Milano era nel periodo di transizione tra i Visconti e gli Sforza – probabilmente nei tre anni dell’Aurea Repubblica Ambrosiana (1447 – 1450) – quando l’importante famiglia degli Arcimboldi, originaria di Parma, decise di far costruire nella campagna a circa cinque chilometri dalla città la propria “casa di campagna”, la Bicocca degli Arcimboldi.
Oggi certamente il nome “Bicocca” evoca alla maggior parte delle persone tutt’altro: università, cinema, centri commerciali e a breve sarà anche il nome di una fermata della nuova metropolitana M5… ma anche all’automobilista più distratto (in coda sul viale Sarca frequentemente al “collasso” per le troppe autovetture) non sarà sfuggita l’affascinante (e restaurata) costruzione – immersa in un’ampia area verde – che ancora oggi con il suo nome identifica tutto il quartiere.
La famiglia Arcimboldi, proprietaria della Bicocca e dei terreni circostanti, si estinse nel 1727 dopo la morte delll’ultimo esponente, il marchese Guido Antonio; ma non va dimenticato che nei secoli precedenti diede a Milano sia arcivescovi sia funzionari e consiglieri al servizio della Signoria.
E uno dei discendenti, Giuseppe Arcimboldi (1527 – 1593), diventò un famoso pittore, un artista ancora oggi apprezzato per le sua particolari realizzazioni: le “Teste composte” dell’Arcimboldo attirano tuttora molte persone, come dimostrato dalle lunghe file di persone a Palazzo Reale, che fino a pochi mesi fa ospitava una mostra dedicata all’artista. Se si desidera dare un’occhiata alle opere dell’Arcimboldo è possibile consultare questo sito.
Una piccola curiosità toponomastica: la via che fiancheggia la “casa di campagna” si chiama via Bicocca degli Arcimboldi, ma non va confusa con la simile via Arcimboldi (dedicata dal 1865 alla stessa famiglia) che collega via Unione con via Lupetta e che sostituì la vecchia contrada del Gambero.
Ma il nome “bicocca” per quasi tutto il ‘900 era anche sinonimo di Pirelli.
La società Pirelli trasferì i propri impianti all’inizio del 1907 dalla vecchia sede di via Fabio Filzi in uno spazio più ampio, poco distante da Milano e in prossimità di una linea ferroviaria: Bicocca, in quegli anni frazione del comune di Niguarda, era proprio il posto ideale.
Da lì a poco, nel 1923, Niguarda – e di conseguenza anche la sua frazione Bicocca – divenne parte integrante di Milano assieme a molti altri comuni della prima “cintura” della città.
Milano si stava espandendo: nasceva viale Zara con il suo prolungamento (viale Fulvio Testi) ad affiancare un viale Sarca che a breve non avrebbe più risposto alle nuove esigenze di collegamento, sorgevano nuove case e servizi di pubblica utilità; è del 1929 questa fotografia che inquadra un CTO (centro traumatologico ortopedico) appena costruito.
Mentre viale Sarca e via Bignami sono già ben delineate, si nota come in secondo piano ci sia un viale Fulvio Testi – ormai prossimo al confine della città – molto diverso rispetto all’attuale.
Gli infortuni sul lavoro, soprattutto negli anni fino al secondo dopoguerra, non erano certo regolamentati come oggi – almeno in termine di prevenzione, che non è mai troppa – per cui una struttura come questa, gestita dall’INAIL, era un’istituzione importantissima considerata la sua vicinanza alle fabbriche che negli anni si sono affiancate alla Pirelli, come la Breda e l’Ansaldo.
A proposito di costruzioni ad uso principalmente abitativo, va consideranto anche che fino a non molti anni fa esistevano ancora molti spazi adibiti a orti proprio lungo il viale Fulvio Testi, come dimostra questa “recente” immagine del 1971 (la Bicocca degli Arcimboldi è in corrispodenza della riconoscibilissima “torre di raffreddamento”) scattata da via Ponale (torrente del Trentino, immissario del lago di Garda).
Una particolarità di via Ponale: al tempo della Grande Guerra nella via erano stati allestiti alcuni edifici, ancora oggi esistenti, come ricovero per i feriti del fronte; come dimostra la seguente fotografia, il trasporto veniva effettuato con tram provenienti da viale Sarca che anziché proseguire in direzione di Cinisello Balsamo, percorrevano prima via Chiese e quindi via Ponale.
Non si può concludere questo articolo senza un accenno alla battaglia della Bicocca, che si svolse il 27 aprile 1522 tra gli spagnoli di Carlo V d’Asburgo (1500 – 1558) e i francesi di Francesco I di Valois (1494 – 1547).
La battaglia si svolse nel contesto della Quarta Guerra d’Italia (1521 – 1526); era il periodo in cui gli Sforza avevano ripreso il loro potere nel ducato di Milano, governato dall’ultimo degli Sforza (Francesco II, nipote di Francesco e figlio di Ludovico “il moro”).
Ci furono ulteriori quattro Guerre d’Italia (fino al 1559) e sappiamo già che furono gli spagnoli a vincere, diventando i governanti di Milano fin dal 1535 – anno in cui morì Francesco II Sforza – e tali rimasero per ben 171 anni, fino al 1706, anno in cui a loro “subentrarono” gli austriaci.
Ma la battaglia della Bicocca, persa dai francesi e costata oltre tremila vite umane (alcune scritture riportano addirittura più di settemila), rimase molto impressa nella mente degli sconfitti, tant’è che il loro modo di dire “c’est une bicocque” equivale a dire che una determinata conquista costerebbe troppo in confronto ai vantaggi che la stessa comporterebbe.
Ovviamente per gli spagnoli il termine “bicoca” ha un significato opposto…
Pur non essendo Milanese, mi ha fatto piacere leggere questo articolo, in quanto. Quando giovincello sono rrivato a Milano nel lontano 1962, sono andato a vivere e lavorare proprio nel quartiere bicocca ed esattamente in via Ponale, ove proprio all’inizio della via, incrocio con il viale Fulvio Testi, era in costruzione un palazzone, ove ho prestato la mia opera per la costruzione, come operatore di gru edile. Ricordo che in quegli anni, Milano cresceva all grande ma nel quartire bicocca vi erano anco alcuni orti
bell’articolo !!!
nel 1965 ho abitato nelle case popolari di via Ponale, e attraversavo gli orti per arrivare in viale sarca direzione centro, propio come veduta dalla foto sopra,
a volte con la fidanzatina ci si scambiava qualche furtivo bacio tra le siepi delle stradine sterrate…
😉
bellissimo questo articolo sulla “bicocca” mi ha fatto correre con la memoria indietro negli anni come non mai,quanti ricordi,non solo di come era il quartiere,ma anche di un’italia,e una milano protagonista del miracolo economico di cui tutti abbiamo goduto fino a poco tempo fà.La pirelli,la breda……..decine di migliaia di posti di lavoro che oggi purtroppo son andati perduti e non ritornerranno più,e,passando vedendo i centri commerciali,cinema e via dicendo,una lacrimuccia mi scappa sempre.Penso,guarda un pò come ci siamo ridotti,ad avere solo servizi,che,non producono nessuna ricchezza e nessun valore industriale.Per ultimo come dimenticare gli stoici lavoratori della breda che si ribellarono violentemente all’occupazione nazista di milano bloccando letteralmente l’azienda che grazie a quel popolo “civile” che sono i tedeschi(che non aspettano altro di trovare un’altro come hitler per mettersi in testa ancora l’elmetto,ancora oggi purtroppo)furono tutti incarcerati e deportati nei campi di sterminio.Poi mi ricordo benissimo gli orti dietro la pirelli e la stazione di greco,di come erano le vie e via dicendo………….
Ma quanto mi piacciono questi articoli su Milano e meno male che ci sono persone come voi che,con il vostro blog,tenete alto il ricordo di una città che ,purtroppo, si deteriora artisticamente ogni giorni.
Siete anche fonte di istruzione.
Grazie
Ross 😀
ps: posso ricopiare qualche vostro articolo,citando la fonte, nel mio blog?
Per l’inclusione di articoli nel tuo blog non c’è alcun problema.
Grazie dei complimenti…
Reblogged this on Videoenciclopedia dell'Architettura, dell'Urbanistica e del Territorio.
Davvero un bell’articolo, seguo da poco questa pagina ma mi piace molto.
Grazie
Brunetto o Zappino mi chiamavano. Sono nato, cresciuto e vissuto proprio in via Ponale al n° 66. Mi sono emozionato non poco nel leggere e rivedere le foto dei me ca vec. Bellissimo.
Complimenti per il blog. Veramente interessante. Ho abitato in bicocca per 23 anni e vedere questo foto è emozionante.
Volevo comunicarti che ho deciso di nominarti per i THE VERSATILE BLOGGER OF THE YEAR. (è un modo per conoscersi tra blogger) Tutte le informazioni puoi trovarle qui. A presto!!!!!
http://galateaversilia.wordpress.com/2013/10/05/galatea-per-the-versatile-blogger-award/
Bell’articolo.. stavo proprio cercando qualcosa di simile per la storia del quartiere.. Se potete aiutarmi, starei cercando con precisione la storia del casermone di Via Ponale 66. Tempo fa, durante la ristrutturazione dell’edificio, uscì fuori la scritta “INFERMERIA” sopra ad una porta di un’appartamento (feci una foto, ma son passati cosi tanti anni che non so piu dove cercarla). Così ho deciso di approfondire la sua storia. So che la storia dice che prima di essere assegnata alle case popolari fu, in tempo di guerra, prima un ospedale militare, poi una caserma. Ma altre storie (oltre alla resistenza della seconda guerra mondiale) non ne trovo..
Sun nasù ai cà pupular de via Ponale,66. Hò scoperto questo sito per caso e mi ha fatto molto piacere leggere come era dove sono nato e cresciuto. (Ora abito a Cinisello) ma sino a qualche anno fa andavo alle case popolari a trovare la mia mamma. Questo sito mi ha fatto ritornare indietro ai tempi della mia infanzia. Mi ricordo quando si giocava a biglie in cortile, alla rela sulla via Ponale (allora di macchine ne passava una ogni mezz’ora), quando si andava a fare il bagno al (cascadun e la cascatella) passando in mezzo agli orti. Mi ricordo i vecchi amici, el (Bruneto Zapin, i fratelli Galelli, el Giurgin, i fratelli Baroni, l’Angelo Goi, Scomentini e tanti altri, Il portinaio (sciar Gino) che quando si giocava in cortile ci correva a dietro con la scopa. Ora termino perché mentre stò scrivendo me( vegn un grup a la gula). Ora purtroppo la mia vecchia e cara Milano non la riconosco più…. Scusate se vi ho annoiato raccontando la mia storia. Un caro saluto a tutti. Giordano
complimenti è un sito bellissimo!!!
Bellissimo articolo complimenti
Ambrogio,bellissimo articolo sulla storia della bicocca ,sono andato a vivere nelle case popolari di via Ponale 66 dal 1927,con la mia famiglia ,mio padre faceva il muratore e ha partecipato alla costruzione nel 1908 delle case popolari,dopo qualche anno andò ha lavorare alla Pirelli come tantissimi abitanti di via privata ponale 66.Durante la prima guerra mondiale metà edificio era adibito ai Militari ,se non erro la parte dovrebbe essere quella est verso via suzzani.saluti Ambroeus.
Grazie per l’articolo!l’ho trovato solo oggi, mi auguro che qualcuno scriva ancora.
Gentile Vecchia Milano, sarei interessata ad approfondire la storia del CTO Pini. Avete qualche suggerimento da darmi? Esiste qualche libro, ricerca, archivio fotografico che potrebbe avere del materiale di questo tipo? La foto presente in questa pagina, dove l’avete trovata? Sono un’appassionata dei tempi andati. Da poco mi sono trasferita a Milano e studiando in Bicocca. Mi piacerebbe sapere qualcosa di più sul CTO visto che ci passo davanti spesso.
Grazie.
Roberta Gallina