Un tempo Milano era dotata di una fitta rete di tram interurbani (questo il termine in uso a Milano, mentre a Torino per esempio si chiamavano intercomunali), che collegavano la città alla provincia; alcuni sono particolarmente famosi, come il celebre “Gambadelegn” che da Corso Vercelli partiva verso Magenta e Sedriano o quello per Vaprio d’Adda.
O ancora la Milano-Monza, la “regina” degli interurbani, che vedeva convogli anche di dieci vetture che percorrevano viale Monza e Corso Buenos Aires.
Altri invece sono meno conosciuti e hanno svolto un lavoro più umile e oscuro: c’erano ad esempio quello per Abbiategrasso e quelli per la Brianza (linee di Carate e Limbiate).
Uno di questi ha avuto però una storia particolare: si tratta del tram Milano-Gallarate, che a differenza degli altri non passò mai sotto la gestione ATM e rimase sempre in mano ad una società privata, fino alla fine del servizio nel 1966.
Il tram per Gallarate (cittadina oggi in provincia di Varese, ma fino al 1927 milanese) nacque nel 1880-1881, costruita in pochi mesi dalla Società Belga di Tranvie e Piccole Ferrovie: toccava cittadine popolose come Busto Arsizio e Legnano, oltre a tanti paesi che davano forza lavoro alle fabbriche tessili e meccaniche così diffuse nell’alto milanese. Nel 1915 la gestione passò alla STIE, Società Trazione e Impianti Elettrici, e si passò appunto alla trazione elettrica, con eleganti tram in livrea bianca con scritte oro.
Nei primissimi tempi il capolinea era vicino al Castello, poi nel 1902 si trasferì all’ombra dell’arena civica, di qui due anni dopo si passò all’Arco della Pace, che vide sia le locomotive a vapore del Gambadelegn sia dal 1915 i più moderni tram bianchi. Il capolinea all’inizio di Corso Sempione era sul lato di Nord-Est, mentre sull’altro lato del corso passavano i binari dei tram urbani gestiti dalla Edison.
Si rimanda all’articolo già pubblicato su Corso Sempione per ulteriori informazioni e immagini.
In origine il tram extraurbano (ancora a vapore) incrociava a livello la linea ferroviaria di circonvallazione ovest, quella che collegava Porta Genova con Certosa, passando dallo scalo Sempione. Quando i tram urbani divennero elettrici, a inizio secolo, fu necessario realizzare un ponte per permettere ai binari tranviari di superare la ferrovia: su di esso correvano i tram cittadini della Edison e anche l’extraurbano per Gallarate.
Nella carta TCI del 1925 si distingue appunto il ponte separato dal resto del viale: il tratto rosso continuo indica il percorso delle linee tranviarie urbane, quello tratteggiato segnala i binari STIE sul lato sinistro del viale, con il capolinea all’Arco della Pace.
Per avere un’idea di come fosse fatto il ponte, si può guardare a quello analogo di via Cenisio:
Nella carta del 1937 il ponte è scomparso insieme alla ferrovia, sacrificata per “liberare” la città dai binari e per dare spazio alla Fiera. Intanto anche il tram da Gallarate ha trovato un nuovo capolinea davanti al deposito, tra le vie Procaccini e Prina.
Nella carta il binario sul lato Nord-Est del corso sembra molto breve, in realtà le rotaie proseguivano per un centinaio di metri, fino all’incrocio con la successiva (andando verso il centro) via Moscati: qui ancora oggi si può trovare l’unico resto della tranvia STIE, il paraurti di cemento con respingente unico.
Il deposito era poco visibile dalla strada, anche perché nel dopoguerra fu ridotto in estensione con la costruzione di un condominio nella parte tra via Procaccini (dove rimase solo un ingresso per autobus) e il Corso.
La vecchia stazione STIE invece era ben visibile, affacciata sul Corso, con la scritta muraria “Milano-Gallarate” e una caratteristica tabella smaltata della birra Wuhrer, che compare in numerose immagini.
Ahimè, questo piccolo e anonimo edificio non aveva certo alcuna speranza di sopravvivere come testimonianza storica: puntualmente, pochi anni fa è stato demolito e sostituito da un grande palazzo bianco che ospita al piano terra una pizzeria.
Moltissime foto del tram STIE (che dal 1933 aveva anche due brevi diramazioni che da Gallarate proseguivano verso i paesini circostanti) sono scattate proprio in corso Sempione.
Purtroppo , dopo l’abbattimento della stazione, non rimane davvero quasi più nulla del vecchio tram STIE.
nel 1967, ero da pochi giorni a milano, lavoravo alla Bovisa alla Metallurgica e dormivo in una pensione in corso Sempione. Partecipai per caso ad una trasmissione televisiva “settevoci” presentata da pippo baudo, mi chiese che differenza ci trovavo tra la grande Milano ed il mio piccolo paese pugliese, gli risposi “Quel cavolo di tram di corso Sempione, passa sotto la mia finestra e non riesco a dormire”. …
interessantissimo articolo e bellissimo blog!!!
Che mi permette di vedere e conoscere aspetti della mia città che non sapevo o conoscevo di cenno…
Continua così!!!
La fermata in C.so Sempione prima dello spostamento del capolinea.
(grazie all’utente Opus113 di Skyscrapercity)
PS: bellissimo articolo, come sempre…
SPETTACOLOSO 1111
Gabriele, dov’è esattamente il punto della foto?
Direi C.so Sempione angolo Via Moscati, con vista verso Via Melzi d’Eril.
questa è la stessa vista oggi…
http://g.co/maps/mwrqn
…e questo vicino alla bicicletta, visto da dietro (e girandosi di 180 gradi su se stessi rispetto alla tua prospettiva (cioè con Melzi d’Eril alle spalle) è “l’unico resto della tranvia STIE, il paraurti di cemento con respingente unico” di cui parla l’autore.
http://g.co/maps/mxm7m
Approfitto del commento di Mao per aggiungere che in realtà c’è un altro “resto” del tram Milano-Gallarate: si tratta della locomotiva a vapore tranviaria Henschel conservata al Museo della Scienza e della Tecnica. Dopo la fine della trazione a vapore regolare (con l’elettrificazione dell’ultimo tratto, da Busto Arsizio a Gallarate) finì alla MTB Monza-Trezzo-Bergamo dove prestò servizio fino al 1958
Bell’articolo, il mese scorso mi sono recato alla pizzeria e non la trovavo venendo da via Procaccini; ero convinto che all’angolo con via Prina ci fosse ancora il deposito STIE.
Avevo una piantina di Milano del 1953 dove si vedevano tutte le 38 linee tranviare, ci sarebbe il modo di vederne una simile?? .
Milano era ed è fatta per mezzi elettrici non inquinanti e traffico limitato.
Grazie
Silvio
Attuale o “storiche”?
ne trovi diverse su skyscrapercity
http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=582240
e su stagniweb
http://www.miol.it/stagniweb/mappe.htm#mappemi
Molte grazie Gabriele ho trovato proprio quella del 1953.
Il 1953…Bei ricordi….passavo sempre davanti ai quei “grandi vagoni” marroncino mentre andavo a scuola alla Moscati….Mi ricordo anche una costruzione con la dicitura indicante la linea (ma non la ricordo precisamente).. fu un vanto per me poterla finalmente leggere. Ma io ero più interessato al Gigi locale, dove mia mamma comprava talvolta un cartoccio di caldarroste…mai ripeto mai corroboranti bevande estive…sarà che mi è venuta la psicosi? In effetti non mi piacciono le bibite ghiacciate.
Di sicuro passavo in orari strani in quanto non ho mai visto ressa intorno ai vagoni e mai ne ho visto partire uno…Forse una volta, per gioco sono salito e sceso dall’altro lato, per scherzo, attento a non essere rimbrottato da qualcuno. Mi interessavo di loro solamente perché andavano in direzione della località dove mia mamma era sfollata in tempo di guerra e perché, in quella zona andavamo ogni tanto alla domenica, in macchina, per poi riposarci sui laghetti intorno a Varese. Potrei raccontarvi vari aneddoti di quei transiti lontani per Corso Sempione ma andrei fuori tema…importante per era raggiungere velocemente l’incrocio Procaccini/Ferruccio unico attraversamento autorizzato, se solo, verso casa: “Ma sta ben attent ai macchin…vehhh!!” …Chissà cosa direbbe oggi….
Giulio32
posso aggiungere, alla magnifica foto di “vecchiamilano” del tram STIE, che
la motrice porta il cartello con la destinazione “Legnano Canazza” perchè oramai il percorso terminava a LegnanoCanazza, il proseguimento veniva fatto con “autobus”; questo a partire da una data che non ricordo ma che presumo sia poco prima che togliessero i binari dalla Via Gallarate in Milano,
quindi nei primi anni’70.
Siccome ho usato questo Tram per circa tre anni, durante la Guerra per “sfollare” a Castellanza con la Mamma, allora raggiungeva Cassano Magnago e Lonate Pozzolo, cercherò di riordinare le memorie e i ricordi.
p.s.
In riferimento a “associazionemigrantisanpaolesinelmondo, l’unico tratto milanese in cui il Tram poteva strisciare le finestre delle case era la Via Gallarate nel tratto tra Piazzale Accursio e il piazzale del Cimitero Maggiore. Al posto dei binari ora c’è una bellissima fila Aceri lungo tutta la Via Gallarate.
Sono convinto che anche tutti quelli che sono venuti a Milano per “lavorare” abbiano contribuito a far diventare Milano così com’è ora.Grazie
La foto con l’indicazione Legnano Canazza è datata 1961.
La tramvia cessò il servizio il 18 gennaio 1966, mentre la tratta Legnano-Lonate Pozzolo era stata soppressa già nel 1951.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tranvia_Milano-Gallarate
Sarebbe interessante avere un racconto dello sfollamento a Cassano Magnago: possiamo metterci in contatto?
Giulio32
Ringraziamenti e complimenti per le “Magistralis Lectio” di Gabriele che, oltre a contribuire a fare precisazioni importanti sulle date degli avvenimenti, rinfresca le memorie un pò’ arrugginite dal passare degli anni. Questo Tram, del quale ho un magnifico ricordo, mi ha portato giornalmente da Milano a Castellanza dal 1940 al ’43 (allora avevo 10/13 anni). Cercherò di riordinare la memoria per descrivervi quella “Esperienza”. Ancora un grazie a Gabriele e saluti a tutti.
Essendo più giovane (e di molto, essendo del 66) non ho visto in presa diretta certe situazioni (per esempio mio padre, emigrato a Milano nel ’60 ha mancato per pochi mesi di vedere ancota la tramvia in via Padova, prima che venisse trasferita lungo Via Palmanova…).
Non potendo quindi fare affidamento sulla memoria, mi documento sul web, sfruttando il lavoro fatto da altri.
In questo modo sono affrancato dagli scherzi della memoria…
Giulio 32
Buon giorno a tutti, come promesso vi racconto la mia esperienza sul Tram di Corso Sempione a partire da un lavoro ricevuto da un amico intitolato “I bombardamenti su Milano” ricavato, penso, sul web dalla Storia di Milano,
Il racconto incomincia proprio dal:
Anno 1940
Notte tra il 15 e il 16 giugno
Milano subì il primo attacco aereo dopo soli cinque giorni dall’entrata in guerra dell’Italia.. L’allarme antiaereo fu dato alla 1.48. Vennero colpiti diversi edifici, e si contarono un morto e alcuni feriti.
Notte tra il 16 e il 17 giugno
Alle 22.30 suonò l’allarme in seguito all’avvistamento di 8 aerei che sorvolavano i cieli di Milano. Secondo allarme alle 0.23 per altri bombardieri in avvicinamento da sud, poi ancora un allarme quindici minuti dopo, per aerei che sganciavano bengala in zona attigua alla Caproni, che poi fu effettivamente colpita da circa 25 bombe. Alla 1.00, segnalati aerei da nord diretti a sud, alle 2.00 sgancio di bombe sulla Milano-Laghi. Ultimo allarme alle 5.04, e alle 6.22 definitivo cessato allarme. Danni non rilevanti.
Notte tra il 13 e il 14 agosto
Dopo quasi due mesi di tranquillità, alle 0.55 allarme per aerei provenienti da Como, Varese e Domodossola. Vennero sganciate bombe e volantini di propaganda. Si contarono 15 morti e 44 feriti, dovuti ad attacchi concentrati nelle vie Sarpi, Settala, Moscova, e viale Padova. Altri danni a Greco e in via Messina. La Dicat sparò numerosissimi colpi, senza tuttavia poter colpire apparecchi inglesi.
Notte tra il 15 e il 16 agosto
Allarme alle 0.40, ma a causa del fuoco contraereo della Dicat, gli aerei inglesi si liberarono del loro carico di bombe su Merate e Mariano Comense. Un velivolo Wellington fu abbattuto, provocando la morte di uno dei cinque piloti.
Notte tra il 18 e il 19 agosto
Allarme alle 0.40, furono sganciate 14 bombe (colpiti stabilimenti Innocenti a Lambrate, Caproni e aeroporto Forlanini-idroscalo).
Notte tra 24 e 25 agosto
Allarme alle 0.49, ma sgancio di bengala.
Notte tra il 26 e il 27 agosto
Allarme tra la 1.00 e le 3.00. Nessuna bomba sganciate, due aerei inglesi abbattuti (uno nell’Appennino ligure, uno presso Arese).
Notte tra il 18 e il 19 dicembre
Il Bomber Command si rifece vivo dopo più di tre mesi di silenzio. L’allarme durò dalle 2 alle 4.30: distrutta una cascina ad Assago e colpita la via Col di Lana a Milano (otto morti, 16 feriti).
Anno 1942
Se il 1941 era trascorso senza nessuna missione del Bomber Command, che aveva preferito concentrare le proprie forze in altri scenari di guerra, il 1942 (che sembrava un’annata tranquilla) mostrò la preparazione e la determinazione inglesi nel mese di ottobre.
Tardo pomeriggio del 24 ottobre
La cittadinanza fu colta di sorpresa quando il suono delle sirene si sovrappose al rumore del traffico alle ore 17.57: innanzitutto perché da più di un anno gli aerei avevano disertato i cieli milanesi, inoltre perché fino ad allora gli attacchi erano stati sempre effettuati durante la notte. Ma quello che più sorprese, fu il fatto che le prime bombe cominciarono a cadere appena tre minuti dopo l’allarme, che evidentemente era stato dato con colpevole ritardo. Circa 73 aerei Lancaster si riversano ad ondate sulla città, in un orario di affollamento e movimento intenso. La Dicat intervenne già spiazzata, cercando di rimediare a tutta una serie di errori difensivi (che infatti le vennero rimproverati nei giorni successivi, anche sulla stampa). Le bombe sganciate furono di tutte le dimensioni, tra le quali ben 12 da 2000 chili, più di 2.000 bombe incendiarie di grosso calibro e più di 28.000 di piccolo calibro.
La seconda fase dell’attacco fu disturbata dal fumo degli incendi subito divampati, che saliva a cinquecento metri di quota schermando il cielo. Si levarono in volo, per intercettare i bombardieri, cinque aerei dell’Aeronautica, senza successi importanti. Un Lancaster si schiantò al suolo dalle parti di Segrate, abbattimento forse attribuibile alla contraerea installata presso la Caproni. Al termine del raid, i morti risultarono 135, i feriti 331, alcuni dei quali non sopravvissero.
Vaste zone della città risultarono danneggiate o devastate. Secondo il rapporto della prefettura, subirono gravi danneggiamenti gli stabili in via Pantano, via Velasca e corso Roma (ora porta romana) ai civici 7,9 e 10; due stabilimenti in zona Ticinese e la via S. Cristoforo; piazza Tricolore, viale Montenero (civici dal 72 al 76 e 73), via Archimede, via Melloni, il Macello e il mercato ortofrutticolo (scalo Vittoria), via Messina, Lomazzo, Sarpi, Aleardi, corso Buenos Aires (civici 33 e 58), piazza Bacone, via Oxilia (civici dal 23 al 29 e 26), via Sauli (dal 18 al 28).
Il carcere di San Vittore fu danneggiato, e a causa dell’abbattimento di un muro perimetrale e del parapiglia seguitone, un centinaio di detenuti si diede alla fuga. Il disastro obbligò il Comune a predisporre scuole ed edifici pubblici per accogliere i senzatetto, mentre la cittadinanza si lamentò dell’insufficienza dei rifugi pubblici, dimostratisi in numero inferiore rispetto alle concrete esigenze di riparo durante gli attacchi.
Notte tra il 24 e il 25 ottobre
Gli incendi causati dall’incursione pomeridiana ancora divampavano, quando alle 22.44 piombarono su Milano altri bombardieri inglesi. Tuttavia l’attacco risultò notevolmente inferiore a quello diurno appena effettuato, a causa dei pochi aerei che effettivamente riuscirono a raggiungere la città, avendo lo stormo subito lungo il tragitto numerose perdite (causa temporale e contraerea svizzera). Molte bombe si dispersero così sul territorio circostante Milano, alcune finirono addirittura sulla certosa di Pavia e a Vigevano.
Per migliaia di milanesi iniziò lo sfollamento: tutte le sere dei giorni feriali grandi masse si accalcavano su corriere e treni (ma c’è chi doveva arrangiarsi con biciclette) per passare la notte, dopo un giorno di duro lavoro, in zone limitrofe ritenute non soggette a bombardamenti notturni, trovando casa presso locali messi a disposizione da contadini.
Alla fine del 1942 cominciarono ad essere ridotti i trasporti pubblici cittadini, soprattutto per mancanza di pezzi di ricambio. Molte linee vennero soppresse, e le corse iniziarono ad avere frequenza ridotta.
E’ proprio nell’ Agosto del ’40 che il papà decide di “sfollare la famiglia” a Castellanza, il Tram Milano Gallarate diventa uno di famiglia.
Da quel momento le giornate si svolgono così:
partenza da Corso Garibaldi (a piedi) alle 18,40, dopo che il papà era tornato dal lavoro(Pirelli Bicocca),con percorso: Via Anfiteatro, Viale Alemagna(Arena), via Melzi D’Eril, Via Moscati, ore 19 circa arrivo in Corso Sempione Stazione del Tram per Castellanza, partenza alle 19.10,arrivo a destinazione alle 20.00 circa. Per me il bello viene nel ritorno il giorno dopo.
Sveglia e colazione alle 6.15 ,Tram per Milano alle 6,55,percorso inverso fino a Corso Garibaldi con il pensiero continuo (sarà ancora in piedi la nostra Casa?),e, per il primo anno 1940/41, quattro passi fino a Foro Buonaparte per frequentare la i^ Media alla “Schiaparelli di Via Legnano. Dal 1941 al ’43, il percorso si allungava perchè le lezioni della Schiaparelli le avevano spostate in Via Sant’Orsola!!! quindi dopo l’arrivo in Corso Garibaldi, camminata verso Foro Buonaparte, S.Giovanni sul Muro, via Brisa,arrivo in S. Orsola alle 8.25.
Con questa lunga e magari noiosa chiaccherata volevo rispolverare il clima e la situazione di quei giorni ma mi chiedo: non sarebbe bello se si potesse
ancora evitare di portare i figli in macchina fino davanti alla scuola che frequentano?…o magari farli andare a scuola senza la macchina?….speriamo.
Un saluto a tutti !!
Certo ottima idea quella di mandare i figli a piedi a scuola, ma ora le cose sono cambiate.
Un po’ per prudenza ma molto per comodità si preferisce inquinare e aumentare il traffico.
Io sono sempre andato a scuola a piedi o in tram e sono contento, ho iniziato cosi’ a cavarmela da solo.
Saluti a tutti i partecipanti al blog.
Silvio
egregi signori,
mi state mandando ogni volta lo stesso Giulio32 commented on Il tram di Corso Sempione. Una volta sola e’ sufficiente.
distinti saluti – Paolo S. Biasci
Giulio32
Paul S. Biasci è di lingua italiana?….. io volevo solo dire il mio rammarico per le cose vissute a Milano e che non ci sono più. L’interpretazione giusta è quella di Silvio che ringrazio per la condivisione e saluto. Mi sembra che leggendo tutti gli inerventi traspaia, (per quelli che sono nati e vissuti a Milano), un senso di rimpianto per quello che c’era e che non c’è più.
p.s.
Il termine “signore/i (sciuri)” a Milano ha sempre avuto due significati: uno, gentile, di cuore generoso, di animo accogliente; l’altro, ricco, avido e impositivo. L’appartenere ad una delle definizioni citate era dovuto a come ci si comportava, si parlava o a come si scriveva….
Un saluto a tutti
Cioè esisteva un TRAM che andava fino a gallarate?????? ma è lontanissimo!!!!!! Che miti che erano! ora c’è il treno suburbano s5…..ma non c’è certo lo stesso fascino!!!
Grazie giulio x i bellissimi racconti dei bombardamenti! he periodi terribili sono stati! E concordo sui figli a piedi! Milano sarà anche Milano ma a volte si esagera 😉
Sì, esisteva eccome 😉 Essenzialmente – da quel che ho capito sentendo ricordi – era usato per spostamenti locali in provincia (es: Gallarate-Legnano) grazie al maggior numero di fermate e poi dalla zona del Sempione “basso” (Nerviano, San Lorenzo, Parabiago) verso Milano (la ferrovia era più lontana dal centro degli abitati). E per tutti era comunque anche più economico della ferrovia
Roberto, grazie
non pensavo di trovare questo blog…non ho parole…….hai risvegliato in me bellssimi e indimenticabili ricordi. Dal 60 questi vecchi Tram erano il mio parco giochi….ho vissuto per 10 anni a Milano nel deposito della STIE e ho vissuto personalmente l’ultimo viaggio per Legnano…….
grazie ancora.
roberto dal cero
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Al baretto della STIE si passavano ore ed ore dopo la scuola! E sono passati poco più di 20 anni. Più o meno. 🙂
Salve,
Tra il 1956 ed il 1964 abitavo in Corso Sempione al n.33 nel palazzo bianco (denominato all’epoca Moby Dick) adiacente all torre dell’antenna RAI.
Proprio in questi giorni mi stanno venendo alla mente i vecchi ricordi di allora dato che mio figlio sta per prendere in gestione un bar a S.Vittore Olona il cui nome (che ovviamente non posso fare) è sicuramente legato a questa linea ormai scomparsa.
Ai tempi andavo a scuola alle elementari Pietro Moscati e nel pomeriggio, dopo i compiti, con gli amichetti si andava a giocare ai giardinetti davanti casa dove appunto c’erano i convogli fermi.
Nel ’64 la mia famiglia si trasferì a Legnano e con mio sommo stupore ritrovai quei convogli che andando fino a Gallarate passavano da Legnano. La fermata più importante era quella dell’Ospedale di Legnano subito dopo quella di S.Vittore Olona.
La posizione del treno nella foto in corso sempione non è quella indicata da Gabriele (ang. Moscati) ma più avanti, a metà circa tra via Prina e Via Procaccini. Dovrebbe essere all’altezza dove oggi c’è la Banca Popolare di Milano. Il palazzo forse è stato ristrutturato ed è quasi irriconoscibile ma osservando la prospettiva si intuisce la distanza esatta e si riconosce il palazzo all’angolo di via Prina.
Nella seconda foto postata da Vecchiamilano il trenino è appena oltre Via Prina.
Mario
Anche io in quegli anni andavo alle Scuole Elementari Moscati (1960/1965).
Ho un ricordo vivissimo di quei tram in sosta attestati sul binario morto. Ai lati erano parcheggiati gli autobus STIE blu e azzurri (mi sembra di ricordare). Avevano ancora i rimorchi passeggeri separati dalla motrice passeggeri!! Ricordo che, quando i tram erano in manovra e venivano agganciate nuove rimorchiate, dovevano utilizzare per serrare i ganci una piccola asta di metallo da inserire in una asola del vitone del gancio e poi cominciare la rotazione. Gli aghi dei deviatoi per il deposito erano manuali da azionarsi con una leva di ferro e il traffico del controviale di Corso Sempione doveva essere bloccato per consentire l’entrata o l’uscita dei rotabili dal deposito. Che tempi! Come li rimpiango!
Giorgio
Grazie a Mario e Giorgio per questi nuovi racconti personali
E’ stato un errore togliere quel tram.. dovevan rimodernarlo sia come vetture che come armamento… un tram portava oltre 600 persone..oggi il sempione è mega intasato specie quando ci sono le fiere a Pero (pensate cosa avrebbe potuto portare in fiera…) .. e tra poco avremo l’expo!
sembra servita bene la fiera/expo, ma non lo è! Metro, FS, bus.. sono insufficenti…
e, a proposito di vecchie mappe su Milano, vi invito a recarvi al ricovero di via 500 dove sulle pareti potrete “gustarvi” mappe antichissime oltre a foto della vecchia Milano! sono sulle pareti a piano terra..nel salone delle feste e al bar…
Ho letto con commozione l’articolo è tutti i post che ricostruiscono la mia zona. Sono nata in via Moscati nel 1964 dove i miei nonni avevano fondato la pasticceria Molina il 21 settembre 1905. La pasticceria all’inizio era al 74 di via Canonica, ma nel 1932 mio nonno fece costruire il civico numero 13 di via Moscati perché il 74 di via Canonica era stato inserito nel piano regolatore di Arnaldo Mussolini e avrebbe dovuto essere distrutto. In realtà ciò non accadde mai perché di lì a pochi anni scoppiò la guerra. La pasticceria era un luogo di ritrovo di tutta la zona, lì si festeggiavano nascite, comunioni, cresime e matrimoni, lì ci si fermava anche senza acquistare nulla, solo per fare due chiacchiere con l’Andreino (il mio papà) o con il Piero ed i Franco (i miei zii). Ricordo le notti di San Silvestro. Il mio papà abbassava le due saracinesche principali, quelle d’angolo tra Moscati e Canonica, e lasciava sollevata quella dell’ingresso su via Moscati. Chi passava sapeva che poteva entrare ed aspettare con noi il nuovo anno. Era una festa di zona, tra vicini di casa che si conoscevano anche da generazioni, ed alla mezzanotte si usciva sull’angolo a bruciare i calendari vecchi ed offrire una coppa di spumante al vigile con i baffi. Lo stesso che faceva la pubblicità dei trenini Lima e che all’incrocio tra Moscati e Londonio controllava che noi bambini non ci lanciassimo sotto le macchine pur di non far tardi a scuola.
Mi commuove sempre sentire resoconti della “viva voce” di chi ha visto e vissuto momenti di quotidianità e umanità appartenenti ad un mondo non così lontano da noi nel tempo, ma distante anni luce dale nostre modalità di vita…
Mi piacerebbe molto avere informazioni storiche e testimonianze personali riguardanti la scuola di via Moscati, dove insegno da tempo. Mi sarebbero utili per realizzare attività con i miei alunni. Qualcuno sa consigliarmi una bibliografia o articoli relativi all’edificio e al suo utilizzo nel tempo?
So che è stato una caserma e nelle cantine ho visto affreschi sui muri che riportano uno stemma dell’arma…
Grazie per l’aiuto che potrete darmi.
Consiglio a tutti il libro La Tramvia Milano – Gallarate di Boreani Albè Dall’Olio, Edizioni Calosci Cortona. Io ne posseggo una seconda edizione 1994 e probabilmente si trova ancora in qualche libreria specializzata
Buongiorno, ho seguito i vostri post con molto interesse perché ho scoperto che una costruzione vicino casa mia pare essere stata una stazione, verosimilmente della linea di cui parlate. Si trova all’angolo tra via Plana e via Pacinotti e credo di averla identificata come la stazione Cagnola. Mi piacerebbe saperne di più. Potete aiutarmi?
In un primo periodo il tram percorreva in effetti proprio la via Plana, prima di essere deviato su Corso Sempione. Mi pare strano però potesse trattarsi di una stazione: di solito erano solo fermate, le “stazioni” (con edificio e strutture) erano poste a distanza (Rho, Legnano, Gallarate) più che altro per rifornire di carbone e acqua.
Come mai ti sembra una stazione?
Innanzitutto grazie per la risposta, ormai la davo per persa.
Non ho certezze sulla cosa se non qualche voce di qualche anziano che potrebbe anche ricordare male. Ho l’immagine che si ricava da google maps ma non so come mandartela, provo a darti il link:
https://goo.gl/maps/X9TVKtqPoxj
La costruzione è originale, è un po’ strana in riferimento alle altre costruzioni vicine dei primi del ‘900. In effetti potrebbe anche avere l’aria di una stazioncina o, meglio, di una costruzione collegata alla fermata. Purtroppo non so di più, la cosa mi ha sempre incuriosito.
Grazie per l’aiuto e a presto.
Per Rita.
So che un tempo esisteva una associazione di ex alunni della scuola elementare Moscati (tra di loro si chiamavano ” i Pierini”. Erano attivi fino agli anni ’90, ma poi non ne ho avuto più notizia). Sono anch’io una insegnante e capisco il tuo desiderio di approfondire la storia della scuola in cui lavori. Non ho mai perso i contatti con gli alunni con cui ho frequentato la Moscati nei primissimi anni Settanta e ci troviamo una volta al mese, non come ex compagni ma come amici che non si sono mai lasciati. Se ti interessano notizie sulla scuola, puoi scrivermi in privato all’indirizzo mail nelcielo2008@libero.it.
Sarà un piacere poterti aiutare.
Salve a tutti non si potrebbe trovare delle storie ho dei libri della zona di San Siro ecc…