“porto di mare… fermata porto di mare”
In viaggio sulla linea gialla della metropolitana di Milano tra le stazioni di Corvetto e Rogoredo potreste imbattervi in questo annuncio nella fermata intermedia.
Porto di Mare… eppure la fermata si trova in via Cassinis all’altezza di via Fabio Massimo o al massimo di via Gaggia a seconda del lato della carreggiata da cui uscireste… e all’uscita non si può che notare dei casermoni in cemento degni della tipica periferia estrema milanese, il vecchio inizio dell’autostrada del Sole (oggi relegato a raccordo verso la tangenziale Est) e un parco.
Un parco che per certi versi rievoca la ben più famosa “Montagnetta di San Siro” (al secolo Monte Stella) con tutti i suoi terrapieni che portano a supporre la natura artificiale di quest’ultimi. Dei riporti di terra, degli scavi che furono fatti e poi abbandonati per tornare a diventare “verde pubblico”.
Entrando nel parco ecco addirittura apparire dei piccoli alvei, proprio come se lì dentro non mancasse che l’acqua per riempirli, acqua che però non è mai giunta fino a lì…
Questo è il Porto di Mare, anche se chiunque potrebbe darmi del “suonato”: in un porto ci sono natanti, gru per il carico e scarico e soprattutto ci dev’essere il mare o almeno l’acqua!!! E poi il porto di Milano fino agli anni settanta non è stata la Darsena??
Torniamo indietro nel tempo di un secolo e sveliamo il mistero…
Intorno al 1900, il traffico nautico sui Navigli milanesi era molto congestionato: non più per il marmo del Duomo, ma per il trasporto di sabbia e altri materiali presenti sul Lago Maggiore.
Inoltre era già in atto il già più volte citato piano regolare (PRG) Beruto del 1884 che prevedeva la scomparsa dei canali dal centro città. In questi anni l’Ing. Paribelli del Genio Civile propose di creare un nuovo porto che mettesse in comunicazione Milano al mare (naturalmente via Po).
L’area di Rogoredo fu ritenuta molto vantaggiosa per questo progetto: era un area rurale ancora all’esterno della grande espansione della città dove avrebbero potuto facilmente insediarsi molte industrie e, non ultimo, è l’area dove naturalmente tendono a convogliare tutte le acque del milanese (vedi articolo sui canali di Milano 1 e 2). Inoltre la creazione di questa nuova Darsena avrebbe potuto portare alla dismissione della storica con conseguente completa attuazione del PRG.
Nel 1917 il Comune di Milano, approvò il progetto. Si ottennero i permessi necessari e nel triennio 1919-1922 si iniziò a scavare il Porto di Milano…ma nel 1922 i lavori vennero immediatamente bloccati.
Negli anni ’30 il progetto venne ripreso dall’Ing. Baselli del Comune e ampliato nel suo contesto. Si pensava di realizzare un collegamento tra il Naviglio Pavese e l’area di Rogoredo con un nuovo canale, addirittura si parlava di un nuovo Naviglio Grande dal Lago Maggiore al Porto di Rogoredo e un canale di comunicazione Milano-Cremona per raggiungere il Po. Nel 1941 il progetto era pronto…ma nuovamente non partì, bloccato anche dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1953, finita la Guerra, il Comune tornò nuovamente sul progetto ma per la terza volta rimase tutto fermo.
Nel 1972 intervenne la Regione Lombardia, dichiarando che l’opera era prioritaria per i commerci. Venne fondato un consorzio apposito (il Consorzio Canale Milano-Cremona), acquistati i terreni e…scavato neanche 20 km di Canale tra Cremona e l’Adda. Nient’altro.
Nel frattempo il 31 marzo 1979 l’ultimo barcone giungeva in Darsena col suo carico di sabbia. Fu la fine degli usi commerciali delle vie d’acqua milanesi. Milano da quel giorno rimarrà una città senza porto.
Il progetto “Porto di Mare” rimase sempre bloccato. Nel 1991 arrivò anche la Metropolitana (a cui venne dedicata l’opera mai conclusa, in origine il nome della fermata doveva essere “Fabio Massimo”) ma dell’acqua e dei battelli non se ne vedeva nulla all’orizzonte.
Nel 2000 il Consorzio fu messo in liquidazione, liquidando così anche l’ultima speranza di vedere un porto commerciale a Milano. Il canale scavato da Cremona verso l’Adda giace tra i campi inutilizzato, addirittura negli ultimi anni si è reso anche responsabile di danni ai campi vicini a causa dell’assenza totale di manutenzione e la Regione dovrà sborsare altri soldi per risistemare l’alveo.
Nel 2009, infine, il colpo di grazia venne dal progetto di costruire nella zona la “Cittadella della Giustizia” andando così a far naufragare definitivamente il progetto del porto e a distruggere un’ulteriore area verde di Milano.
Bellissima!!!!
Non pensavo proprio che qualcuno avesse ancora una foto cosi bella,anzi, bellissima. Sono veramente commosso a rivedere un posto così bello e ” sano” dove avevo trascorso molte giornate in barca.
Ringrazio Gianluca Macis anche per l’ottimo articolo che spiega le sparizione del Porto di Mare e naturalmente Ottavio per la sua indicazione di “milano sparita”.
Giulio32
Tra le spiegazioni della sparizione del porto di mare, non trovo l’unica, e vera.
Il comune di Milano a meta degli anni 50, con la scusa della bonifica, lo riempi di spazzatura.
Tutto il resto, noi corrisponde a verità.
Penso che fino agli anni 60 rimase cosi, io ci andavo a pescare con mio zio in Vespa, poi hanno incominciato a riempirlo di spazzatura e i laghetti sono spariti!
quì ci sono le mie radici, sono nata alla Macedonio Melloni di Milano e ho abitato per 4 anni in questo posto e meno male che esiste internet e persone che piace fare queste cose di ricerca..
Anche io sono nato alla macedonia e melloni;ma una volta si nasceva quasi tutti li,noi MILANESI!!
Ciao Luciana
Ciao Evardo! di che anno sei tu? io 1952
Mi ero già presentato in precedenza: sono un vostro grande fan da tempo; e leggervi mi fa sempre tornare in mente quando da bambino mio nonno mi raccontava dei vecchi navigli, o della vista delle Alpi che si godeva dai bastioni di porta romana quando era lui ad essere giovane. Ho una sfida per voi: se andate in via dei Pellegrini fino all’angolo con via Cassolo, vi troverete a rasentare un muro antico in mattoni che stona coi condomini anni ’60 che contiene: vicino all’angolo (ormai non mi ricordo più da che parte), sollevando l’edera (sempre che ci sia ancora) troverete un grosso stemma in ghisa incastonato nel muro. Mio nonno sosteneva che le case costruite fossero frutto di un abuso edilizio su un palazzo storico, e che la sovraintendenza per salvare capra e cavoli fermò all’ultimo la demolizione, lasciando quel piccolo pezzo di muro; e le case, destinate a politici e imprenditori, furono in parte date come alloggi popolari per giustificare il “misfatto”. Su un libro che parla della storia di porta romana, vidi invece che l’area almeno fino al ‘700 apparteneva ad un convento/chiesa, ma con l’avvento di Maria Teresa e di Napoleone la notizia è quantomai di dubbia utilità. Vi ho detto quello che so, ora lascio a voi il mistero. Cordialmente
(Per i moderatori: non son sicuro di avervi inviato il messaggio perchè ero sloggato dall’account, se ne ricevete due ovviamente pubblicatene uno solo)
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Ho deciso che per qualche lunedì, inizio la settimana “ribloggando” qualche post interessante di altri blog
Quanti ricordi… Negli anni 50′ abitavamo a Porta Romana e la domenica si andava in gita a Porto di mare. Il mezzo di trasporto? La bicicletta: mio papà pedalava, io seduta nel seggiolino appesa al manubrio, mia mamma seduta sul portapacchi dietro, mio fratello ci seguiva con la sua bicicletta Quelli si che erano bei tempi!!!
Grazie per il bellissimo blog:: leggervi è un ritorno piacevole nel passato!
(In merito ai canali di Milano:i ricordo che quando da bambina si andava a trovare uno zio che abitava in via Capecelatro, in zona San Siro, nel mezzo della via c’era un grande canale, ma purtroppo non ho nessuna notizia in merito… )
in capecelatro c’era una roggia…. che poi arrivava verso l’arzaga o scendeva dall’arzaga…. anni 1950…
oggi ero in quartiere e ho visto che stanno prolungando e raccordando con una ciclabile il tratto Omero/depuratore acque in san Dionigi. La ciclabile lambisce all’inizio la chiesetta dei SS. Nabore e Felice. si sta facendo un buon lavoro, in quanto poi permetterà a chi in bicicletta partirà da Corvetto e potrà così arrivare all’abbazia di Chiaravalle
Marino… grazie mi dai bordone per un appunto…. il Parchetto Vettabia con futuro-in fieri-promettente… grazie anche a quel raccordo ciclabile ha una bella sbarra con cartellone: “Divieto di transito auto”…. l’anno scorso ci son passato con la mia nipotina grande e e successivamente con quella più piccola ed un’altra volta ancora con quest’ultima… ebbene tutte e tre le volte la sbarra era alzata e in un paio di occasioni ho visto passare automobili… niente di strano se la sbarra fosse chiusa (permesso di transito?)… ma essendo la sbarra sollevata, la cosa mi ha insospettito… qualcuno può ragguagliarmi su eventuali progressi o “classico” abbandono di bene pubblico con conseguente “classico” comportamento italico ? Sempre sospettoso… lo so… ma la mia età mi permettere di avere una minima esperienza de’miei polli…. Notevole lo sviluppo della conoscenza della chiesetta…. da mero reperto del medioevo a insigne testimonianza di verace storia cittadina….Non l’ho ancora visitata dopo il rinvenimento delle tombe… magari adesso, passato un minimo di tempo, ti lasciano anche dare un’occhiata…. in questi giorni ci provo….. A risentirci….
sono nato nel lontano 1946 in piazza Gabrio Rosa, e da piccolo passavo i miei pomeriggi al porto di mare,ho visto il laghetto asciugarsi e ho visto lo stesso trasformarsi in una discarica (vi posso assicurare che sotto a quei prati ci sono metri e metri di rifiuti di tutti i generi) peccato!
Dimenticando tutto ciò, si farnetica di costruire un’idrovia Locarno-Venezia per collegare due festival del cinema (i film viaggiano su chiatte?), due Stati e quattro regioni in 550 km. SI sta facendo la via d’acqua devastando i parchi a ovest. E ancora più folle, riesumare i navigli dopo 60 anni buttando all’aria la città.
Ma il colmo è che questi progetti demenziali sono sbandierati proprio con slogan di sostenibilità e vivibilità, mentre provocherebbero cantieri interminabili che producono l’esatto contrario. Le auto a idrogeno saranno ecologiche, ma rottamare tutte quelle a benzina e petrolio decisamente no
Il ritorno agli antichi splendori è la parola d’ordine di tutti gli esaltati, da Mussolini con la Roma imperiale a Pol Pot con la civiltà Khmer e Bossi con i Celti.
leggendo mi pare che alcune decisioni vengono prese sulla pelle della gente.
Peccato, perché la Storia dovrebbe insegnare qualcosa, ma mi pare che la classe politica italiana in genere, non riesce a far progredire il Paese. Anzi teglia le ali ad eventuali voli, non legati al pura gaudagno
Era l’anno 1939 quando sono nato in via dei 500 al famigerato N°19 La chiamavano “Kasba” ,casa dei sfrattati,conosciuta come covo di personaggi poco rassicuranti,.Durante e dopo la guerra per mancanza fondi comincio’ il degrado: lI palazzo era diviso in settori. la mega lavanderia le docce e le cucine collettive si trovavano nell’ immenso seminterrato, chiuso nel 1943 per mancanza d’acqua calda e per la mancata manutenzione.Rimaneva l’attrezzatissima cucina gestita dalle suore che durante il periodo bellico ha sfamato il caseggiato come meglio potevano.Poi partirono anche le suore,e con le suore chiuse anche l’asilo e la chiesetta per le funzioni domenicali.La portineria era gestita dai vigili urbani che facevano da guardie del caseggiato e anche da portieri, rimasero fino 1948 circa..Le cantine trasformate in rifugi antiaerei con puntellature in travi di legno nel 1940 furono a fine guerra saccheggiati del prezioso legname per alimentare le stufette delle famiglie
.I piani superiori erano riservati alle famiglie dove alloggiavano genitori e figli in stanze di massimo 40 metri quadri. Le famiglie erano composte in media da genitori e nonni con non meno di 3 figli,A meta’ del corridoio c’erano 2 gabinetti e 2 lavandini che servivano le 7 famiglie.
… Il PORTO DI MARE con la sua campagna era la piscina di oggi.L’acqua era pulita si poteva fare il bagno,pescare, prendere il sole, giocare .Purtroppo il laghetto pretendeva quasi tutti gli anni la sua vittima.Difficilmente l’estate passava senza che ci fosse un morto annegato.
Malgrado tutto penso all’amicizia, alla solidarieta’ di quel tempo dove d’estate le porte di casa venivano sostituite da tende.A maggio mi toglievo le scarpe per poi calzarle a settembre.Oggi quando mi capita di tornare col pensiero a quei tempi mi prende una dolce malinconia..sara’ che sono passati tanti anni e il tempo addolcisce l’animo.
Buon giorno Angelo io sono nato a porto di mare nel 1950. Ero e sono il 6° di 7 fratelli ed eravamo baraccati a pochi metri dal laghetto. ho pochi ricordi e da tempo sto cercando delle foto fate all’epoca. lei non mi può aiutare? grazie
Mia Mamma era del 1930. mia Zia del ’28.. tute e due si ricordavano benissimo delle domeniche passate al ”porto di Mare” quando erano ragazze.
Nate in Via Polesine al 23 (figlie della portinaia di allora)
Sono cresciuto alla bettolina via bessarione e andavo a piedi al porto di mare che bei ricordi poi nacque la baraccopoli e il lago si ritirava piano piano fino a sparire oggi montagne di rifiuti coperti dal verde che tristezza!!!!!
Per fortuna che i progetti della Cittadella della giustizia ed anche della Cittadella dello sport non siano andati a buon fine!
Nato alla Macedonio Melloni nel 1947, abito dal 1950 al “CORVETTO”. Ho imparato a nuotare e pescare al Porto di Mare. L’ho visto che si prosciugava e poi trasformato in discarica e poi in Parco. Quanti ricordi!