Ci troviamo ancora una volta all’interno della cerchia dei navigli, in una delle zone più “in” di tutta Milano.
E ancora una volta ritroviamo l’esimio architetto Francesco Maria Richini (1584 – 1658) mettere mano ad un progetto importante, un progetto che vede la trasformazione dell’antico convento trecentesco appartenuto agli Umiliati (e successivamente passato ai Gesuiti) nel palazzo che tuttora possiamo ammirare nella sua austerità con i nostri occhi.
L’ordine degli Umiliati era uno dei tanti movimenti religiosi sorti nel basso medioevo (che convenzionalmente si fa partire dall’anno mille fino alla scoperta dell’America, nel 1492) che aveva come caratteristica primaria quella di condurre una vita frugale, per consentire un vero ritorno alla spiritualità, che in quegli anni si stava perdendo.
Gli Umiliati furono per quasi quattro secoli un ordine ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, ma una serie di sfortunate circostanze (tra cui anche un tentato omicidio) portarono il papa Pio V all’emissione di una bolla papale nel 1571 che decretava la soppressione dell’ordine.
Il palazzo di Brera nel 1773 diviene proprietà dello stato (ancora austriaco) che ne dispose l’utilizzo per accogliere alcuni degli istituti culturali più importanti della città tra cui spiccavano, allora come oggi, l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca Nazionale Braidense.
Il sostantivo brera deriva da braida, ossia terreno incolto, ortaglia; da questa parola deriva quindi l’appellativo “braidense” associato alla biblioteca. Non va difatti dimenticato che all’inizio del 1200 – epoca in cui gli Umiliati presero possesso dell’area – si era ai confini cittadini, nel periodo in cui le mura medievali stavano subentrando a quelle repubblicane e massimianee, ampliando l’area comunale.
Anche Giuseppe Piermarini (1734 – 1808) partecipò alla realizzazione di importanti parti del Palazzo, come il portale ingresso su via Brera e il completamento del cortile che successivamente, nel 1859, fu arricchito dalla presenza della statua in bronzo di Napoleone.
Oltre a Napoleone che spicca al centro del cortile, vanno ricordate anche tutte le altre statue che sono collocate ovunque all’interno del palazzo e che rappresentano alcuni tra i più importanti artisti, benefattori, scienziati e uomini di cultura come Cesare Beccaria e Giuseppe Parini, Giocondo Albertolli, Luigi Cagnola e molti altri.
Una statua che però pur raffigurando un importante personaggio legato all’accademia non è interna al palazzo, è quella del veneziano Francesco Hayez (1791 – 1882) situata nell’adiacente piazzetta Brera; Hayez, che per ben 57 anni insegnò all’accademia, è stato uno dei massimi esponenti del romanticismo ed è molto famoso per il suo “Bacio”, dipinto nel 1859 e conservato tuttora – ovviamente – presso la Pinacoteca di Brera.
Per approfondire ulteriormente la storia del Palazzo di Brera consiglio, oltre alla visita del sito http://www.brera.beniculturali.it/ che contiene molte interessanti informazioni, anche la lettura di un documento in formato PDF scaricabile dalla pagina “Storia” del sito o cliccando direttamente qui (il link accede direttamente al sito dei beni culturali).
La via Brera, anzi la contrada come indicato in questa cartina del 1860, prima di incontrare la “Contrada del Pontaccio” in prossimità del Ponte di San Marco doveva superare il fossato del naviglio – ora completamente interrato, ovviamente – con un ponte pare abbastanza grezzo e per nulla abbellito, sgraziato… un pontaccio, appunto.
Questo ponte aveva lo stesso nome della pusterla che consentiva l’accesso in città, e cioè Beatrice (*), come si vede dalla cartina; Milano deve avere posseduto indicativamente una dozzina di pusterle, oltre alle porte principali che ben conosciamo (anche se queste ultime hanno anch’esse subito qualche variazione significativa nel tempo).
(*) In realtà la pusterla, molto antica, modificò più volte il suo nome, in funzione spesso del proprietario dei terreni o di chi ne pagava la manutenzione. Uno di questi fu Ludovico il Moro che la chiamò Beatrice in onore della moglie.
Le pusterle erano accessi “secondari” alla città e, anche se non esisteva una regola ufficiale, erano intercalate alle Porte “quasi” con una certa regolarità. La pusterla Beatrice si trovava infatti tra Porta Nuova (quella medievale, cioè quella in piazza Cavour) e Porta Tenaglia (collocata indicativamente in piazza Lega Lombarda / piazzale Biancamano).
Questo è un disegno di come doveva essere la pusterla Beatrice demolita nel XIX secolo, nel 1860 per la precisione, lasciando la pusterla di Sant’Ambrogio l’unica tuttora visibile nella sua collocazione originale.
Esiste comunque un’altra rappresentazione della pusterla, più accurata, e inserita nel contesto della contrada Brera, che rende meglio la percezione dell’ambiente che si poteva “assaporare” percorrendo la strada dal centro verso il confine cittadino.
Penso che dopo un attimo di normale “smarrimento” nel guardare questa immagine il pensiero vada all’inevitabile paragone con oggi.
Accolgo con favore la possibilità di poter ingrandire le foto dell’articolo: prima erano veramente troppo piccole! Se fosse per me le ingrandirei ancora di più, specialmente le piantine.
A proposito di piantine, osservando il ritaglio della stupenda mappa del 1860 (Brenna, vero?) iserito nell’articolo, noto l’irregolarità del profilo di via Brera, piuttosto zigzagante a causa della sporgenza, proprio di fronte al palazzo di Brera, della chiesetta di S. Eusebio e del palazzo Medici. A rettificare il tutto è bastata qualche bomba e qualche speculazione edilizia.
Ma ti chiedo: mentre S. Carpoforo e S. Maria di Brera non sono più evidenziate come chiese, a causa delle soppressioni avvenute per mano di Giuseppe II d’Austria e Napoleone, come mai la chiesa di S. Eusebio, nel 1860, sembra essere ancora viva e vegeta?
In questo periodo mi sto interessando delle chiese scomparse e se tu potessi dirmi qualcosa in merito te ne sarei molto grato.
Complimenti per l’articolo, come sempre chiaro e con link preziosi per chi vuole approfondire.
Le tue osservazioni meritano più di una risposta nei commenti.
Ho letto recentemente storie non sempre coerenti relativamente alle chiese da te citate; in particolare S.Maria di Brera pare che sia stata inglobata nel palazzo, insieme alla piazzetta che la accoglieva… Troveremo il modo di approfondire questo particolare e affascinante tema.
Per le cartine consiglio di seguire il suggerimento di Gabriele (vedere i suoi commenti).
Ciao.
Ciao, Skymino mi ha segnalato il tuo blog, che ho trovato molto interessante e curato, spero non ti dispiaccia se lo linko nel mio blog 🙂
Sono contento che ti piaccia Vecchia Milano e mi fa molto piacere il tuo link, che cercherò di ricambiare, ma non per reciprocità o semplice cortesia, bensì perché conosco il tuo blog da parecchio e mi trovo spesso a visitare le tue pagine. Complimenti.
Perfetto! Gentilissimo, grazie e complimenti ancora.
Grazie, fabio del suggerimento. Conosco quel sito e, dalla sezione “Milano sparita” ho già scaricato parecchie foto e ho notato anche la tua attiva partecipazione.
Per quanto riguarda le mappe più antiche che più mi interessano per le chiese, l’anonima del ‘500; la Barateri 1629; la Dal Re 1735, (la sezione “mappe” suggerita da Gabriele) non ci sono scansioni sufficentemente definite e quindi leggibili. Come sai, ce ne sono tante ad alta definizione, ma tutte “recenti”, secondo ‘800 e primo ‘900.
Graze di tutto e scusa se sono importuno.
aVRESTE UNA BIBLIOGRAFIE DA CONSIGLIARE SU BRERA?
si la chiesa è ancora visibile (in parte) in alcune aule interne all’accademia