Già il nome era tutto un programma.
Con la fama che si era fatto negli anni, nessuno osava passare sotto al ponticello passata una certa ora, e cioè da quando l’imbrunire della sera avanzava…
Potrebbe cominciare così un romanzo “noir” ambientato nell’attuale e discretamente tranquilla piazza Maria Adelaide di Savoia, una piccola piazza come tante altre simili, che fino al 1931/32 appariva come in fotografia.
Giusto per orientarci un po’ con il contesto della foto, cominciamo con l’asserire che il terrapieno che vediamo porta a sinistra verso la vecchia stazione Centrale, dopo aver incrociato la via Spallanzani e attraversato il Lazzaretto, mentre verso destra transita in viale Giustiniano, attraversa l’attuale piazza Ermete Novelli ed infine arriva al bivio dell’Acquabella, cioè in piazzale Susa.
Sappiamo già che il bivio dell’Acquabella consentiva ai convogli di indirizzarsi verso due delle direttrici più importanti: Venezia (via Lambrate, Treviglio e Bergamo) e Bologna (transitando da Rogoredo e Piacenza).
La fotografia è stata ripresa da via Nino Bixio e quindi il proseguimento della via al di là del “ponticello del diavolo” è l’attuale via degli Scipioni, una delle più illustri famiglie romane risalenti al III secolo avanti Cristo. Alla destra del punto di rispresa si trova la via Castel Morrone con la corrispondente via Eustacchi al di là del ponticello. La via Nino Bixio in quegli anni impegnava anche il tratto fra la piazza oggetto del post di oggi e la piazza Ascoli (intitolata a Isaia Ascoli, linguista, 1829 – 1907 e non alla città marchigiana) che oggi invece ha il toponimo – come già anticipato – di via degli Scipioni.
Volevo anche far notare come l’attuale piazza Ermete Novelli (attore teatrale, 1851 – 1919) nel 1925 – data della cartina – si chiamasse con lo stesso nome della via alla sua sinistra, ossia Gustavo Modena (attore e patriota, 1803 – 1861).
Ma la piazza Modena, prima di modificare il toponimo in Novelli, assunse per breve tempo il nome di piazza Italo Balbo; del resto era usanza durante il ventennio modificare i toponimi delle vie e delle piazze intitolandole a personaggi di rilievo o a luoghi importanti per il periodo.
Considerando che Italo Balbo era anche Ministro dell’Aviazione (carica ottenuta a soli 33 anni) forse non fu un caso che proprio nella “sua” piazza venne costruita la caserma con il Comando dell’Aeronautica Militare.
La caserma fu costruita dal 1935 al 1943 ed è tuttora in uso dall’Aeronautica Militare Italiana. L’architetto che la progettò, Luigi Secchi, fu molto attivo in quel periodo; tra le sue realizzazioni ricordiamo:
- la casa del mutilato in via Freguglia
- la piscina coperta Roberto Cozzi in viale Tunisia
- la piscina Guido Romano in via Ponzio
- i Ridotti del Teatro alla Scala
- la scuola elementare Leonardo da Vinci nell’omonima piazza
- la scuola elementare Maddalena di Canossa in via Martiri Oscuri
Tutta la zona attraversata dal cavalcavia della ferrovia fino al 1931 ha sofferto un po’ proprio a causa di quel lungo terrapieno che la attraversava, ma ha certamente saputo rivalutarsi – sia in termini di sicurezza che di servizi – non appena è stato demolito il “ponte del diavolo”…
Post scriptum del 3 maggio 2010: grazie ad una segnalazione abbiamo corretto le indicazioni relative all’orientamento della prima immagine. Ci scusiamo ovviamente per l’involontario errore e ancora un grazie a Ghepas per averlo evidenziato.
La piazza Ascoli è la ex piazza Emilio Tonoli, vero?
Esatto. Allego un frammento di cartina del 1934 al riguardo. Notare anche che la via Botticelli impegnava anche quella che oggi è via Filippo Juvara.

la zona fino al ’31 aveva sofferto per la presenza del terrapieno? E quanto soffriamo oggi, per la demolizione di quel terrapieno! L’attuale passante sotterraneo non è che un palliativo, monco ed incompleto, di quella fantastica opera ferroviaria che esisteva fino a quel sciagurato anno.
I ponti stretti? Si potevano allargare. Altri sottopassi? Si sarebbero potuti costruire, man mano che la città si espandeva. La centrale aveva solo 6 binari? Se se sarebbero potuti aggiungere altri, dato che sul lato nord erano tutte casette o cascine di nessun valore artistico.
Insomma, non ci sono attenuanti per non definire la demolizione della vecchia centrale il peggior sacco della storia recente di Milano.
Ciao, ti segnalo anche che la via Paolo Frisi, che oggi termina sul viale Regina Giovanna, proseguiva oltre, in quella che oggi è la via Maiocchi. il mio bisnonno aveva una lavanderia nei primissimi anni del 900 in Via Paolo Frisi 41… qualcuno può aiutarmi a capire meglio dove poteva essere, o ha notizie o foto delle lavanderie (parecchie) storicamente presenti in zona? Grazie in anticipo!