Era il 1825 quando venne realizzato viale Monza, con il preciso scopo di sostituire la vecchia strada per l’omonima cittadina, strada che da Porta Nuova si sviluppava parallelamente alla Martesana per poi percorrere quella che attualmente è la via Ernesto Breda e oltre sul lato ovest della ferrovia cha da Milano si dirige verso nord, ferrovia che in quegli anni non esisteva ancora.
Con lo scopo di facilitare la collocazione cronologica di alcuni degli eventi più significativi in merito a questo tema, ricordo che la prima ferrovia di Milano (e la seconda in Italia) fu proprio la Milano-Monza inaugurata nel 1840; solo 24 anni dopo (1864, agli albori del Regno d’Italia) fu costruita la vecchia Stazione Centrale che rese obsoleta la prima stazione (detta di Porta Nuova), ubicata nell’edificio ora utilizzato come caserma della Guardia di Finanzia in via Melchiorre Gioia.
Nota: ricordo a chi volesse approndire l’argomento “ferrovie a Milano“, gli interessanti articoli presenti sul sito di Giorgio Stagni.
Dopo solo poco più di un decennio (1876) viale Monza accolse l’ippovia – un tram a cavalli – che per decenni, pur con le debite trasformazioni, raddoppiò di fatto la possibilità di raggiungere Monza con corse più frequenti e più economiche rispetto al treno.
La linea venne elettrificata a cavallo del nuovo secolo, ammodernando più volte il materiale rotabile finché nel 1964 venne inaugurata la MM1, la linea rossa, che decretò la scomparsa della quasi secolare linea di superficie.
Solo una considerazione: è vero che oggi gli spostamenti sono certamente più snelli e facili rispetto a molti decenni fa, ma va notato che mentre il tram prima arrivava direttamente all’Arengario, ossia in pieno centro di Monza, la metropolitana oggi si ferma a Sesto San Giovanni… ah, il progresso!!!
Viale Monza, con i suoi quattro chilometri di estensione, congiunge due punti (piazzale Loreto e il comune di Sesto San Giovanni – viale Marelli) che neanche troppi decenni fa erano separati da ben tre distinti comuni: Turro, Gorla e Precotto.
Questi tre comuni, oggi diventati “fermate della metropolitana”, erano completamente indipendenti da Milano ma – come abbiamo già visto parlando di Gorla Primo – l’espansione della città e soprattutto la prossimità della nuova Stazione Centrale resero necessario inglobare prima Turro Milanese (1917) e successivamente Gorla e Precotto (1923) che effettuarono addirittura una “fusione” (nel 1920 venne costituito il comune di Gorlaprecotto) per cercare di avere un maggior “peso” ed evitare in tutti i modi di non essere assorbiti dalla città. Inutilmente…
Certo è che – pur facendo tutte le giuste e necessarie considerazioni relative al traffico, occupazione della carreggiata, parcheggi, spartitraffico e impiego dei mezzi pubblici – il viale era molto più ordinato prima nonostante l’ingombro non indifferente della sede tranviaria.
La fotografia qui a sinistra inquadra viale Monza, in direzione Sesto San Giovanni, in corrispondenza della via Martiri Oscuri (strada dedicata a tutti i coloro che, umili o ignoti, caddero per la Patria) e poco prima di incontrare la via Trotter, oggi via Rovereto.
Come abbiamo più volte affermato, l’inglobamento dei piccoli comuni della cintura milanese ha spesso reso necessaria una ridefinizione della toponomastica, principalmente (ma non solo) per evitare una serie di vie dal nome doppio che avrebbe creato solo disagi a tutti i cittadini.
La cartina a fianco riporta ancora i toponimi di Turro, e in parte di Gorla, ancora prima della ridenominazione: vediamo infatti la via De Amicis (oggi via Oxilia), la via Marconi (oggi integrata in via Venini insieme alla ex via Libertà); notate come, curiosamente, via Giuseppe Giacosa sia ancora presente ma con un andamento ortogonale a quello indicato su questa cartina.
Nel caso di via Trotter, però, il nome derivava dalla presenza del trotter, spostato qui dopo aver deciso lo smantellamento di quello “vecchio” che sorgeva esattamente dove oggi c’è la testa della Stazione Centrale; come però già sappiamo, il trotter qui non rimase molto infatti a metà degli anni ’20 fu nuovamente spostato nella sua ubicazione attuale a San Siro.
Lo spazio dell’ex-trotter venne adibito a scuola con grandi spazi verdi, fortunatamente tuttora conservati; il parco oggi ospita la “Città del Sole” una onlus nel cui nome completo (“Amici del parco Trotter”) viene riaffermato il passato di quest’area.
Questa fotografia, opera del fotografo Vincenzo Aragozzini, mostra la piscina del parco quando era in funzione circondata dai bambini ospiti della scuola all’aperto “Umberto di Savoia”; questa e altre immagini dello stesso fotografo sono reperibili sul già citato sito Lombardia Beni Culturali.
Abbiamo iniziato la passeggiata lungo viale Monza con la fotografia di apertura che mostra un piazzale Loreto per me stupendo e completamente diverso dall’obbrobrio attuale, e la completiamo con una fotografia degli ultimi metri prima di entrare in Sesto San Giovanni.
A fatica si può riconoscere il nostro viale, ma alcuni dettagli come i binari del tram, il particolare angolo che la strada forma con l’altra via (che diverrà viale Edison di Sesto San Giovanni) ed il nome della società di cui si vedono gli uffici e i capannoni sono inequivocabili: siamo in viale Monza al numero 340.
A proposito, lo stabilimento è della Società Anonima Accumulatori Dott. Scaini, ancora oggi famosa per la sua produzione di batterie e accumulatori che fu fondata nel 1909 dal dottor Scaini, ingegnere laureatosi presso il Politecnico di Milano.
E anche per oggi è tutto. Alla prossima.
Bellissimo, come sempre, anche quest’articolo sul Viale Monza! Mi si permetta però di obbiettare che, secondo me, era proprio la presenza della sede tranviaria a garantire al viale un aspetto ordinato e caratteristico. I binari del tram hanno sempre limitato l’anarchia completa che oggi si verifica sulle strade più o meno trafficate, dove questi non sono presenti. Meraviglioso il Piazzale Loreto con il bivio tranviario al centro, inserito in un vero e proprio giardino … Che tristezza oggi questa anonima caotica piazza (lo stesso dicasi per Corso Buenos Aires e Viale Monza). Grazie per l’ospitalità.
In realtà in piazzale Loreto non c’era un semplice “bivio”, ma si trattava di un incrocio molto più complesso, in quanto due binari andavano anche verso la via Andrea Doria, anch’essa una volta percorsa dai tram.
Sono convinto che Milano fosse dotata di un sistema tranviario eccezionale in termini di copertura del territorio, che purtroppo negli ultimi decenni ha subito danni irreparabili (a meno che non si rifaccia tutto ex-novo, ma anche in questo caso non potrebbe essere tutto come prima).
Solo negli ultimi anni qualcuno si è accorto che si tratta di uno strumento unico (che non inquina a differenza di certi autobus che quando partono fanno un nuvolone nero…) e il sistema è stato quindi rivalutato un po’.
In realtà era un quadrivio (Verso nord, Via Padova e V.le Monza, verso sud V.le Brianza e C.so Buenos Aires).
Cui si aggiungevano i binari sulla direttrice Abruzzi/Porpora.
(si ringrazia l’utente skymino di Skyscrapercity)
Come giustamente detto da vecchiamilano, che ha postato quasi in contemporanea, si trattava di Via Andrea Doria e non di Viale Brianza.
Mi scuso per l’errore.
PS: come si fa ad editare un proprio messaggio?
Via Libero Pensiero e via Insegnamento erano fantastiche! (ora rimane solo via Temperanza dall’altro lato).
Il viale sembra davvero enorme rispetto a oggi, ma non credo che la presenza del tram migliorasse la cosa: basta vedere via Venini lì a fianco…
Uno dei problemi maggiori in termini di ordine, purtroppo, sono i parcheggi. Quelli regolari a “spina di pesce” che sebbene comodi invadono troppo la carreggiata.
Ma quelli “irregolari”, cioè quelli parcheggiati a ridosso di quella parcheggiati a “spina di pesce”, rendono la circolazione impossibile. Avete provato a percorrere viale Monza in direzione Sesto verso le 18, vero? Si fa fatica a passare anche con le “due ruote”…
E’ necessario alzare la soglia del “senso civico minimo“.
Via Venini ha una sezione molto più ridotta (circa 5 metri in meno, al netto dei marciapiedi, secondo il fotogrammetrico 1965).
Secondo me non era il tram a dare ordine a Viale Monza (ed a tanti viali milanesi)… sono le troppe automobili (o meglio l’insufficienza dei parcheggi) a rendere caotica la città.
Oltre alla crescente mancanza di senso civico, come giustamente fa osservare vecchiamilano.
Forse, la vecchia strada per monza cui si fa riferimento all’inizio dell’articolo è l’odierna via Oldofredi contrassegnata proprio dalla dizione “Strada comunale per Monza” nella cartina del Comune di Milano della fine del XIX secolo.
Non penso. dalla descrizione del percorso penserei all’itinerarario Porta Nuova-Galilei-Filzi-P.Seveso-Edolo-Gioia-DeMarchi-Breda
tale itinerario è ancora ben leggibile nella mappa IGM 1888 sul sito di G. Stagni

In rete ho trovato questa mappa
Fai clic per accedere a carta_1810.pdf
Nonostante il nome del file, la mappa è databile fra il 1846 (inaugurazione della stazione di Porta Tosa) ed il 1858 (collegamento fra Milano-Novara e Milano-Como).
In tale mappa si legge chiaramente lungo l’attuale Via Melchiorre Gioia “Strada postale per Monza”.
Invito i più attenti a guardare in tale mappa Piazzale Loreto e dintorni. Si può notare che il tracciato differisce da quello delle mappe successive.
Piazzale Loreto sarebbe stato più a Nord (si veda la posizione reciproca col borgo di Casoretto) e ci sarebbe stato un tratto in prolungamento a Viale Monza, fino all’attuale incrocio fra Viale Abruzzi e Via Pecchio (la cui prosecuzione, Via Vallazze, prende il nome dalla cascina visibile nella mappa).
Il futiuro corso Buenos Aires avrebbe avuto un tracciato leggermente inclinato verso est.
Già con la mappa del 1865

il tracciato ha invece assunto la situazione attuale.
Una mia curiosità:
L’hotel Loreto, quell’enorme costruzione stile ventennio, sull’angolo della Piazza ominima, poi demolita negli anni cinquanta-sessanta, c’è qualcuno che potrebbe raccontami la sua storia?
Grazie
Magari qualcuno ne sapesse di più.
Dai documenti che ho consultato, ho solo potuto determinare l’anno approssimativo della costruzione (ante 1930) e l’anno di demolizione (1965).
Curiosamente, consultando il portale cartografico del Comune di Milano, nelle foto aeree del 1965 (che però in parte potrebbero essere anche del 1964) l’Hotel Terminus-Loreto era ancora al suo posto (come pure i binari che da viale Abruzzi svoltavano in Via Porpora), mentre nell’aerofotogrammetrico dello stesso anno l’edificio è già dato per demolito.
Ecco perchè la demolizione è databile con precisione al 1965.
L’orrendo edificio che ne ha preso il posto è invece databile alla seconda metà degli anni ’80.
Buonasera a tutti,
come sempre bellissime foto,ottimi commenti e………stupendi ricordi!
Un’altro orrendo palazzo secondo me ha rovinato piazzale Loreto, il “palazzo di fuoco” del 1959.
Certo da bambini faceva un grande effetto quando la sera “accendevano” l’incendio, sembrava quasi magico ma alla fine è rimasto uno squallido palazzo tutto di vetri penso mai lavati da allora…………… bah!
Immagino che sia questo il palazzo a cui ti riferivi (quello di sinistra, intendo) vero?
Già proprio lui! brutto brutto brutto!
Grazie per l’eccezione del colore!
Non è certo bello, oggigiorno, il viale….forse non era bello nemmeno quando ci passavano i tram, nonostante i ricordi nostalgici di chi abitava lì all’epoca, forse ricordando le vie adiacenti; personalmente non ricordo d’aver mai visto i tram urbani o foresi che fossero… in effetti le mie prime frequentazioni di C.so Buenos Ayres risalgono al periodo della costruenda Linea 1 del metrò….per cui non ho ricordo nè di binari tranviari o alberi…per cui le foto del corso viste in seguito sono state una piacevole sorpresa per me, pur nel dispiacere di tale perdita…..
Il primo vero ricordo visivo che ho è mentre entro in una libreria, l’unica rimasta, oggi, sul Corso mi pare, e davanti a me vedo una palizzata da dove provengono rumori d’escavazione….mi ricordo anche il libro: Bob Dylan, testi delle canzoni e poesie……
Per il Viale, invece, ho dei cari ricordi di un amore di gioventù, durante una “meravigliosa” estate, andando verso Lesmo….i punti fissi trafficati…Precotto….la Marelli…il cavalcavia….la ferrovia, la piazza e poi dritto verso Monza…la vista del campanile in quell’enorme quadrivio all’entrata della cittadina, prima di girare a destra seguendo il Lambro, poi ancora a destra sul ponte…poi diritto…fino a seguire le mura del Parco…Camparada….ed infine Lesmo…. e poi il triste ritorno…la sera…meglio….la tarda notte ….. magari pigiando un po’ sull’cceleratore … semafori e gatti nottambuli permettendo … cavoli…c’era un punto dove i semafori smettevano la sincronia e il mio spirito da pilota d’autodromo veniva frenato…se ben ricordo appena dopo i caselli del Dazio ( a Gorla?)…con una sequela di rossi continui…ultimo punto fisso…dopo via dei Transiti…la tenda veneziana di un balcone che sberluccicava per il riflesso del lampione stradale sottostante…a quel punto sapevo che mancavano un centinaio di metri a P.le Loreto…l’ultima volta di quell’estate…non mi vergogno a dirlo…guidai con un po’ di magone….il giorno dopo sarei tornato a Lesmo per andare a Linate…lì sì che avrei “caragnato”…tanto può una cotta….
Tornai ancora a Lesmo ma lo spirito di quell’estate non ebbe eguali… Come lavora il cervello…forse non ricordo il nome esatto delle vie ma ho accumulato tanti ricordi visivi…tante ditte…tanti caseggiati…dei campi da tennis….un grande magazzino..sarà stata l’emozione? Tutti quei riferimenti però sono ormai scomparsi…come dovetti constatare molti anni dopo facendo la stessa strada…continue domande…ma dov’è?…ma dov’è?….e quel palazzo non…?…ma non si girava a destra qui?… Ma come si dice: Tout passe, tout lasse, tout casse, tout se remplace….
Non importa se sbagli qualcosa (per esempio il Dazio, tuttora esistente, è all’altezza di Via Galeno, quin di Villa San Giovanni), contano i ricordi.
Causa lavori MM1, tu non hai mai visto i binari in Viale Monza.
Io che ho vissuto trent’anni in Via Padova i binari li ricordo bene, ma solo perchè non furono smantellati (al contrario della linea aerea).
Mio padre, che si trasferì a Milano nel 1960, ricorda che solo pochi mesi prima i tram extraurbani percorrevano ancora Via Padova…
Pensa che da ragazzo ero convinto che i binari in Via Chavez e Via Fanfulla da Lodi, fossero serviti per collegamento al deposito Leoncavallo…
Anch’io manco da molto da Milano e so già che tornandovi, troverò molte cose cambiate (in meglio o in peggio…).
Forse lo stgupore sarà minore, perchè con Google maps e simili ho potuto “metabolizzare” alcuni cambiamenti, però tornando nei luoghi dell’infanzia il confronto con i ricordi sarà inevitabile.
Che bello vedere com’era la Milano di una volta, e se i Bastioni di porta Venezia erano la zona di nascita di mio marito (via Casati, anzi proprio nella casa al nr.18 dove ora c’è l’albergo Casati), viale Monza, per la precisione la via Rovereto che menzioni, vicino al Trotter, è la zona dove risiediamo quando ci rechiamo qui.
🙂
Loredana
Peccato Ottavio, ti sei perso il bello del “mio”Corso Buenos Aires!
Gentilissima Giulia…sì mi sono perso quel Buenos Ayres, ma avendo lavorato lì vicino per circa vent’anni l’ho poi frequentato tantissimo soprattutto le librerie, nel loro sviluppo nel corso degli anni, soprattutto “La libreria del Corso” da me molto amata e quella sotto la galleria vicino a via Plinio….quella di fianco a Via San Gregorio, e la Feltrinelli verso Regina Giovanna…e il negozio di dischi vicino a Piazza Argentina e quello fornitissimo in Via Stradivari e quello di Via Caretta…un amore intellettuale piuttosto che architettonico…e la drogheria fornitissima prima di via Palestrina? Mi è dispiaciuto il decadimento verso la sua trasformazione in strada di outlet di vestiario….magari a qualcuno piace di più…benché, anch’io, un giorno…frequentando un corso alle Scuole civiche di via Casati…vidi un pull-over che ho ancora adesso (dopo quasi trent’anni, incredibile)…. E dopo una dieta dimagrante forzata…non avendo più vestiti…feci il pieno di calzoni e camicie nel grande emporio in via Melzo…quello che occupava un intero caseggiato…..Dimenticavo il negozio di cibo tedesco…quanto pane di segale e succhi di frutta…..
Talvolta mangiavo al Motta (o Alemagna?) di via Vitruvio…dopo aver guardato le vetrine del negozio di pietre dure qualche metro prima….addirittura mi azzardai a mangiare anche il pollo fritto del Colonnello Sanders (Kentuky Fried Chicken) che per un certo periodo si appoggiò a quel negozio….un gran successo….ne avete più visti in Italia? Io no!!!
Ma non è vero apprezzo anche l’aspetto architettonico…così com’è combinato, il viale… mi è sempre sembrata una di quelle vie che si vedono nei panorami di città americane….sarà quello che ha portato la strada ad avere una vocazione internazionale? E Piazza Lavater? E via Jan? tutte vie caratteristiche….Ah dimenticavo la libreria yoga di Via Spallanzani ci persi delle ore…..dai primi gerenti fanatici di culti orientali fino all’ultimo piuttosto diabolico nelle scelte…ma a quel punto lo frequentai meno…e da lì le vecchie vie come la via Melzo….Ah e il ristorante “Il Transatlantico” in via Malpighi…sempre fatto bellissime figure con ospiti maschili e femminili…quanto meno per le bellissime decorazioni liberty……..meno piaciuta la pizzeria di fianco…mi fugge il nome… troppo rumorosa Se devo avere una preferenza, però, dal punto di vista architettonico preferisco la Benedetto Marcello più tranquilla (ma non al sabato col mercato)…..
Insomma non avrò visto i tram e le piante…ma mi sembra di aver passato molto tempo su e giù per i marciapiedi di Buenos Ayeres…ditelo all’Ascobayres…magari uno sconto…….
Episodio clou: Con la ragazza del momento…nella notte dei tempi…ho battuto il record di lentezza di percorrenza dalle 15.00 alle 18.00…alla ricerca di un paio di pantaloni (del 46) che calzassero perfettamente….battuta udita da una commessa: “Quela lì la dis che la gh’ha la quarantases ma mi a ghe porti la quarantott se la ghe va ben…ben… se no s’ciao…” Non raccontai questo alla ragazza però…..
Ho letto e riletto questa lunghissima risposta,ho fatto un viaggio nel tempo perchè ho fatto anche io gli stessi percorsi per tanti anni, in via Vitruvio era il Motta, l’Alemagna era all’angolo di viale Tunisia,la drogheria era proprio sul corso poco prima di piazza Argentina,negozio stupendo e indimenticabile.
Alle scuole civiche via Tadino angolo Casati ho fatto le elementari, in via casati ci abitava mia zia trasferitasi poi in via Melzo.Benedetto Marcello a me piace la fontana anche se non so se è ancora in funzione, il mercato era bello quando portavano le verdure col carretto tirato dai cavalli.
A me non piace questo “americanizzare” tutto, ti aggiungo un’altra bontà del corso, il cono di lattemiele del bar Tesoro…………….
Sarebbe bello che l’Ascobayres ci facesse uno sconto, a me dovrebbe farlo maxi perchè spesso da piccola ho lasciato la pelle delle ginocchia e delle mani sui marciapiedi e, siccome sono sfortunata, quasi sempre quando c’era il catrame fresco con quei bei sassolini fini fini che si appiccicavano stupendamente!
Ringrazio comunque Vecchiamilano per queste opportunità di poter scambiare due chiacchiere ricordando tante cose belle.
A presto
Giulia
Mi si permetta di riprendere il discorso iniziale: effettivamente quello di piazzale Loreto era un quadrivio tranviario di linee interurbane (mi scuso per l’imprecisione!). Grazie Gabriele anche per la stupenda ed inedita (per me) foto allegata con una veduta di piazzale Loreto verso la bella via Andrea Doria alberata (!). Concordo pure con te e con Vecchia Milano: l’ordine che si nota in quelle vecchie foto è dovuto soprattutto al fatto che c’erano poche automobili. Però sono sempre convinto che una via cittadina in cui sono presenti i binari tranviari è meno anonima e caotica, è, diciamo così, “personalizzata” proprio dal passaggio del tram. Per quanto riguarda i parcheggi, mi chiedo, se si dovrà permettere per sempre di lasciare la propria vettura in sosta sulle pubbliche strade. Il “senso civico comune” latita sempre di più!
Per la verità mi sono reso conto di aver scritto una cosa imprecisa.
Tramviariamente parlando, Piazzale Loreto “nasce” come bivio (da B. Aires verso Monza/Padova). Diventa quadrivio con lo spostamento in B. Marcello (1931), del Capolinea delle tramvie per Vaprio e Vimercate.
E per la verità è qualcosa di più, ma non anticipo altro, perchè sarà argomento di un articolo (tempo tiranno che non mi permette di dedicare il tempo che vorrei…).
La sosta lungo le strade pubbliche è nata in un periodo, che per l’esiguo numero di auto e lo scarso traffico, non creava “disturbo” (anche se ho visto foto degli anni ’30 con Piazza cordusio già congestionata).
Purtoppo a fronte del boom di acquisti di automobili negli anni 50 e 60, solo in tempi più recenti (e dopo che si era costruito moltissimo) sono state introdotte le norme che prevedono i parcheggi pertinenziali furono introdotte solo con la legge 765/67 (1mq ogni 20 mc di volume realizzato).
Successivamente con la legge Tognoli (122/89) le aree per parcheggi pertinenziali furono raddoppiate (1 mq ogni 10 mc di volume realizzato).
Ma ormai il danno era fatto: interi quartieri erano stati costruiti senza spazi per i parcheggi.
Ovviamente la scarisità di parcheggi non autorizza in alcun modo la sosta selvaggia, cui spesso assistiamo guardando le nostre città.
Non sono ingegnere nè pianificatore…piuttosto un “spuasentenz” per parlare di traffico cittadino…ma “mi ricordo” (tipico gergo da andeghee) che negli anni cinquanta a Milano, si arrivava…e si parchggiava…tranquilli dovunque… non discutendo sull’opportunità di girare la città in macchina, vexata quaestio, ma che sempre dipende se ci sono mezzi alternativi…e allora non ci si ponevano certi problemi….era bello parcheggiare in Piazzetta Pattari, o dietro al Duomo…Comunque…cominciava il boom, l’industria automobilistica (dite un nome) premeva per espandersi…le autorità pensavano a grandi vie di traffico lungo l’Italia…..ma in città (nelle città) lo spazio sembrava bastare…le case difficilmente venivano costruite pensando che 60 o 70 famiglie residenti potevano aver bisogno di almeno un posto macchina ciascheduna…non parliamo dei vecchi edifici dove se c’era un box…massimo quattro o cinque…erano per i negozianti…..magari per el scior dottor e per el piazzista… uniche zone critiche cittadine la Fiera durante le esposizioni e San Siro durante il derby….
Nel ’57 andai a Roma e già in quella città, nonostante ci fosse ancora spazio per parcheggiare, alla sera era impressionante vedere tutti i marciapiedi contornati da auto senza soluzione di continuità….mentre: “Nunc a Milan invece…” – Insomma penso che le autorità….classiche a muoversi come bradipi…si siano lasciate travolgere dal problema….si poteva ancora vivere ancora negli anni ’70….ma c’erano già prodromi allarmantii ( vedi il Cavalcavia Monteceneri da un’altra parte del blog) ed improvvisamente la città scoppiò…. accompagnata anche da provvedimenti tampone tardivi…zone riservate….sensi unici….etc. panacee che di solito colpiscono malamente improvvise sulle abitudini, cosicchè ci si trova con ammonticchiamenti subitanei di auto nei luoghi dove ancora “si può”.
Riassumendo: Fra i ’50 e ’70, cieche o improvvide le autorità non hanno pensato a creare dei sistemi anti-intasamento definitivi….che so…obbligare tutte le case ad avere tot posti macchina per appartamento….anche le case popolari…nonostante che gli uffici preposti pensino forse che ci sia gente così indigente che non può avere un’auto…può ben essere ma venissero a vedere…oppure costruire parcheggi dedicati nei quartieri e nei capolinea in periferia….Trasporti pubblici ben definiti e protetti. Ma non sono ingegnere chi sa può ben pensare quante soluzioni sarebbero possibili….Forse ora si sono svegliati ma è difficile trovare soluzioni “a favore” quando per anni si sono cercate solo soluzioni “contro”……ed in un luogo ristretto e intasato come Milano o qualsiasi altra città secolare italiana….facili gli americani loro demoliscono e ricostruiscono nel giro di un lustro………
D’altronde, nonostante io non sempre, anzi spesso, sia d’accordo con l’ex vice sindaco De Corato costui mi è piaciuto quando durante un’intervista telefonica di una signora che si lamentava perchè non poteva raggiungere Buenos Ayres in auto rispose: “Ma mi spiega perché deve proprio raggiungere il Corso in auto?” – D’accordo… sì…in quel caso….ma dipende comunque sempre dal perché si debba andare in un posto…viaggio abituale? Alla fine ci si adatta… viaggio contingente? Perchè ostacolare vessatamente casi specifici o singoli o importanti? E da lì le lamentele….
Scusate se sono prolisso…spero di aver esposto chiaramente il mio pensiero…Ingegneri, periti e programmatori non me ne voglino…anzi mi chiariscano…..saluti e grazie per il sito….
Hai ragione quando dici che gli amministratori dell’epoca, si sono mossi con colpevole ritardo, non avendo saputo prevedere il trend del numero di veicoli circolanti.
Io che sono ingegnere (laureato con una tesima urbanistica…) ho citato appositamente le due leggi che si sono occupate di parcheggi: la prima dell’agosto 1967 (e che ha avuto effetto per le costruzioni ultimate dal 70 in poi), la seconda del 1989, in piena emergenza (e non caso voluta da Carlo Tognoli, ex Sindaco di Milano).
Quanto a De Corato… classico esempio di chi predica bene e razzola male, considerando che nei forum sui trasporti pubblici milanesi è considerato uno di coloro che più di altri ha contribuito a danneggiare il sistema dei trasporti pubblici (in particolare del sistema tramviario) a Milano.
Se uno guarda alla rete di superficie che c’era ante metropolitana ed improvvidamnete smantellata (opera peraltro proseguita negli anni), confrontata con quella attuale, si potrebbe porre legittimamente la seguente domanda…
L’uso massiccio del mezzo privato è la causa della riduzione della rete di mezzi pubblici o ne è una conseguenza?
Splendida mappa. Via Lumiere non era ancora stata costruita.
Le piantine dell’epoca difficilmente andavano oltre Loreto, ho a casa una piantina tra il 1900 e il 1910 non ricordo dove oltre Loreto si vedevano solo campi e piccoli agglomerati. Poi ne ho una del 1930 dove gia la toponomastica ha i nomi attuali a parte qualche eccezione.
Quella piantina deve essere tra il 1910 e il 1930…
sono alla ricerca di fotografie di Via Palestrina anni 1910-1930, qualcuno può aiutarmi?
grazie
maurizio