicelli si andava in latteria sempre in Minniti e al cinema della Fontana dove c’erano le ragazze…..Franco
io ricordavo solo il cognome ma quando ho letto erminio mi è stato tutto chiaro era lui che conoscevo e mi spiace moltissimo.
…ti ringrazio,pensa che quasi tutte le domeniche mattine mi ritrovo in Minniti con altri della “vecchia guardia” a parlare della “vecchia Isola” facendo il solito giro “Minniti-Garigliano-Lagosta-Segrino_Borsieri-Oratorio…..
scusate se mi intrometto, ho frequentato nel 55 le scuole di p.zzale archinto, e se vi ricordate il cinema iris al lato della scuola, e più in giù un deposito di carbone allora posso dirvi con piacere ben ritrovati
io quelle scuole le ho iniziate nel 51,cinema iris ci andavo gratis perchè la maschera era il papà di un mio amico rancati mario e la mamma era portinaia della casa a fianco il cine,il carbonaio era sullo stesso lato ma all’angolo opposto.Il piazzale era un ovale di asfalto e con altri amici ci facevamo le gare in pattini e qualche volta anche in bici.
…elementari ple Archinto dal 54 al 59 maestra Penna e Adilardi…..mi ricordo benissimo del cinema Iris e del Carbonaio….giocavamo in Via Strabone prima di entrare…ma sopratutto guardavamo le ragazzine che entravano di fronte….ciaociao Franco
l’unica insegnante che ricordi si chiamava cecilia navarra, e per quanto riguarda il commento di franco sironi, sottoscrivo al 100%, ciao a tutti
abito da molti anni in via Maroncelli, e volevo fare una ricerca per ricostruire l’origine di questa via, che è molto antica (appare come strada suburbana già nelle mappe del ‘600).C’è qualcuno che avesse la mia stessa curiosità, in modo da unire le forze?
grazie,
Marco
Sono nato in Porro Lambertenghi nel 47
Sono stato uno dei tanti ragazzi di Don Eugenio, come quasi tutti, allora.
Ho giocato per tanto tempo alla Magna e ci ho anche rimesso un occhio per una fiondata (quando si è ragazzini pirla, capita).
Occorre anche dire che, ad un certo punto, la Magna non fu più frequentabile: troppi individui interessati ai ragazzini…e nonn alla loro formazione intellettuale, purtroppo.
Piero
Scusa ma sei il Piero che faceva l’elettrauto in Via Lepontina?
No, mi spiace…non ho mai fatto l’elettrauto in via Lepontina.
@franco sironi
Anche voi la via Strabone la chiamavate “la stradella” ?
in casa mia si dicecva “vado giù in stradella”
Il carbonaio si chiamava Borgognoni
…il mondo e’ piccolo anchio sono del 47 nato e cresciuto in via Borsieri 14 e mandato a 6anni all’oratorio da mia madre che venerava don Eugenio,mi ricordo la Magna quando arrivavano le giostre…
Gli “isolani” sono come gli alpini: si resta dell’Isola tutta la vita, anche se vivi altrove.
Don Renzo Cavallini te lo ricordi ?
…Don Renzo? sfondi una porta aperta..insegnava religione nella mia classe alle elementari di ple Archinto circa 60 anni fa..poi all’oratorio era vice del don Eugenio fino a quando fu mandato a Comerio a seguire il pensionato IGNIS del commenda Borghi (tra l’altro il Borghi aveva negli anni 40 un negozio in ple Minniti…scusa se mi sono lasciato andare con i ricordi….
Il magazzino del Borghi me lo ricordo in Angelo della Pergola ma forse lì è arrivato dopo.
Don Renzo aveva un po’ di anni più di noi, potrebbe averne 80…ci sarà ancora ??
Anch’io ho fatto le elementari in Archinto (e chi non le ha fatte ?) maestri, prima la Bice Bagnati e dopo il Renato Ghignone.
Ho ancora le foto
come gli alpini ma anche come i carabinieri per sempre.
Io so solo che se mi chiedono se sono milanese rispondo, con aria da ganassa :”Mi sum nasu’ à l’Isula”
don renzo è ancora vivo è diventato monsignore e dovrebbe essere a bollate.Il borghi aveva il negozio di elettricità che dava su piazza minniti in quella casa che stà sull’angolo borsieri,minniti,garigliano,poi è subentrato molteni che in seguito si è trasferito in angelo della pergola davanti al bar dell’anguilla,e dove c’erano loro è arrivato ariatti negozio di abiti.
Hai ragione…mi confondevo il Borghi col Molteni.
Mia mamma mi portava a vestirmi da Ariatti e io mi incazzavo perchè secondo me era abbigliamento da vecchio.
Un’altro ragazzo dell’oratorio è diventato sacerdote: era il Villa, uno dei due figli del cartolaio di piazza Tito Minniti.
Me lo ricordo, el sciur Villa, dentro al suo negozietto, sempre con indosso il vestaglione nero.
…Piero mi sbagliero’ ma abbiamo fatto la 1 e 2 elementare insieme la Bagnati mi ricorda la mia maestra…il mio cognome,Sironi,ti e’ familiare? anchio andavo dall’Ariatti abitavo a 100 mt…ti ricordi del cinema Zara paghi uno vedi due in garigliano…mi sa che piano piano faremo saltar fuori un po di altarini della nostra Isola….
el sciur villa cartoleria garolla,il figlio don sandro era cappellano all’ospedale di monza ma qualcuno l’ha visto ultimamente al fatebenefratelli.
Mi ricordo del cinema Zara, dell’Iris in piazzale Archinto e del Vox in via Farini che era un mezzo gradino sopra, in quanto a stile.
Mio nonno andava alla Sassetti e qualche volta lo accompagnavo e lo guardavo giocare a bocce.
All’oratorio si giocava a sette e mezzo (don Eugenio non era molto contento) e come posta c’erano i giornalini.
Il Monello era consentito, invece l’Intrepido non era ben visto.
E poi…chicca delle chicche…ve lo ricordate don Eugenio quando si esibiva a canestro stando voltato di spalle ?
…e tex willer,nembo kid,black macigno si giocava spesso durante l’estate a parte il pallone…mi vengono in mente i “grandi dell’oratorio” sigg.Restelli,Vismara,Gacci,Regondi,Paci ed altri…io lo frequentato fino al 1965,poi conobbi una ragazza di Via Garigliano e…..
Franco, il nome Sironi mi dice ma non sono sicuro che sia un ricordo di scuola…o forse era un compagno di mio fratello che è (era) del 41.
Tu hai fratelli del 41 ?.
Devo riprendere la foto fatta in 1° o 2° e vedere se mi ricordo i nomi di tutti.
Pensavo di averla scannerizzata sul PC ma ora non la trovo…forse in uno dei tanti aggiornamenti si è volatilizzata
….si due fratelli uno e’ del 1940 e uno era (purtroppo) del 1942,senz’altro ci siamo incrociati chissa quante volte all’isola…alla domenica mattina ci torno ogni tanto,il cuore batte veloce ma mi sembra di essere “uno straniero in patria”….ciao ciao
nato in via FARINI DAVANTI AL CINEMA VOX HO FREQUENTATO LA SCUOLA M. D.AZZELIO TUTTE LE ELEMENTARI HO TENTATO DI METTERE SU FACEBOOK UNA FOTO SCOLASTICA DEL 1941 CON LA SPERANZA DI TROVARE QUALCHE VECCHIO COMPAGNO, MA INVANO.QUANDO PASSO IN ZONA MI VIENE UN GRAN MAGONE. PURTROPPO UNA MILANO CHE NON TORNERA MAI PIù
te ghè resun!
…caro Enzo ma ti rendi conto che il nostro caro e vecchio milanese lo si sente parlare sempre meno…saro’ politicamente non corretto ma sta storia di essere “multi qui o multi la” mi sta sullo stomaco….
ti devo rispondere nello stesso modo e ti dirò che il dialetto lo parlo malissimo e lo scrivo come lo si pronuncia cosa non giusta però piutost che nient…ciao.
Se posso dire…si può essere multi qui o multi là e saper parlare ugualmente (e bene) il milanese.
Se poeu te voerett fà de Milan un sitt dumà per milanes, alura te disi che sariumm forse desmila ma, a mi, la me par una stupidada..
…ma…in ogni caso saranno “cavoli amari” x chi verra dopo di noi…
Ma qualcuno i voi ricorda i cantastorie che la domenica mattina si esibivano in piazza Minniti ?
Quelli che fra una canzone e l’altra vendevano catenine ed anelli di brutta fattura o lamette da barba ?
A me è rimasto impresso quello che stava alla batteria, portava un cappello da marinaio e faceva un po’ il clown del gruppo.
Che nostalgia…
non solo i cantastorie ma anche i mangiafuoco o chi spezzava la catena avvolta intorno al torace o altre manifestazioni di tipo circense.
Al sabato in piazzale Lagosta in occasione del mercato si esibiva un gruppo di persone che cantavano prevalentemente le canzoni di Luciano Taioli chi se li ricorda???? Ciao Lucia
…..siiiiii mi ricordo ma la mia memoria mi riporta alla domenica mattina in pli Minniti dopo messa,vicino all’edicola….forse mi sbaglio…ciao ciao
Sono nata in via Ugo Bassi 23. La mia nonna era la custode del palazzo. Grazie per questi bei ricordi. Ho vissuto all’isola per 22 anni. Poi mi sono sposata e sono andata ad abitare a porta Genova. Ora abito a Peschiera Borromeo. Ho sempre nel cuore il mio vecchio quartiere. Ho scoperto questo sito solo ora. Ricordi bellissimi. Grazie a tutti.
Claudio Beccaletto
del 48 arrivato all’isola nel 54 e ci sono rimasto fino al 78
Scuole : p.zza Archinto maestro ADILARDI e tante tante storie al BURLA
Abitavo in lambertenghi 20 …quando pizzale archinto passava il tram e poi andava in Pollaiuolo …dalle parti c’erano i massi che avevano tolto dai binari
Erano pietroni grossi noi li usavamo come riparo per giocare con le cerbottane
Poi al cinema Iris , quando fu smaltellato , giocammo a calcio
Giocavamo sul ponte ( oggi si chiama Eugenio Bussa)
E nessuno poteva batterci al calcio balilla nella latteria di via Carmagnola
Cinema Zara si pagava 100/200 lire e si vedevano 2 film che bello !!!
Una notizia : ci siamo visti con Mons Villa al fatebenetrafelli – e’ il cappellano – ci siamo abbracciati e tanti ricordi – l’ho trovato magro ma lui dice di star bene.
cari amici me la cavavo bene a bigliardo : Ho imparato su i miei campi preferiti erano la VERDI il bar MONZA in lambertenghi e piazza Fidia ….e una
vecchia trattoria e bar in via Borsieri
Oggi quando passo mi scende la malinconia …e quasi quasi non la riconosco piu’
pazienza !!! il tempo corre ciao a tutti Claudio
Anch’io ricordo il cinema Zara e i due film. Uno era sempre comico, l’altro impegnato. Pavimento e poltrone di legno. Ma ci divertivamo egualmente. Poi è arrivato il cinema Sala Fontana, più chic, ma meno divertente. Ciao. Annamaria.
…Beccaletto abbiamo fatto la 4 e 5 elem.re con ADILARDI che menava a destra e a manca e alcune domeniche incontro in ple Minniti altri nostri compagni…Salina,Galli e Pellegrino ovviament con qualche capello in meno….
…cinema Sala Fontana mio ritrovo della dom pom anni 63-64-65 c’erano ragazze molto interessanti….
ciao a tutti, torno a scrivervi dopo tre anni di assenza per motivi familiari, ma nel pensiero la mia Isola c’è sempre stata,come potrebbe essere il contrario, nel frattempo ho letto il libro “Quelli dell’Isola” dell’amico Lino Lecchi . .
Un meraviglioso tuffo nel passato, per chi non l’avesse letto lo consiglio.
Hai ragione Annamaria quando si andava al cinema Zara era proprio bello, se non ricordo male anche al Vox proiettavano due film…..
Buongiorno
Vi scrivo per conto di Spirale d’idee, associazione culturale, nata senza scopo di lucro, sorta con lo scopo di diffondere i valori dell’arte e della cultura attraverso la progettazione, la promozione e la cura di eventi culturali in partenariato con le istituzioni Lombarde e Milanesi. In questo momento stiamo organizzando la nostra prossima mostra che si terrà a novembre a Milano presso Palazzo Morando che riguarderà l’evoluzione della malavita milanese dagli anni ’40 agli anni ’80.(www.spiraledidee.com; https://www.facebook.com/MilanoinMostra).
Vorremmo proporvi una collaborazione in quanto siamo interessati alle foto del quartiere Isola degli anni 40/50.
grazie e buona giornata
Buongiorno cara Nilde. Le mie foto ’40 e ’50 sono a tua disposizione. Precisami dove girartele. In questo blog i miei interventi sono numerosi con le storie dell’isola dove sono nato nel ’34.
Grazie mille davvero gentilissimo.
Può intanto girarmi le foto sulla mail segreteria@spiraledidee.com
Buona giornata
Non fate altro che venirmi a trovare con una chiavetta e vi scarico la mia autobiografia sul glorioso quartiere Isola . Vicende vissute dagli anni trenta ai giorni nostri 2017. Io ve lo scritto…adesso vedete Voi. I miei recapiti li trovate su questo Blog. Distinti saluti Sergio Codazzi
Vengo presto a trovarti, naturalmente anche con la chiavetta !! Ciao !
Mi scusi Signor Codazzi non trovo i suoi recapiti sul sito se mi da un numero la contatto telefonicamente grazie
Buccinasco Castello MI strada per Gudo Gambaredo dopo il cavalcavia della Tangenziale Ovest subito a destra Via Pezzoli, Via Osnaghi in Cascina
Cell. 3381273742 previa telefonata Grazie
Distinti Saluti Sergio Codazzi
Per minga desmentegass
La stòria de la vitta de la mia nòna l’è lunga pussee de la vitta terrèna che el Signor el ga da.
Pechè gh’hè rimast i rigòrd in tutt i persòn che l’ann cunusuda.
La sua giornada l’èra talment pièna de ròbb de fa, de sembraa impusibil de faj tutt,
prima che vegniss giò la nòtt.
Come, ricordaa quel che riempiva la sua vitta.
I fioeu inanzi tutt: Quatter e alter quatter fioeu a balia.
El cur de tutt’ i dì,la preucupassion de malatij? I medesin natural che la duperava?
El rimedi giust per i picul disturb,mal de testa,i inapetenz, la pulentina calda de farina de lin per staccaa el catar dai brònchi.
Cont la malva e la crusca la curava l’infiamasion. Fa iniezion cont el riscc che la cureva?
Cont el sò affett, squas ad accelerà la guarigion.
Per la nòna el temp de lauraa el finiva mai? Dent e foeura de caa.
In cassina tucc saveven come la lavava ben la biancheria, cont la sèner.
Ma el sò laura l’era anca quel di camp, fa la munda, trapiantaa el riss come mòndina.
piega la scèna in de l’òrt , cataa su i sass in di camp, meder el furment, la segale, rincalzaa la mèlega.
rastrelaa camp de fenn, coltivaa in caa i bigatt de la seda.
Alla voeuna de nòtt , feri o festiv, perche el laura in cassina l’è anca violent.
Ogni nòtt el capp di bergamin nel picca l’uss per el turno della mungidura e la nòna la duveva sentill per prima, per sveglià el nònu , con garbò, senza svegliaa i fioeu.
L a pisava el primm foeugg de la giurnada in del camin . la turnava in lett ma per poch, per svegliaa i fioeu cavalant. Subbit dopo la doveva preparaa el parieou cont l’aqcua, el sa e grass de purscel e non eren che i ses e mezza de la mattina per sveglia i fioeu pussee giuvin per mandai a scoula.
Lee, analfabeta , ma saggia de la cultura de la gent semplic, imparada dal liber de la vitta la preparava i cartell, faa coj sò mann de mett a tracòla. La controlava se gh’hera tutt in urdin voeuna per vòlta, el quadeno a quadrett e quel a righ , el liber , la gòma de cancelà,l’astuccio de legn cont i pastej, la canuccia cont el penin.
Quand tutt gh’he sembrava in ordin la basava la cartela come a benedìì la fadiga dei sòo fioeu che andaven a scoula a imparaa a legg e a srivv, quel che a lee gh’era minga staa concess.
In de la caa la stava minga in de per lee, gh’era semper l’ultim che gh’era nassuu el Sergino che l’era semper in mezz i pee, in tutt i mestee che la fasava.
La doveva fa su i lett , netta, mett su la polenta per i vundes ‘or per i òmen che turnaven a disnaa.
Ammò pulenta per i fioeu e nevud che turnaven a la voeuna de scoula e la ghe andava incontra, perche la faseva fadiga a sentii luntan per tanti or senza vedej.
Quand gh’ hi aveva con le in mezz ai camp a lauraa, in de l’òrt a nettaa la verdura, ò a ramendaa i calzzett, e visin per preparaa la sena, l’era pusse contenta.
Adess la forza e la serenità in de la mia memoria de che la gent chi, la me lassa quasi incredul !
Ricordemes ogni tant de la nòna per minga desmentegass.
Sergio Codazzi 1936 / 2017
Sergio anche se sono figlia di genitori pugliesi ho capito tutto perché sono nata a Brescia ma sono cresciuta a Milano in via Castillia che era una meraviglia. La storia di tua nonna è una storia bellissima, come tante storie di donne di quella generazione, operose e instancabili, fulcro della famiglia.
Ciao a tutti io sono nato nel 62, cresciuto nello Scalo Farini ma anche se molti dicono che non fa parte dell’isola devo dire che noi da bambini abbiamo frequentato le scuole elementari di piazzale Archinto, le medie di via Cola Montano oltre all’oratorio di Don Eugenio. L’Isola era davvero diversa da altre zone di Milano, con i suoi ritmi, le sue regole e quello che era il suo centro di gravita…. Il mercato dove incontravi proprio tutti, indipendentemente dalla classe sociale. Non ho molti aneddoti da ricordare, pero vorrei usare queste pagine per menzionare un personaggio molto famoso dello Scalo Farini: Il Vasco. Lui viveva tra i vagoni merci, era un forte bevitore che quando ci dava dentro (molto spesso) diventava super irascibile e intrattabile, ma era un uomo buono che a volte si privava del suo bianco per darci i soldi per le cicche al baracchino davanti alla stazione dei trenini ATM. Un altra cosa che mi fa piacere ricordare e’ che la pizza al taglio oggi famosa alla Pizzeria alla Fontana. si comprava prima in via Lambertenghi a lato delle poste (se non ricordo male) e (forse) prima ancora
in una pizzeria che si trovava in Via Farini dopo la Chiesa di San Antonio.
Oramai vivo oltreoceano da moltissimi anni, Milano come Milano non mi manca, ma L’isola si, tanto che quando mi chiedono da che parte d’Italia vengo, mi viene piu naturale rispondere Milano quartiere Isola.
Sapessi caro Gianluca Turriani che piacere mi a fatto sapere che oltreoceano dove adesso ti trovi ti ricordi dell’isola, Evidentemente e’ proprio MITICA e rimasta nei nostri cuori e nei nostri ricordi. Di aneddoti ne abbiamo già parlato molto ma e sempre molto piacevole leggere. Ti saluto e scrivi ancora ciao Giovanna.lampidecchia@gmail.com
Ancora una volta il sentimento che c’è dentro di noi per il quartiere ISOLA nella persona di Gianluca Toriani d’oltre oceano che ci conferma che Milano così non ci piace più, destinata a diventare come Londra, perdendo la comunicabilità fra di noi, le amicizie, il volersi bene…..
Le amicizie certo non sono quelle su Facebook.
Vorrei che tu ci aiutassi a tenere ancora accesa questa fiammella ancora per quanto sia possibile. Scrivici ancora Toriani, grazie.
Distinti saluti Sergio Codazzi
Ciao Gianluca Torriani. Non sai il piacere che ho provato nel leggere la tua testimonianza. Ricordo perfettamente la pizzeria in via Lambertenghi. Il pizzaiolo mi pare fosse toscano, la moglie era piccolina e magrolina. Non so se si siano trasferiti poi alla Fontana….Noi isolani siamo un po’ bauscia…e con orgoglio quando ci chiedono la provenienza rispondiamo che siamo nati sî a Milano, ma al quartiere Isola! A presto.
Annamaria
Dal libro della vita: PER MIGA DESMENTEGASS
La stòria de la vitta de la mia nòna l’è lunga pussee de la vitta terrèna che el Signor el gh’ ha daa.
Perchè gh’è rimast i rigòrd in tutt’ i persòn che l’hann cunnusuda.
La sua giornada l’èra talment pièna de ròbb de fa, de sembraa impussibil
de faj tutt, prima che vegniss giò la nòtt.
Comme, ricordaa quel che riempiva la sua vitta.
I fioeu inanzi tutt: Quatter e alter quatter fioeu a balia.
El cuur de tutt’ i dì, la preucupassion de i malatii. I medesin natural che la duperava?
I rimedi giust per i picul disturb, mal de testa, inapetenz, la pulentina calda de farina de lin per staccaa el catar dai brònch.
Cont la malva e la crusca la curava l’infiamasion.
Fa i iniezion cont el r’iscc che la cureva?
Cont el sò affett, squas ad accelerà la guarigion.
Per la nòna el temp de lauraa el finiva mai? Dent e foeura de caa.
In cassina tucc saveven come la lavava ben la biancheria, cont la siendra.
Ma el sò lauraa l’era anca quel di camp, fa la munda,
trapiantaa el ris come mòndina,
piega la scèna in de l’òrt, cataa su i sass in di camp, batt el furment, la segale, rincalza la mèlega, rastrelaa camp de fenn, coltivaa in caa i bigatt de la seda.
Alla voeuna de nòtt, feri o festiv, perche el lauraa in cassina l’è anca violent.
Ogni nòtt el capp di bergamin nel picca l’uss per el turno della mungidura e la nòna la duveva sentill per prima, per sveglià el nònu ,
con garb, senza svegliaa i fioeu.
La pisava el primm foeugg de la giurnada in del camin. La turnava in lett ma per pòch, per svegliaa i fioeu cavalant. Subbit dopo la doveva preparaa el parieou cont l’aqcua, el saa e grass de purscel e non eren che i ses e mezza de la mattina per sveglia i nevud giuvin per mandai a scoula.
Le, analfabeta , ma saggia de la cultura de la gent semplic, imparada dal liber de la vitta, la preparava i cartell, faa coj sò mann de mett a tracòla. La controlava se gh’hera tutt in urdin, voeuna per volta, el quadeno a quadrett e quel a righ , el liber , la gòma de scancellà, el stucc de legn cont i pastej, la caneta cont el penin.
Quand tutt gh’he sembrava in ordin la basava la cartela come a benedìì la fadiga dei sòo fioeu che andaven a scoula a imparaa a legg e a srivv,
quel che a lee gh’era minga staa concess.
In de la caa la stava minga in de per lee, gh’era semper l’ultim che gh’era nassuu
el Sergino che l’era semper in mezz i pee, in tutt i mestee che la faseva.
La doveva fa su i lett , netta, mett su la polenta per i vundes ‘or per i òmen che turnaven a disnaa.
Ammò pulenta per i fioeu e nevud che turnaven a la voeuna de scoula e la ghe andava incontra, perche la faseva fadiga a sentii luntan per tanti or senza vedej.
Quand gh’ i aveva con le in mezz ai camp a lauraa, in de l’òrt a nettaa la verdura, ò a tacunaa i calzzett e visin per preparaa la zèna, l’era pusse contenta.
Adess la forza e la serenità in de la mia memoria de che la gent chi, la me lassa quasi incredul !
Ricordemes ògni tant de la nòna per minga desmentegass.
Distinti saluti a tutti Voi
Bellissimo racconto e spaccato di vita. Aspetto un’altra puntata che leggero’ con gioia e attendo di leggere anche i racconti di Gianni Tedeschi. Gil altri isolani…..sonnecchiano! Va ben che sem a nuember…..
Si, cara Annamaria, ho qualcosa di pronto che ho già pubblicato in FB e che con il copia-incolla metterò anche qua. Buon Fine Settimana a te e marito !!
Sono nata nel settembre del 1949 in via Borsieri 2,una casa demolita ormai da tanti anni e ho fatto le elementari alla scuola Rosa Govone. Nel 1963 mi sono trasferita a Cinisello, dove abito tuttora. Mi ha fatto piacere leggere i ricordi di chi ha condiviso l’esperienza dell’Isola in quegli anni. Mi sembra impossibile che tante cose di quello che era stato il mio mondo siano scomparse. Adesso è tutto cambiato, solo bar e ristoranti. Mi piacerebbe vedere qualche foto anni ’50 soprattutto di via Borsieri 2, dove “il sole trafiggeva i solai” come nella canzone di Battisti.
Gent. Si.ra Milena Ciriello, piacere per la Sua conoscenza. Se per caso le potesse interessare la mia autobiografia sul Quartiere isola dal 1936 ad oggi, viene da me con una chiavetta ( perche spedirla e troppo pesante ) e le faccio dono di questo mio scritto Le ricordo che sono il nipote del Sig. Lolla ,quello del negozio di mobili di Via p. Borsieri,2. Distinti saluti 3381273742
Buongiorno a tutti questo blog e’ ancora attivo ?
(giorgio da via Angelo della Pergola )
Buongiorno,
il blog è attivo nel senso che è visibile ma purtroppo non riesco più, per molteplici cause, ad alimentarne i contenuti.
In ogni caso ci sono quasi 150 articoli corredati di fotografie interessanti. Grazie.