di Gianluca Macis
I progetti per l’imminente Expo del 2015 spesso parlano di vie d’acqua per raggiungere l’area dove sorgerà il sito; inoltre dai risultati del recente referendum riguardo la valorizzazione dei navigli, i milanesi hanno accolto con grande entusiasmo l’idea di restituire i corsi d’acqua a Milano.
Restituire… avete letto benissimo, non è un errore di battitura ma non molti sanno che a Milano scorre un labirinto di corsi d’acqua che si intersecano sotto la città.
Già dal precedente articolo sulla tombinatura del fiume Olona si è capito qual è stata la politica delle giunte milanesi dell’ultimo secolo: coprire, nascondere e cancellare il passato fluviale di Milano.
Queste decisioni appaiono molto criticate al giorno d’oggi; purtroppo l’aumento costante del traffico automobilistico e l’inquinamento crescente delle acque (non dimentichiamo che Milano fino al 2003 non disponeva di un sistema di depurazione delle acque efficace) non lasciarono scampo ai canali milanesi.
Il sottosuolo di Milano, oltre a una ricca presenza di acqua da fontanili e risorgive (gli utenti delle metropolitane conoscono benissimo il problema della falda acquifera per i frequenti allagamenti dovuti a questo fenomeno), può vantare moltissimi corsi d’acqua sotterranei.
Creare una mappa, o citarne tutti i nomi sarebbe un lavoro da ingegnere esperto del servizio idrico milanese pertanto mi limiterò a descrivere i tratti principali e i rami più importanti.
Naviglio Martesana, Seveso e Cavo Redefosssi
Il naviglio della Martesana fu costruito tra il 1460 e il 1496 (anno in cui fu raggiunta la fossa interna presso San Marco). La diga di “presa” del naviglio si trova a Trezzo sull’Adda. Il suo percorso cittadino in origine percorreva completamente l’odierna via Melchiorre Gioia.
Giunto al Ponte delle Gabelle (attuale viale Montegrappa angolo Melchiorre Gioia) entrava attraverso i Bastioni in città, proseguiva lungo la via San Marco fino a creare il “Tombone di San Marco” (el Tumbun in dialetto) dove infine sfociava nella cerchia interna dei Navigli nell’attuale via Fatebenefratelli.
Il Seveso invece è un torrente che nasce a Cavallasca (CO) sul monte Sasso e attraversa tutta la Brianza fino ad entrare a Milano in zona Niguarda. Il corso è stato deviato in antichità dai Romani per creare il Grande Sevese e il Piccolo Sevese, due canali difensivi lungo le Mura repubblicane. Nel 1471, quando la Martesana giunse alla Cascina de Pomm, il Seveso venne deviato per ricevere le acque in eccesso della Martesana fino al 1496 quando ,completata la Martesana, il Seveso ne divenne un affluente.
Il Cavo Redefossi nasce nel 1783 circa dal Naviglio Martesana al ponte delle Gabelle con lo scopo di evitare le esondazioni del naviglio nei periodi di piena (ricordando che in quel punto il naviglio ha appena ricevuto le acque del Seveso).
Percorrendo i viali di circonvallazione dei Bastioni orientali (fungendo quindi anche da fossato difensivo) porta le sue acque da Porta Nuova fino a Porta Romana (attuale piazza Medaglie d’Oro) dove devia verso Sud e, percorrendo tutto l’attuale Corso Lodi, porta le sue acque a Melegnano dove sfocia nel Lambro (dopo aver ricevuto anche la Vettabbia, di cui parleremo più avanti).
La situazione attuale: attualmente in superficie scorre solo la Martesana fino a Cascina de Pomm; da quel punto inizia il suo percorso sotterraneo lungo la via Melchiorre Gioia.
Il Seveso sul territorio di Milano è interamente tombinato; inizia il suo percorso sotterraneo in via Ornato e sfocia nella Martesana alla confluenza tra via Carissimi e via Gioia.
Nonostante il suo percorso sotterraneo riesce spesso a far parlare di sé per le continue esondazioni in zona Niguarda che avvengono con una frequenza impressionante al minimo aumento di portata; la costruzione del Canale Scolmatore di Nord – Ovest e di una griglia di decantazione prima della tombinatura non hanno portato a un miglioramento sperato.
Al Ponte delle Gabelle, interrato nel manto stradale, esiste tutt’ora la diga che dà origine al cavo Redefossi (vedi schema).
La maggior parte delle acque della Martesana viene sversata nel Redefossi che percorre sotterraneo tutta la circonvallazione dei Bastioni (via Monte Santo, viale Vittorio Veneto, viale Piave, viale Premuda e viale Monte Nero) fino a Corso Lodi dove scorre sempre sotterraneo fino a rivedere la luce a San Donato Milanese e San Giuliano anche se in tempi recentissimi si sta provvedendo alla tombinatura anche di questo tratto.
Dal Ponte delle Gabelle esiste ancora un piccolo canale che porta una minima quantità d’acqua lungo la via San Marco e da lì a mezzo del Cavo Borgonuovo (che percorre la via omonima) a rifornire il Grande Sevese che nasce sotto via Montenapoleone.
Grande Sevese, Piccolo Sevese, Ticinello e Vettabbia
Il Grande Sevese e il Piccolo Sevese sono due canali scavati in età romana (all’incirca in età repubblicana), derivati da una deviazione del torrente Seveso a Nord della città (detta Sevesetto). Il Grande Sevese costeggiava le mura romane dal lato orientale mentre il Piccolo Sevese seguiva lo stesso percorso dal lato occidentale. Dalla loro unione, che avveniva nella zona dell’attuale Parco delle Basiliche, nasceva la Vettabbia.
La Vettabbia è un canale che nasceva appunto come detto in precedenza dalla confluenza del Grande e Piccolo Sevese nell’attuale Parco delle Basiliche. Il suo percorso puntava verso sud/est andando ad intercettare il Lambro. In epoca romana, riceveva anche portata dell’Olona deviato dai romani per rifornire la fossa difensiva occidentale.
Il Cavo Ticinello (da non confondere con il canale omonimo che scorreva al confine con la provincia di Pavia da Abbiategrasso a Bereguardo) è un canale che trae le sue acque dalla Darsena dal lato di Porta Ticinese. Era utilizzato come canale scolmatore già da prima che venisse scavato il Naviglio Pavese. Il suo percorso è parallelo alla Vettabbia in uscita da Milano andando a sfociare nel Lambro Meridionale.
La situazione attuale: probabilmente il percorso di questi canali è la parte più affascinante di tutta la ricerca poiché ne esiste ancora buona parte in pieno centro anche se è stata completamente assorbita e celata nel manto stradale.
Il Grande Sevese scorre tutt’ora per il centro cittadino; il rifornimento d’acqua è assicurato dalla minima portata garantita dal canale sotterraneo di via San Marco (derivato dalla Martesana) che fa giungere le acque in via Montenapoleone (attuale inizio del Grande Sevese) tramite il Cavo Borgonuovo, sotto l’omonima via.
Da via Montenapoleone raggiunge piazza San Babila e completamente interrato arriva in via Larga (a pochi passi dal Duomo!!!) e da lì percorrendo le piccole vie del centro giunge al Parco dietro la basilica di San Lorenzo dove incontrandosi con il Piccolo Sevese formano il canale della Vetra che, sempre sotterraneo, sfocia nella Vettabbia.
Il Piccolo Sevese invece scorre sotto il manto stradale da Foro Bonaparte ang. Via Tivoli, alimentato probabilmente dalla Roggia Castello che arriva da nord passando a fianco del cimitero Monumentale.
Tramite le vie del centro (passando sotto via San Giovanni sul Muro, Corso Magenta e via Nirone) giunge in zona del Carrobbio e da lì in piazza Vetra dove si unisce, come già detto, al Grande Sevese nel canale della Vetra e poi nella Vettabbia.
L’attuale roggia Vettabbia (molto limitata se si pensa che in passato era un canale navigabile!) nasce appunto sotto il parco delle Basiliche dal canale della Vetra.
Percorre interrata via Calatafimi, via Col Moschin e via Castelbarco. Esce allo scoperto in viale Toscana angolo Via Bazzi (coperto però da un cartellone pubblicitario!) e a cielo aperto attraversa il quartiere ex OM (quartiere Spadolini), il Vigentino fino a sfociare nel Redefossi dopo Melegnano.
Il Cavo Ticinello invece è molto più misterioso rispetto alla Vettabbia.
Sappiamo che in Darsena esce dalle chiuse presenti verso piazza XXIV Maggio, attraversa sotterraneo il monumento del Cagnola di porta Ticinese e imbocca viale Col di Lana.
Da lì il suo percorso risultava in passato scorrere parallelo, senza incrociarsi, con la Vettabbia. Oggi non si riesce a ben capire se i due corsi scorrano ancora separati o si uniscano per questo breve tratto.
Percorrendo la via Bazzi, esce allo scoperto tra via De Missaglia e il quartiere Selvanesco e sfocia nel Lambro Meridionale.
Nella prossima parte prenderemo in considerazione la Cerchia Interna, l’Olona e il Lambro. A presto.
…argomento molto interessante e suggestivo… ci vorrebbe una mappa che illustrasse la situazione e la confrontasse con quello che possiamo vedere in superficie… La domanda che mi viene spontaneo porre è: Esistono degli accessi a tale rete sotterranea, magari per controlli e manutenzioni? qualche foto?
in via col moschin, sul marciapiede dove parcheggiano le macchine verso il centro, ci sono delle tombinature che danno accesso alla roggia vettabia. Le ho viste aprire 3 o 4 volte e circa 1 metro sotto il manto l’acqua scorre ancora rapidemente
se la vuoi veder scorrere in tutto il suo fulgore (?) puoi andare verso sud seguendo la direttrice di via Col Moschin lungo via Castelbarco fino a passare sotto il ponte della ferrovia di viale Toscana. Da lì in poi, sul lato sinistro di via Bezzi, nella zona dell’attuale Centro Leoni, la Vettabbia è stata scoperchiata e si vede perfettamente.
A questo link trovi la cartina
http://videoenciclopedia.wordpress.com/videoenciclopedia-della-grande-milano/cartina-storica-della-grande-milano/
dove è segnato il percorso sotterraneo della Vettabbia
Qui trovi alcune righe sul progetto LOTO per la valorizzazione del Parco della Vettabbia
http://videoenciclopedia.wordpress.com/2012/08/31/la-quasi-bimillenaria-roggia-vettabbia/
si, sarebbe utilissimo costruire una mappa che sovrapponga la rete di canali alla cartografia attuale.
Argomento affascinante!!
🙂
La mappa è già pronta, penso sarà pubblicata nella seconda parte di articolo.
Per quanto riguarda gli accessi, percorrendo le vie in cui scorrono è facile imbattersi in grate o tombini che penso permettano sia l’accesso sia il controllo dei canali. La manutenzione della copertura del Redefossi risale agli anni 80 mentre nella foto dell’articolo si vede la manutenzione del Grande Sevese in via Larga intorno agli anni 60/70.
ti ringrazio per l’nnesimo articolo,svolgi un lavoro prezioso!
Non dubitavo che dietro il silenzio di questi giorni ci fosse la preparazione di un bell’articolo come questo sulle acque milanesi, un argomento sempre interessante e sempre vivo per l’importanza che i vari corsi fluviali hanno avuto per la nascita e lo sviluppo della nostra città lungo i secoli, per non parlare delle varie opere manuali delle varie autorità per deviare, imbrigliare, utilizzare al meglio questa ricchezza.
Piccola polemica: Che fine hanno fatto le palafitte che si potevano vedere al museo del Castello Sforzesco nella sezione preiostorica, con diorama incluso? Davanti agli altri reperti fra Golasecca e Longobardi, non erano certo una gran cosa, forse non erano nemmeno originali…ma servivano come spunto per parlare ai bambini dell’origine della civiltà nella pianura……E’ più facile per un nonno spiegare tali cose piuttosto che parlare di monili e corazze……. comunque…
Per quanto riguarda cartine relative ai corsi d’acqua, se non vado errato, una mappa anche abbastanza esaustiva dovrebbe già esistere:
Mappa ricostruttiva dell’idrografia (Poggi 1911).
La si trova abbastanza spesso nelle pubblicazioni su navigli e rogge, dovrebbe essere possibile trovarla anche su Internet, ma qui mi fermo, essendo solo uno smanettone…magari Vecchia Milano ha la possibilità di mostrare pubblicazioni più recenti o quanto meno più dettagliate….
Da bambino mi ricordo di un’apertura fra due case, proprio all’entrata di P.zza Medaglie d’Oro, dove si intravedeva il Canale Bolagnos, per il resto, oggi, è difficile per chi abita nella zona sud capire se scorra qualche canale sotto i suoi piedi salvo che andare proprio ai confini cittadini dove la Vettabia ancora al giorno d’oggi passa trasversalmente a cielo aperto per un breve tratto Via Ortles-Via Quaranta, poi si nasconde per tutta via San Dionigi, dove mi ricordo, ancora da bambino, scorreva a cielo aperto ed era una nostra avventura speciale attraversare un ponticello ed arrivare a Vaiano Valle in mezzo a prati e boschetti. Oggi scorre coperto e trasformato in arteria “semi-veloce”, ma infine, riappare melmosa (eufemismo) nei pressi del Depuratore Sud e quindi incrocia, magicamente trasparente, l’Abazzia di Chiaravalle e quindi si dirige a sud verso Redefossi e Lambro.
Il Redefossi era ancora visibile fino agli anni novanta per quasi tutta la via Emilia, da S.Donato a Melegnano, ma oggi è stato quasi completamente coperto, annullando finalmente nebbie e miasmi nei paraggi. Per quanto riguarda il percorso cittadino, invece, restano solo alcune foto a ricordo del suo scorrimento forzato lungo il lato sinistro di Corso Lodi fino a Ponte di Nosè (P.le Corvetto) dove passava sul lato destro. Ma quasi a ripagare la nostra dimenticanza ha pensato bene di farsi ricordare in due occasioni quando una ventina di anni fa, forse fu una delle cause del cedimento della sede stradale in entrata sul cavalcavia ferroviario e un’altra volta durante la costruzione della Metro 3 quando, all’altezza si via Oglio/Sacconi, la sede stradale cedette (forse la tubazione) lasciando intravedere in fondo al buco un impetuoso fiotto d’acqua.Ancora oggi nel silenzio della galleria della Staz.Corvetto, talvolta si
sente un rumore come un veloce scorrere impetuoso d’acqua (e la mente immagina).
Andando leggermente fuori zona, mi piacerebbe anche ricordare una roggia ancora visibile, nel suo percorso, la Gerenzana, o almeno la si immagina, mancando lo scorrere reale dell’acqua, intorno a ciò che resta di una vecchia cascina (forse C.Colombe) raggiungibile fra Pzza Salgari e Via Tertulliano, la quale dovrebbe essere la continuazione esterna del canale Borgognone da Porta Tosa (o un suo emissario, aspetto conferme/smentite) E’ un piccolo angolo di campagna circondato da grandi condomini, ma voltando le spalle a questi si può ancora immaginare di essere fra prati e boschetti.
Ortaglie, boschetti, cascinali, campi arati e la totale visione a 180° delle Alpi…cosa deve essere stata la campagna apppena fuori le mura…con rogge e canali dove era possibile lavare i panni, pescare pescetti e granchi da rivendere poi ai “cittadini” rinchiusi dentro i loro bastioni e ferrovie, dove la “nèbia” non era solo composta da umidità e dove i Navigli già mostravano le loro magagne di odore e sporcizia…I miei zii l’estate del 1920 ci fecero il bagno “nudi”…un bel fidarsi…non si ammalarono, ma il ghisa di turno li portò a casa, li consegnò a mio nonno dicendo: “A ghe pensa lu?” – Lui laconico rispose:”Sì!” …Non fecero più il bagno nel Naviglio. Non sono molto d’accordo, anzi per niente, con la riapertura della Fossa interna, magari qualche pezzetto dimostrativo… decidete voi dove (classico problema NIMBY)….magari una migliore manutenzione delle varie rogge e canali del territorio, onde evitare scempi ambientali come il povero Lambro, magari sperando che anche lui possa ritrovare la salute delle epoche precedenti all’insediamento di quei primi “voncioni” di Golasecchiani……
Aspetto con interesse la parte 2^.
Grazie per questo articolo molto interessante e suggestivo. Per me, milanese emigrato con tanta nostalgia, questo sito é un punto di riferimento importante. GRAZIE!
Una cartografia con solo canali esiste ed è nell’archivio della bibblioteca Bertarelli al Castello Sforzesco datata 1888 se non ricordo male le ho fotografate quando ero all’università per un lavoro di ricerca.
In ogni caso bisognerebbe provare all’archivio cartografico telematico del comune di Milano forse la si trova qualche cosa .
Complimenti per le sollecitazioni sempre interessanti e precise.
La Vettabbia doveva essere navigabile perché il suo nome latino (Vectabia) con tutta probabilità deriva dal termine “vectabilis” che vuol dire, appunto, “navigabile”.
Il comune di Milano, nel 1990, ha editato un libro dal titolo “Viaggio nel sottosuolo di Milano, tra acqua e canali segreti”, di Gentile, Brown,Spadoni. So che, tra le altre cose, doveva contenere una piantina del 1884. L’ho cercato per anni disperatamente senza risultato. Evidentemente la tiratura era limitata e non sarà stato ristampato. Ma per chi fra voi é appassionato del tema come me doveva essere una vera chicca. Se scopriste come recuperarlo vi prego di farmelo sapere. Grazie.
Colgo l’occasione per dire che qualche anno fa ho stampato sul sito “ilmiolibro.it” un romanzo noir ambientato nella Milano di oggi, la cui trama si basa sulle tracce della Milano romana e medievale. Uno dei più grandi piaceri che mi ha dato scriverlo é che mi sono documentato parecchio e da allora la mia passione per i misteri della città é cresciuta esponenzialmente. Il libro si chiama “Planimetria di un incubo” e io mi chiamo Mauro Ussardi. Giuro non é per i soldi, ma mi piacerebbe tanto scoprire che qualcuno di voi che ama questi argomenti ha amato il mio libro. Se vi piacerebbe leggerlo ma pensate che il costo sia eccessivo ditemelo, ve ne manderò una copia a mie spese.
Complimenti. Ho dato un’occhiata al tuo libro su internet (riportato qualche spezzone). Intrigante. Mi occupo, fra l’altro di organizzare gite tra amici alla scoperta delle parti nascoste di Milano e dintorni e credo che possa essermi utile. Una veloce ricerca sul sito delle biblioteche di quartiere ha dato esito negativo. Domani proverò alla libreria Puccini. Naturalmente non voglio approfittare della tua accorata offerta ma basta che tu mi dica, eventualmente dove posso trovarlo. Davo per scontatto che tu avessi scritto un libro solo. In caso contrario urge specificare. Mi riferisco a “Planimetria di un incubo”
Ciao e grazie
Enrico Garbarino
Grazie Enrico. Fermati: non andare alla libreria Puccini! Non lo troveresti. Dopo due anni di tentativi per farlo pubblicare (ce l’avevo quasi fatta con Sellerio) me lo sono autopubblicato su ilmiolibro.it . Credo tu possa ordinarlo da Feltrinelli. Potresti anche direttamente sul sito, ma temo ti dovresti beccare anche le spese di spedizione e non vorrei proprio. Io devo riordinarne qualche copia. Se non riesci via Feltrinelli dimmelo. Sarò contento di occuparmene.
Avevo già tentato questa mattina (infatti cadevano dalle nuvole).
Proverò con Feltrinelli. Grazie comunque. Ti farò sapere.
Enrico
Hanno una copoa del Brown Gentile alla biblioteca DATSU del PoliMI. Non so se anche gli esterni possono richiederla in prestito, comunque potrebbe provare a chiederla e scansionarla. Io che sono uno studente ho dovuto aspettare più di un mese per averla in prestito due settimane…
Non sono milanese ma napoletano. Vivo a Milano per lavoro e sono sinceramente affascinato dai navigli. Penso che sia una delle bellezze della città e che si debbano difendere. Non capisco la miopia delle giunte.
sul sito di Giorgio stagni c’è una mappa del 1860, sulla quale Stagni ha evidenziato in azzurro i corsi d’acqua dell’attuale centro città (cerchia dei bastioni).
altre notizie si possono trovare sul thread “Milano-vie d’acqua” su skyscrapercity.com
http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=563347
Ho trovato su Internet la mappa che citavo ieri (Poggi 1911), siccome però sono un maneggione…e per di più sembra che Google in questi giorni reagisca come un bradipo malato….non ho potuto copiare il sito, quindi lo cito:
– Storia di Milano:::la rete fognaria di Milano.. – .
Quella cartina è inserita nel testo……
Bella quella cartina Gabriele, l’ho anche copiata (ad uso personale) ma quando, parlando di Milano con qualcuno, la stendo sul tavolo, entusiasta della mia “antica città”, la guardano e, la gran parte, dice:”Ah sìììì…..” E glissa cercando altri argomenti, e a me non resta che riavvolgere il tutto, sparando l’ultima cartuccia: “Ehi ma ho anche la mappa del Barateri del 1629!!!” Qualcuno abbocca, interessandosi subito al Lazzaretto e a quello che riesco a raccontare del Manzoni, di Renzo e Lucia….Una volta ho portato dei Sevesini in giro per Milano usando tale mappa…un po’ datata…ma con sommo divertimento e interesse dei suddetti…ma la mappa Stagni non ha ancora goduto tale fortuna….
Per una bella mappa, come si dice una commedia di Mosca:…potrei delirare…..
Rispondo ad Ottavio: la roggia si chiama effettivamente Gerenzana e se ne parla diffusamente qui: http://www.quattronet.it/79_novembre/79_gerenzana.htm .
La cascina attigua al tratto di Via Tertulliano non è la Colombé (che si trova nel parco Alessandrini) ma ciò che rimane della vecchia cascina Boffalora, ora di proprietà del comune e colpevolmente abbandonata al degrado, nonostante sia (insieme alla cascina Cuccagna) uno dei cascinali più vicini al centro della città.
domanda: ma non é per caso che la roggia Gerenzana altro non é che la prosecuzione dell’alveo del Seveso oltre la Martesana dopo che Ludovico il Moro fece scavare il canale facendoci confluire le acque? Lo ipotizzo perché il Seveso entra nella Martesana provenendo da via Carissimi, che incrocia via Melchiorre Gioia perpendicolarmente. Se non ci fosse la Martesana e proseguisse dritto finirebbe con l’incrociare come seconda traversa una via che si chiama guardacaso Ponte Seveso, il che spiegherebbe il toponimo (che in questo caso si sarebbe originato prima del ‘500).
Grazie Sergio, una preziosa aggiunta alla mia conoscenza di Milano…lo so come va….si aspetta che una vecchia costruzione inutilizzata diventi pericolosa per crolli e degrado…quindi si ha la scusa pronta per abbatterla e, nel caso di P.zza Salgari…aggiungere ulteriori condomini…a qualcuno…magari sempre gli stessi….del passato non può importar di meno: “Tutto quel verde piatto e inusato….cosa serve!?”….Magari un grande deposito a cubo…tanto per cominciare…poi quando diventa edificabile….viaaa…….
Relativamente alle vie d’acqua storiche….questa mattina passando con la mia nipotina in Via Commenda ho avuto la malaugurata idea di rinverdire una mia memoria a vantaggio delle conoscenze civiche della piccola…quanto mai…entrati nei giardini della Guastalla, ho evitato accuratamente di sottolineare l’eleganza dei due tempietti…pieni di scritte inneggianti a “bohhh”, concentrando la sua attenzione alla vasca-fontana centrale……quanto mai…..
Ai “miei tempi” c’erano le ninfee sotto cui vagavano torme di pesci e pescetti…non chiedo che si possa tornare a tanto splendore…però:
l’acqua è torbida…sicuramente lo sarebbe anche nello splendore…ma essendoci un piccolo fontanile laterale…magari potesse scorrere ripulendosi naturalmente….(Canale Guastalle, fra Canale Bolagnos e Fossa interna)
Non ci sono le ninfee….troppo costose? ok ma allora perchè sostituirle con l’attuale amalgama di cellulos-poliuretan-poliprop-erbamort-rifiut, che galleggia impunemente….materiale facilmente a disposizione?
Non ci sono i pesci….vorrei vedere in tanto schifo…sun piccolo scoglio però c’è una tartaruga tropicale, sicuramente abbandonata….che sembra guardarsene bene dal tuffarsi in tanto schifo….
Non dico di “starci dietro” giornalmente, ma almeno cercare di tenere pulita la superficie dalla sozzura….un minimo di cura visto che potrebbe anzi sicuramente è un punto di passaggio per turisti italiani ed esteri….
Invece di pensare a riaprire vecchi corsi d’acqua….ormai obsoleti e forse inutili nella posizione in cui si trovano oggi in città…..vedere di mantenere quello che abbiamo già sottomano e che potrebbe essere un punto d’incontro sociale caratteristico……..
chiudere i navigli è stato uno scempio come abbattere il lazzaretto e tante altre belle imprese. milano per tanti anni ha perso la testa ad ha in parte rovinato una città che era splendida e poteva diventarlo ancor di più.
la vendetta dell’acqua si è comunque compiuta perchè ci ritroviamo con una città che ha coperto i fiumi ma che è sporca puzzolente e spesso imbruttita.
e senza poesia.
Gentilissimo Francesco…..rispondo a te, per tutti i “Naviglianti”, esprimendo la mia idea, con la speranza che possa essere condivisa….almeno in parte.
Fossa interna: Romantica, suscitatrice di sogni, ma di sicuro c’erano zone che è stato un bene eliminare…per puzza, igiene mancante, parassiti, paraggi fatiscenti….Si potevano conservare alcune parti? Forse… magari l’attuale Visconti di Modrone, la Fatebenefratelli, magari anche l’Olocati/Vallone, ma il traffico veicolare crescente e incombente ha sicuramente spinto alla copertura totale, visto anche che c’era la possibilità di ottenere, con poco sforzo, una circonvallazione già formata. Indubbiamente ci saranno anche state delle speculazioni…non mancano mai…e forse sono state proprio queste che hanno favorito la copertura …tira giù, ricostruisci (le solite consorterie) …a prezzi maggiorati e bustarelle…. Ci restava la Darsena…non si può incolpare le Giunte di allora, per come è ridotta oggi. Sicuramente non si poteva andare avanti a sciostre, lavanderie, slums, nel pieno centro di una città che voleva crescere.
Lo stesso pensiero deve aver portato all’abbattimento del Lazzaretto, romantico, testimone di un periodo storico, ma cosa era? Un luogo di catapecchie insalubri con in mezzo un viadotto ferroviario (a carbone), un’opera meritoria per la giunta di allora…sempre con la solita speculazione edilizia…vedi l’intensiva edificazione …probabilmente la Giunta (fortunatamente) dormiva quando il partito del Parco l’ebbe vinta sugli speculatori della Piazza d’Armi….
Potrei essere d’accordo per i Bastioni…se si voleva una circonvallazione più esterna, si poteva farla ex-novo, lasciando quel parco circolare già formato…ma allora non aveva di sicuro la coscienza verde di oggi e poi vuoi mettere gli speculatori…avranno sguazzato negli appalti… per di più c’era il bisogno di facilitare il traffico crescente dentro e fuori città…….
Anche in centro la zona Cordusio, S.Margherita, Pzza Scala, liberò dal fatiscente… sempre favorendo i soliti speculatori per la costruzione della Galleria…sempre loro di mezzo…..
I nostri (bis)nonni anelavano ad una città più europea, più salubre, più moderna…. sarebbe stato forse meglio costruire una città a modello SDO, anche se a Roma, dove se ne è parlato tanto, il sogno di esteriorizzazione è fallito miseramente, magari a Milano sarebbe riuscito, pensando anche allo spazio disponibile, a quei tempi…….Avrebbero comunque dovuto pensare ad un risanamento del vecchio….
Sono d’accordo che le autorità spinte da zelo, sia onesto che “pilotato”, sono propense ad avanzare a rullo compressore, e spesso anzi sempre mancano di senso estetico (vedi la Manica lunga), però, più che preoccuparci delle cose passate… che è bello ricordare… dovremmo pensare all’attuale… vedi i Giardini Guastalla di cui sopra, al Lambro, nel Parco e fuori, ai Navigli esistenti, al Parco Sud…dove i soliti noti …non aspettano altro che agevolazioni, variazioni al Piano regolatore per poter fare i propri comodi.
Sempre pronto a chiacchierare di Milano….
mi spiace ma sono in totale disaccordo.
londra è attraversta dal tamigi, roma dal tevere, firanze dall’arno, parigi dalla senna, new york oltre al mare ha lo hudson river etc etc e noi milanesi nn sappiamo gestire qualche canale????? dai nn siamo assurdi. il movente è solo uno, far fare affari ai soliti noti di goni epoca con meno rogne possibili.
l’area lazzaretto era di proprietà di una banca, l’hanno buttato giù per costruire centinaia migliaia appartamenti e fare profitti record.
basta con la storiella ridicola dell’igiene che milano ad oggi fa schifo è lurida sozza sporca puzzolente anche con i navigli e i canali coperti.
la base è l’ignoranza della classe dirigente politica ed economica, l’avere avuto da decenni classi dirigenti pessimamente illuminate anzi illuminate solo dal proprio infimo interesse possibilmente raggiunto con meno rogne.
non creiamo alibi assurdi e ridicoli per chi ha rovinato questa città, gli ha tolto la poesia.
mi spiace ma sono in totale disaccordo.
londra è attraversata dal tamigi, roma dal tevere, firenze dall’arno, parigi dalla senna, new york oltre al mare ha lo hudson river etc etc e noi milanesi nn sappiamo gestire qualche canale????? dai nn siamo assurdi. il movente è solo uno, far fare affari ai soliti noti di ogni epoca con meno rogne possibili.
l’area lazzaretto era di proprietà di una banca, l’hanno buttato giù per costruire centinaia migliaia di appartamenti e fare profitti record.
basta con la storiella ridicola dell’igiene che milano ad oggi fa schifo è lurida sozza sporca puzzolente anche con i navigli e i canali coperti.
la base è l’ignoranza della classe dirigente politica ed economica, l’avere avuto da decenni classi dirigenti pessimamente illuminate anzi illuminate solo dal proprio infimo interesse possibilmente raggiunto con meno rogne.
non creiamo alibi assurdi e ridicoli per chi ha rovinato questa città, le ha tolto la poesia.
Credo che le prime proposte di chiusura della cerchia fossero della fine del settecento e che da allora fino agli anni venti, epoca di modernismo fascista, ciò che era antico veniva solo considerato vecchio e certi alberi fioriti, certi salici aggettanti e riflessi sull’acqua, che oggi ti fanno struggere di nostalgia (basta andare in fondo in fondo a via Padova e guardare l’ultimo tratto della Martesana per rendersi conto dello spettacolo) all’epoca potessero sembrare alberi come tanti piantati in giardini come tanti.
Io personalmente credo che, sebbene per certi versi si possa capire perché la decisione sia stata presa, sia stata in ogni caso una decisione superficiale e sciagurata. Per quel che so, quello stesso, grande Luca Beltrami grazie al quale Milano oggi ha ancora il Castello Sforzesco, fu l’unico che in consiglio comunale tentasse disperatamente di opporsi alla decisione, ma probabilmente l’età avanzata gli impedì di essere altrettanto battagliero come nel caso del castello e gli oppositori ebbero buon gioco nell’accusarlo di essere contro la modernità e lo sviluppo.
Per quanto riguarda l’igiene, le parti stagnanti del naviglio erano già state eliminate: il naviglio morto (cioé il tratto di via De Amicis-Carducci che non si chiudeva più sul fossato del castello) ai primi dell’800, il naviglio di San Girolamo (cioè quello dall’altra parte, nel tratto dal Tombon de San Marc – piazza San Marco- al castello) a metà dell’800 e il laghetto di Santo Stefano verso la fine dello stesso secolo. Per il resto era acqua corrente.Ovviamente non so quanto corrente perché non c’ero, ma la Martesana la spingeva giù in senso orario verso via Vallone e la darsena. Se era corrente non era putrida.
Forse sarebbe bastato evitare di usare il canale come scarico fognario facendo delle tubature. Le romantiche sciostre sarebbero sparite col mutare dei traffici, i lavatoi sarebbero rimasti esattamente come sul naviglio grande senza far male a nessuno, semplicemente le lavandaie sarebbero pian piano scomparse, esattamente come nei tratti rimasti scoperti. In compenso oggi avremmo ancora (con statue annesse) i ponti e le belle pusterle del seicento che darebbero l’ingresso al centro esattamente come avviene oggi, cioé a bus, tram, taxi, moto e bici.
E per parlare del trauma che causerebbe al traffico la riapertura della cerchia, dico soltanto che coi problemi di inquinamento che abbiamo ci stiamo inventando ticket, telecamere e similari per scoraggiare l’uso delle auto, si sta pensando addirittura di portarle fuori dalla cerchia delle mura spagnole! E allora? Poi non é che quando c’era il naviglio si poteva circolare solo in barca! L’alzaia di fianco c’era eccome e ci passavano carrozze in ambo i sensi. Che cosa impedisce allora di tenere il senso unico degli autobus, con una carreggiata larga come quella di allora (cioè più larga di quella che i mezzi pubblici hanno adesso) facendoci passare taxi moto e bici?
Lo so che, dove ci sono portoni e (pochi) negozi che hanno l’ingresso sul marciapiede interno, la facciata delle case oggi finirebbe dritta in acqua. Lo so che in un paio di punti la linea del metrò passa molllto vicina all’ex letto del canale. Lo so che é molto più facile a dirsi che a farsi, ma questo vale più o meno per tutte le iniziative importanti. In compenso questa città tornerebbe ad avere un senso topografico, un’identità, un’anima. Tornerebbe ad essere bella. La città del design e della moda, guarda un po’, tornerebbe ad essere bella. Che curiosa sintonia.
Non fatemi pensare a quanti soldi dell’Expo stanno per finire nelle tasche sbagliate (da agnostico ho PREGATO perché eleggessero Pisapia, ma lasciamo perdere l’argomento), perché con quei soldi la cosa si sarebbe potuta fare! Ma se non tutto, molto si può fare ancora adesso, basta volerlo. I soldi si trovano. Per decenni, l’architetto Malara e i suoi hanno ricoperto le varie giunte di proposte, di progetti, di studi di fattibilità.
Io sono nato 26 anni dopo l’interramento del canale. Non sono un vecchio e mi rifiuto di accettare che questi siano definiti pensieri da vecchi. La nostalgia tout-court é da vecchi, la nostalgia del bello é un diritto-dovere. Ed é MODERNISSIMA. Così almeno la penso io.
Saluti a tutti
condivido in pieno questo commento splendido.
non è nostalgia del vecchio, è nostalgia del bello, quel bello che nn ha tempo.
il lazzaretto era fatiscente come erano fatiscenti tanti edifici dopo la guerra e allora ragionando come certa gente oggi staremmo ancora peggio e avremmo una bella città in stile periferia bulgara.
nella storia dell’umanità le persone hanno sempre indirizzato il mondo.
andate a vedere chi ha scritto la costituzione rivoluzionaria degli stati uniti d’america, e capirete perchè ha condizionato il mondo intero da allora. guardiamo i sindaci i dirigenti i grandi dell’economia milanese negli scorsi decenni e capiremo perchè milano si è imbruttita.
Concordo con buona parte del contenuto (non tutto!) ma devo correggere la frase sui primi Navigli coperti: i nomi del Naviglio morto e di quello di San Girolamo sono invertiti rispetto alla realtà (basta guardare una cartina ottocentesca); il secondo fu coperto nel 1882. Il Tombon de San March era ed è ancora, senza l’acqua, beninteso, il sottopasso dei bastioni di Porta Nuova, ottanta metri a sud delle Cucine Economiche (vedere Google Maps). Il laghetto davanti a San Marco si chiamava appunto così, o anche darsena (già spiegato in questo stesso sito). Il laghetto di Santo Stefano venne coperto dall’Austria negli anni Cinquanta dell’800.
Io sono nato 13 anni dopo la copertura, e giurò che nemmeno io mi sento vecchio. Saluti cordiali.
Alberto Lipparini – Laboratorio Darsena
SCUSANDOMI PER LA LUNGHEZZA, NON POSSO FARE A MENO DI POSTARE UNO STRALCIO DI QUESTO SPLENDIDO BRANO DI DELIO TESSA, GIORNALISTA, E FORSE IL PIU’ GRANDE SCRITTORE DI COSE MILANESI, TRATTO DAL VOLUME ” ORE DI CITTA’ “, RACCOLTA DI RACCONTI A CAVALLO TRA GLI ANNI ’20 e ’30 DEL SECOLO SCORSO, LA CUI LETTURA CONSIGLIO A CHIUNQUE AMI MILANO…
MASTRO PICCONE
” Dirò quello che penso; tanto è il parere di un incompetente. Sono nato a Milano in via del Fieno e venuto grande in via Olmetto e se stesse a me me ne andrei ormai definitivamente dalla mia città per non assistere allo scempio sistematico a cui la sottopongono le competenze col C maiuscolo.
Uno che se ne intende osservava su queste colonne che a Milano è sempre mancato un qualsiasi organico piano regolatore e che si è fatto tutto a pezzi e bocconi curandosi molto più di distruggere che di rifabbricare.
S’è mai pensato, a mo’ d’esempio, che ogni città vive nell’atmosfera dei luoghi ove è nata e siede?
Al povero Cesarino – il commesso del notaio Bertoglio ( quello vecchio) – e batti e batti erano riusciti a far fare un viaggetto. E’ andato a Venezia. Al suo ritorno dopo un paio di giorni d’assenza gli eran corsi incontro a chiedergli:
” E inscì ? T’è piasuu ? Coss t’ ee vist ? ”
“Tutt navili ! ”
Questa è la definizione di Venezia del Cesarin Cappellett: una città dove non vi sono che navigli.
LA definì così precisando pure e involontariamente la caratteristica della sua amatissima Milano.
L’acqua ! Sicuro; l’acqua ! La regina delle risaie come la regina dell’Adriatico viveva di questo elemento. Aveva iun Re con tutta la sua Corte e gliel’hanno tolto. Sapete chi era ? il Re – de – Fossi ! E le rogge, i canali, i navigli sono scomparsi col loro Monarca; tutto è sepolto.
Gli igenisti dicono che era una schifezza perchè puzzavano. Ma non puzzano forse e terribilmente le acque morte di Venezia ? Quello era il loro problema; far sì che rimanessero senza dar fastidio. Hanno invece tagliato la testa col male che c’era dentro.
Per me – ve lo dico senz’altro – si è sbagliato tutto. Sbagliato dal giorno che han buttato giù il Coperto de’ Figini in Piazza del Duomo per sostituirlo con la Galleria, che mi rincresce di non poter ammirare.
La deprecata manìa del mastodontico – che non è da confondersi col monumentale – è cominciata di lì. Il nucleo della città vecchia, chiuso nell’anello dei navigli, l’avrei lasciato tale e quale pensando che a lungo andare anche il vecchio diventa antico e finalmente venerabile.
Fra i navigli e i bastioni e più oltre, approfittando dello spazio che la pianura offriva, avrei costruito la Città Nuova coi suoi uffici, colle sue banche, con tutto. In un grande centro abitato si trova sempre un gruppetto di originali che preferisce le viette ai larghi viali alberati; le donnette di chiesa avrebbero potuto vivere indisturbate nei loro abbaini all’ombra dei campanili. Insomma dentro la cerchia dei navigli avrei immaginato una specie di Ghetto dei vecchi milanesi. Gli ” ariosi” avrebbero potuto trovar posto fin che volevano, ma fuori.
Bene inteso nel sancta sanctorum nulla avrei mutato, men che meno poi i nomi delle vie. Tutti i santi del calendario al loro posto: san Giuseppe….san Vittore ai 40 Martiri……san Celso….. Chi sono infine i Santi ? Non son forse i testimoni, i confessori, gli eroi di tutte le altre guerre ? Perchè dunque detronizzarli ? Che cosa ci guadagna l’Italia se una città qualsiasi le dedica in omaggio uno dei suoi corsi ?
Ma fin qui il danno è poco; i guasti maggiori e irreparabili li fa il Piccone Risanatore al quale è riserbata la parte del boia mentre il Piano Regolatore è per così dire la sentenza di morte delle antiche mura……….(.continua.)
STEFANO
Ho gettato un sassetto in un’acqua che pensavo ferma ma ho creato una bell’onda…..
Forse dal mio scritto non sembrerebbe ma sono in gran parte d’accordo con voi se non che… è certamente bello sognare, ma Delio Tessa, caro Stefano l’è mort in del trentanoeuv, non c’erano ancora le macerie della guerra, l’atmosfera cittadina era diversa, nonostante il ritmo fascista e l’alacrità milanese stessero cominciando a far scempio di alcuni luoghi nel nome del modernismo. Non gli è parso vero agli “interessati”, finito il conflitto, di completare le opere imperiali (forse non c’erano alternative) o costruire…costruire…costruire…(modificando) dove le bombe avevano colpito.
Come dicevo nel mio testo, la mia idea è che, oggi, con Giunta favorevole, speriamo avulsa da interessi strani, bisognerebbe, intanto cominciare a guardare, a salvaguardare il patrimonio di Navigli esistente…. Darsena, Naviglio pavese, Naviglio grande, le varie vasche e fontane (Guastalla) che ne derivano; tenere puliti i fiumi ancora esistenti, Lambro, Olona, poi, ribadisco, poi, cominciare a pensare alle zone dove, nell’immediato (sono un dannato realista) non si crei o meglio non si raddoppi il caos viario in città, Via Olona, per esempio, ricreare Olocati/Varenna, con parco verde. Di sicuro non è facile far cambiare abitudini da un dì cont l’alter, non tutti, domattina, prenderebbero la tessera del tram o la tessera per il bike-sharing, anche se secondo me, come linee tram(n)viarie non staremmo poi così male (Basilea permettendo… ci fan sempre vedere quella), magari razionalizzare e intensificare, cominciando a chiudere sempre più zone alle auto (ma con criterio – non si può domattina fare tutte strisce blu o gialle, dove si sa che già i residenti parcheggiano male).
Poi abbiamo il Parco, riscopriamo se ci fossero canali intorno al castello, facciamo rivivere un pezzo di Naviglio morto, e i Giardini pubblici riscopriamo cosa c’era lì, rivalutiamo il Parco Lambro e i suoi bacini, e il Parco Forlanini, non abbattiamo ma ristrutturiamo socialmente le cascine nei vari parchetti (Alessandrini – Chiesa rossa) e così a piccoli passi poi, cambiate le abitudini della gente, si potrebbe arrivare finalmente alla Fossa interna, aprendo, se il caso, tratti caratteristici (ma dovremmo prendere le vecchie foto e ricostruire? Le immobiliari ci sguazzerebbero).
Vorrei comunque far presente che c’è un enorme problema contingente: il Parco Sud, che circonda Milano ma che è sempre sotto stress, con le Immobiliari cui pare che gran parte dei terreni appartengono, che non aspettano che varianti e modifiche al PRG talvolta spingendole e favorendole, con varie scuse “sociali”, per poter assalire, abbattere, costruire… con la scusa massima che manterranno comunque il verde, per poi scoprire che si tratta di un misero filare di betulle asfittiche fra una fila di condomìni e l’altro, o di verde verticale, le solite vasche di gramigna o edera sui balconi, che dopo due anni ingialliscono e muoiono……
Saluti… mi aspetto avversari ma preferirei alleati…..
….no, no….io sono anche più estremista di Te…ma non voglio usufruire di questo bel blog per le mie rivendicazioni ed esternazioni socio-politiche…ma d’altra parte, quando si parla di urbanistica e si discute di uutilzzo e scelte rispetto al territorio, le considerazioni non possono essere solo di tipo estetico….diventano soprattutto di tipo politico: o sei dalla parte del sociale, della collettività , o sei dalla parte della speculazione, del denaro, degli interessi…..non ho mai visto le due parti coincidere….e, personalmente, non solo sono sempre stato dalla parte della colletività, ma per indole, per tradizione familiare, per trascorsi, per sensibilità…addirittura dalla parte degli “ultimi”…….che però, da Milanese, vorrei non piangessero troppo su sè stessi, ma alzassero la testa, si svegliassero e si incazzassero per le cose serie e importanti!.
stefano
Complimenti per l’articolo, che rende chiari alcuni punti che non avevo ancora assimilato: sapevo del Piccolo e Grande Sevese, ma non sapevo dell’esistenza del Cavo Borgonuovo.
Ho letto più o meno tutto quello che avete scritto. La cosa positiva è che si è risvegliata la coscienza di un buon numero di cittadini su questi temi. Io sono ottimista: penso che la fase del massacro urbanistico più pesante sia terminata e che da ora in avanti non si possa che migliorare, a cominciare dalla riqualificazione dell’area della Darsena.
Sulla cerchia interna dei navigli bisognerebbe capire cosa si può ripristinare e in che condizioni è la parte interrata. L’occasione è la costruzione della linea 4 del metrò da Sant’Ambrogio a Visconti di Modrone: visto che bisogna scavare in quell’area, forse sarebbe il caso di pensare anche ad una soluzione per il naviglio.
Nella zona dalle Gabelle a Via Moscova ci sono margini per la riapertura, ma bisognerebbe anche trovare uno sbocco in modo tale che l’acqua sia fluente.
E’ chiaro che se si vuole ripristinare la cerchia interna almeno nel tratto non morto occorre ridurre ad una corsia per verso la carreggiata (in via Santa Sofia addirittura no, visto che di spazio ce n’è). Ciò provocherà disagi e rallentamenti ovviamente.
Tornare esattamente come prima no, Milano è cambiata dagli anni ’20, ma si può comunque trovare un buon compromesso. Basta volerlo ed impegnarsi a tal fine
ma esiste veramente una parte “illuminata” di milano in grado di immaginare e quindi proporre una città non più orfana delle sue acque?
ho i miei dubbi.
siamo pochi, veramente pochi a volerlo.
la maggioranza pensa solo ad avere una città funzionale in primis alla propria auto. fosse per loro sotterrerebbero il tamigi a londra, la senna a parigi, la neva a san pietroburgo, venezia l’avrebbero ricostruita vicino a mestre.
ci vorrebbe un grande sindaco, cosa che pisapia sicuramente non è visto che già sull’expo ha calato i pantaloni.
la generazione dei delio tessa è scomparsa e purtroppo ha pochi eredi.
Ovviamente d’accordo su tutto. Ma, se vi va, lasciamo perdere Pisapia, sia perché sull’Expo la sua unica alternativa era assumersi davanti al mondo la responsabilità di far saltare l’Expo per colpe non sue (facendo fare a Milano e all’Italia la figuraccia definitiva), sia perché é vero che tutto ciò che interessa il bene comune é politico, ma temo la deriva politichesca, più che politica del dibattito.
Sarebbe bello approfondire i dettagli di ciò che potrebbe essere fatto subito e come, per dare attuazione alla voglia di navigli che il referendum ha espresso.
Chissà che questo forum non possa dare il suo piccolo contributo.
complimenti per la “spiegazione”sto gisuto studiando il sistema dei navigli milanese su due libri molto dettagliati di F.Oliva l’Urbanistica a Milano e di A.Boatti Urbansitica di Milano, riporto per chi volesse qualche informazione in più. purtoppo soono del 2007 e quindi volevo chiedere se il progetto della stazione varesina in Porta Garibaldi che prevedeva il recuepro del tratto della martesana fino alla conca dell’Incoronata è ancora attuabile o in fase di attuazione(spero!)? magari sai anche delle novità riguardo lo scalo di Porta Romana Ple Lodi? scusa le doamnde ma vedo che sei informato e probabilmente appassionato..
A Mao e al “Partito dei Navigli”: con grande piacere vedo che alcuni la pensano come me. Comunque: si può fare! Senza dubbio con difficoltà e problemi, del resto i danni fatti con la copertura dei Navigli e la cosiddetta “modernizzazione” sono enormi. Progetti ne sono stati fatti tanti, io pensavo anche a una viabilistica sotterranea lungo la cerchia dei navigli ripristinati e su via Melchiorre Gioia, ma non so se sia veramente fattibile
Cara el me vecc Milan, questo spazio dovrebbe essere riservato al commento dell’articolo. Posso farlo anche se probabilmente dispiacerà? Mi pesa da matti dirlo, ma l’articolo non è all’altezza delle tradizioni del sito. Ecco, ho cercato di cavarmela con una perifrasi e non vorrei andare oltre. Un po’ di tempo fa avevo fatto notare che chi scriveva faceva andare il naviglio di san Girolamo da sant’Ambrogio a Cadorna quand’era il contrario. E non lo facevo per il gusto di avere beccato qualcuno in marone. Posso dire che non è servito a spingere a tornare all’accuratezza e alla ricerca che erano la caratteristica del sito. Peccato! Non entro nei particolari, se vorrete lo farò in separata sede, ma la vecchia misura di lunghezza milanese era il braccio, non la spanna. Assicuro tutti che non c’è nessuna malevolenza in quel che scrivo: è solo uno sprone sincero a tornare agli abituali livelli. Del resto, mi firmo con nome, cognome e indirizzo pubblicamente, non solo per la redazione; su quel che dico, ci metto la faccia.
A tutti gli amici che cercano informazioni cartacee vorrei suggerire di avvalersi, per via telematica, del sistema bibliotecario milanese: c’è quasi tutto e te lo sanno trovare e dirti dov’è.
Sui molti, troppi errori del passato (ancora di più se guardati con gli occhi di oggi che sono spesso il senno di poi), vorrei ricordare che, quando sono stati commessi, erano gli errori del presente e che più che piangere sul latte versato è importante non farne di nuovi: il più madornale sarebbe lasciare andare alla malora quel poco o tanto che ci ha lasciato un passato molto avaro, ma è proprio quello che si sta facendo, altro che nuovi canali per l’Expo! E’ politica, lo so, ma gli amministratori, di qualunque parte siano, sono sensibili all’opinione pubblica e se questa è disinteressata a un problema, lo saranno anche loro. Possiamo creare un po’ di opinione pubblica anche sulla conca dell’Incoronata che in due anni è andata a remengo più che negli ultimi cinquanta? Credo di sì.
Se poi vogliamo proprio fare l’elenco dei “cattivi”, dobbiamo tornare molto più indietro di quanto non si pensi di solito. Quando hanno chiuso la cerchia, c’erano ancora tratti della fossa con il fondo naturale, quello scavato nel 1167. Colpa dei Torriani, dei Visconti, degli Sforza, degli spagnoli, dei francesi, degli austriaci, dell’Italia umbertina, fascista, democristiana o prodianberlusconiana? Non lo so, ma era un buon argomento per chi voleva chiuderla, la fossa. L’hanno detto parecchi lettori, lasciare andare in malora diventa poi l’alibi per far sparire le cose.
Cordialmente, LF
Carissimo Luciano.
Sono l’autore di questo articolo. Questo articolo nasce dal frutto di una lunga ricerca, eseguita su internet e sul cartaceo. Purtroppo l’argomento è molto ampio e le fonti invece scarseggiano assai.
Tutto ciò che ho scritto ha una fonte riconducibile (pensa che per esser sicuro mi sono messo anche a far ricerche in strada, cercando segni e punti dove capire potesse passare acqua sotto di essa), spesso dove neanch’io sapevo sono rimasto volutamente vago oppure ho usato il condizionale per evitare di dare errate informazioni.
Sarei molto grato di potermi confrontare con te sulle cose che ritieni errate.
Scrivimi pure via mail. gianlu23185@hotmail.it
Grazie, un saluto.
Gianluca
Blog bellissimo! posso ricopiare qualche vostr articolo nel mio blog, citando la fonte?
Grazie e complimenti
Rossana
Nessun problema, è sufficiente un link al blog per ogni articolo ripubblicato.
Grazie per i complimenti, che in questo caso vanno indirizzati a Gianluca, autore dell’articolo.
quand’ero piccino, parlo degli anni ’50.., mi ricordo che andavo con mia nonna a vedere i lavori che ogni tanto facevano alla Martesana, zona Greco, quando la prosciugavano per toglerci la melma, e tra una badilata a l’altra si vedeva un fuggi fuggi generale di topi grandi come conigli… che paura! 🙂
Il problema igenico dei navigli era uno ed uno soltanto: erano di fatto lo scarico delle fogne di milano, fogne che fino al 2003 erano senza depuratori. a quasto si aggiunga che seveso ed olona erano (e sono) fortemente inquinati, e si spiega la chiusura dei navigli. oggi si potrebbe ipotizzare una riapertura (parziale) a patto di utilizzare acque pulite, quindi esclusivamente martesana, naviglio grande e acqua pompata dalla prima falda (che ad oggi alimenta già il grande sevese e la vettabbia).
Sentire parlare oggi dei Navigli, per i milanesi, e non, è come rivivere i momenti in cui i nostri papà e nonni, che li avevano visti con i loro occhi, ne parlavano con aneddoti gioiosi e galanti, e a volte, con malinconica e rassegnata previsione per il loro futuro.Il Mondo deve cambiare, le persone, nel loro intimo, no, solo qualche volta si adeguano, ma i desideri belli suscitati dalla memoria non svaniscono.
A questo punto, come è d’uso fare per i milanesi (oramai pochi),dopo il mesto preambolo, occorre fare “la proposta”, questa: “Che ne direste di apporre, in una occasione futura (EXPO, ricorrenza, o avvenimento particolare per Milano,ecc), all’inizio delle vie interessate, alcune “gigantografie” di bellissime foto di cui il nostro blog,o altri (per Es.Flickr…ecc.)sono più che fornite, per ricordare come erano nei tempi passati”?
Forse il Comune di Milano non ha possibilità finanziarie disponibili, però potrebbe recuperare fondi dai diritti di spazio dagli “sponsor” che aderiscono alla iniziativa :Banche,Ditte, Società interessate, Autobus Turistici che ora passano in Vie senza poter conoscere come erano in passato.
Penso che più di uno di noi gradirebbe vedere in loco come era quella strada in cui sta passando…..
Che ne dite?
Un cordialissimo saluto a tutti i collaboratori di VECCHIAMILANO
Giulio32
Mi sembra una grandissima idea. Chiunque le vedrà dirà: ma come hanno fatto a decidere di far sparire tutto? E perché non provare a recuperare qualcosa?
Penserò a come si potrebbe fare.
Recuperare la memoria si può con pannelli esplicativi, il restauro delle conche ancora esistenti con acqua a ricircolo, e magari un blocco di granito ai giardini di Santo Stefano a ricordo del Laghetto dove arrivava il materiale per costruire il Duomo, il primo a essere chiuso per motivi igienici ancora a metà Ottocento.
La via d’acqua dell’Expo invece si è capito che era demenziale. Se si dovesse fare la demenza di riscavare (ben più che riaprire) i navigli in centro, dopo l’entusiasmo in astratto saranno tutti No-Canal davanti al putiferio dei cantieri.
Se pare tanto facile eliminare una circonvallazione, si cominci dagli squallidi cavalcavia di Monteceneri e Corvetto, invece di fare un centro per snob in gondola convogliando il traffico verso le periferie.
Il recupero degli splendori passati ha già fatto la Roma imperiale fascista
bravo Mao!, ….in perfetto stile milanese!
attendiamo tutti, e da tutti, idee fattibili. Da parte mia sono disposto ad inviare
“mail” agli Uffici Pubblicitari delle grandi banche per presentare la proposta ed avere eventuali adesioni.
Io non ho interessi o “mire” commerciali o imprenditoriali di alcun tipo, quindi sarebbe interessante che si facessero vivi anche quelli che potrebbero realizzare materialmente l’idea.
Ci risentiamo, un saluto.
Giulio32
p.s. Il “cappello” potrebbe essere quello di VECCHIAMILANO, e gli “Sponsor”
venire indicati a lato o in testata delle “gigantografie”.Che ne pensa la redazione?
Come promesso mi sono interessato. Ho trovato un’agenzia di eventi che si sarebbe occupata di cercare uno sponsor, ho parlato con Lucilla Malara, architetto come suo padre Empio, il presidente dell’associazione Amici dei Navigli. Lucilla mi ha dato la sua disponibilità a far due chiacchiere sul tema, garantendomi che l’Associazione ha tutto il materiale fotografico che sarebbe servito al progetto. Ero gasaterrimo, finchè purtroppo Lucilla mi ha ritelefonato dicendo di aver parlato col padre e di aver appreso che un progetto come questo è già stato presentato in comune dall’architetto Vallara. Ho buttato un occhio in rete e ho trovato questo pallido riferimento che vi allego:
http://www.02blog.it/post/9465/ma-i-navigli-quando-li-riapriamo
Direte voi: perché “purtroppo”? bene, piuttosto, no? Anzi meglio: la cosa procede senza che noi neanche ci si debba dar da fare! Io non sono così ottimista, anche se spero di sbagliarmi. Ho il sospetto che se l’architetto è andato in comune a presentare il progetto solo in virtù dei contatti che notoriamente ha nell’assessorato all’urbanistica senza portarsi appresso uno sponsor con dichiarata disponibilità di massima al finanziamento, questa cosa finirà nel cestone delle cose dimenticate. Primo perché il comune non ha un cent. Secondo, paradossalmente, perché un’iniziativa del genere è troppo timida per fare notizia, se non inserita in un piano di comunicazione strutturato (sono del mestiere) che possa stare a cuore ad un’azienda. Il comune se ne sarà già dimenticato.
Comunque non intendo mollare il colpo. Ho in programma un aperitivo con i due soci fondatori di un bel progettino che si chiama Milano Nascosta. Alla peggio brinderò alla salute di Giulio 32 e di tutti voi, last but non certo least Gianluca Macis.
Alla prossima.
Intanto, se credete, segnatevi questo:
“La riapertura dei Navigli: condizioni di fattibilità e opportunità di crescita per la città”
Mercoledì 28 marzo 2012 ore 9.30 – 13.00 – Auditorium Gaber – Palazzo Pirelli
Milano, Piazza Duca d’Aosta 3
Segreteria organizzativa: Corso Magenta, 59 – 20123 Milano
Tel. 02 48012060 – aimstaff@aim.milano.it
Se chiamate o scrivete vi mandano l’invito.
Vorrei segnalare un’inesattezza: è il Redefossi a scaricare nella Vettabbia, la quale poi confluisce nel Lambro, ma a nord di Melegnano. La si vede benissimo, poco dopo la Trattoria Rampina, sottopassare la Via Emilia e avviarsi alla confluenza.
Poi c’è il tormentone del Tombon di San Marco: tomba, tombone, sifone indicano anch’essi il sottopasso di un corso d’acqua (sotto un altro corso oppure sotto le mura ecc.), NON un laghetto. In merito vedere il vocabolario milanese del Cherubini, che cita anche l’altro Tombone cittadino, quello di Viarenna, a valle della Conca, che sottopassa viale D’Annunzio per entrare in Darsena, là dove oggi sono in corso scavi.
Il preteso Tombone era appunto la Darsena nord di Milano, dove oggi (si spera non per molto ancora) c’è un parcheggio sotterraneo: la colpa principale di questo errore va attribuita alla improbabile composizione in versi che, con lo stesso nome, Filippo Turati scrisse nel 1886 (vedere in Rete), senza peraltro che l’autore citi un laghetto. Invece il manufatto era molto più a nord, cioè alle Gabelle, insomma era IL Ponte delle Gabelle, parte integrante dei Bastioni di Porta Nuova, sotto cui si trova ancora, pur senza l’acqua. E anche in questo caso spero non per molto.
Mi sembrerebbe molto bello che Vecchia Milano facesse una battaglia toponomastica in questo senso (non so come, magari una sorta di concorso?) assieme ad altri errori che andrebbero banditi con urgenza, come la Rotonda “della Besana”: non esiste alcuna “Besana” nelle vicinanze, mentre c’è la VIA Besana. Questo corto circuito è, per fortuna, in calo, mentre quello su San Marco resiste ancora, delirando di suicidi (come fece Turati) o su un piccolo cimitero che si sarebbe trovato sul lato occidentale della Martesana.
Se la mia proposta, anche tramutata, vi vedesse d’accordo sarei interessato a conoscerne il seguito: purché si ottengano risultati entro il 2015! Non oso pensare a quel che ne direbbero i visitatori “acculturati” dell’Expo…
Cordialmente,
Alberto Lipparini
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la Vettabbia mischiava le sue acque con il Naviglio interno o passava sopra o sotto? Lo chiedo perché vedo che passava dalla cerchia dei navigli ma non capisco questo particolare
Immagino sotto, primo perchè è più antica, secondo perchè attualmente l’alveo del naviglio interno è interrato mentre l’acqua della Vettabbia sotto scorre ancora.
sicuri che un canale per il fatto di essere più antico sia più profondo?
Mi pare che la Vettabbia sia nata come canale navigabile mentre il Naviglio interno nasce come fossato difensivo e quindi doveva essere più profondo, altrimenti era più semplice attraversarlo.
Io non sono sicuro di niente, per carità. Andavo ad intuito. A parziale rinforzo dell’idea c’è proprio il fatto che essendo difensivo era a ridosso delle mura e quindi il suo scopo poteva essere semplicemente quello di rendere più difficile la vita a chi cercava di attaccare le mura (vedi ad esempio l’unico pezzo di muro difensivo rimasto ancora in piedi dall’attacco del Barbarossa, in via San Damiano sul lato interno, proprio a ridosso dell’ex naviglio). E poi c’è sempre il secondo punto: la Vettabbia scorre ancora, nonostante il naviglio sia interrato. Boh.
Sicuro che Barbarossa abbia distrutto tutte le mura tranne quella (immagino tu ti riferisca a questa https://maps.google.it/maps/ms?msid=204760935725636843181.0004c1076e1bc85665761&msa=0&ie=UTF8&ll=45.468513,9.19884&spn=0.004582,0.009645&t=h&z=17&vpsrc=6&iwloc=0004c456372fd32a19b5e) non sono anche loro parte di mura ricostruite?
cmq dalle foto del vecchio naviglio interno mi sembra che fosse di suo almeno un metro più basso della strada. Questo significa che la Vettabbia per andare sotto o doveva essere veramente profonda o doveva fare una cascata e poi una risalita come fa il Villoresi al ponte in viale Bagatti….
per eventuali questioni sull’idrografia milanese, suggerisco di consultare “Milano-Via d’acqua” su skyscrapercity
http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=563347
Mmm, a giudicare dalla piantina si direbbe che il tratto di Vepra che diventa Vettabbia passa SOTTO il naviglio e che la Vettabbia venga utilizzata come regolatore delle acque del naviglio attraverso due chiuse, una all’incrocio di via Mulino delle Armi con via Vettabbia e l’altra con via Santa Croce: Le chiuse sono probabilmente comandate dalla postazione dove si trovava fino al ‘700 la torre dell’Imperatore. Che dici, videoenciclopedia, ti convince?
P.s.: Circa il muro, mi pare di ricordare che la Targa appesa sullo stesso dica ciò di cui sopra ma, come mi tocca ribadire, non sono sicuro di niente.
andrò presto a vedere le mura, streetview di Google mi fa vedere la targa ma non abbastanza da leggerla. Secondo wiki sembrano successive, difatti parla di quelle di quella via solo in seguito alla spiegazione delle nuove mura costruite dopo la distruzione fatta da Barbarossa
http://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Milano
Mura medioevali
Quando ci passo vi saprò dire
L’ha ribloggato su Chi trova un amico trova un tesoro.
Descrizione storica molto interessante. Sarebbe bello poter vedere tutto su una planimetria. Esiste?
Grazie,
Carlo Giorgio Cerati
Per gli Interessati: Un LIBRO: Chiarificatore, o quasi, dalla formazione della Pianura Padana, all’evolversi dei vari fiumi, cioè ….è il più grande evento storico avvenuto per lo sfruttamento delle acque al mondo ! Autore:Dott. Gabriele Pagani,a giorni la presentazione? Non so altro….
Distinti saluti Sergio Codazzi
Cari lsolani siete tutti in vacanza?
io vado in agosto al mare con tutta la famiglia.adesso mi sto curando una periartrite alla spalla con le onde d’urto e sono dolori .Spero che vi facciate sentire presto con i vostri racconti .vi saluto affettuosamente Giovanna ciao a tutti.
Come al solito in Italia, ma…. Specialmente a Milano, di disastri se ne sono fatti tanti, tutti dovuti cmq, all’avidita di certi personaggi come Sindaci sbagliati, i milanesi dovevano fare casino su questo, e sono sicuro che con questi navigli navigabili, il turismo ora come ora sarebbe stato almeno del 300%,rispetto a quello che c’è ora, basta vedere quello che sta facendo l’attuale sindaco che ha chiuso Milano a tutti, e si interessa solo di via montenapoleone, San Babila, e tutta la crema puzzolente di Milano, metropitane come rogoredo porto di mare, sono nel dimenticatoio, ma la colpa è dei milanesi o italiani, perché tutti ci lamentiamo ma nessuno fa niente, quindi finiamola con questo nazionalismo ipocrita e falso, buona Pasqua a casa yesss,,,!!!