Ludovica Teresa Maria Clotilde di Savoia era la figlia primogenita di Vittorio Emanuele II, ultimo Re di Sardegna e primo Re d’Italia. Nacque a Torino nel 1843 è si sposò con un nipote di Napoleone Bonaparte (e quindi anche cugino di Napoleone III), di nome Napoleone Giuseppe Carlo Paolo (detto Girolamo); il matrimonio fu combinato per reciproci interessi politici, tanto che lo stesso Cavour se ne interessò personalmente, riuscendo a convincere il Re che era fondamentalmente contrario.
Dopo il matrimonio Clotilde si trasferì a Parigi con il marito, da dove ripartì per tornare in Italia (a Moncalieri in provincia di Torino) nel fatidico 1870, anno della rivoluzione francese e del crollo dell’impero napoleonico, trascorrendo però prima un periodo fino al 1878 in Svizzera.
Sposatasi a soli 15 anni con un Bonaparte di ben 21 anni più grande di lei, ebbe una vita rallegrata solo dalla nascita dei suoi tre figli, in quanto oltre a subire numerosi tradimenti dal marito, fu pure abbandonata da quest’ultimo, che aveva fama di essere un libertino e di condurre uno stile di vita molto “aperto”…
La principessa Clotilde aveva sempre avuto fin da bambina una forte inclinazione religiosa e, dopo il ritorno in Italia rimasta anche senza marito, intensificò questa sua vocazione fino a farla diventare una sincera ragione di vita. Clotilde morì nel 1911 e nel 1942 venne introdotta una causa per la sua beatificazione in seguito alla sua continua e spontanea opera mirata alla carità e all’aiuto verso i poveri.
Maggiori dettagli sulla sua vita possono essere letti su questa pagina del sito Santi e beati.
La piazza a lei intitolata è caratterizzata, da quasi 200 anni, dall’inconfondibile arco ad un fornice (*) di colore giallastro, tonalità dovuta ai blocchi di arenaria col quale è stato costruito nel periodo dal 1810 al 1813, su progetto dell’architetto Giuseppe Zanoia.
(*) Con il termine fornice – con l’accento tonico sulla “o” – si indica in architettura un’apertura arcuata tipica degli archi trionfali; l’Arco della Pace all’inizio di corso Sempione, è un esempio di arco a tre fornici, di cui i due laterali più piccoli rispetto a quello centrale.
Milano ha avuto nei millenni più sistemi di difesa basato su mura e porte d’accesso; lo studio della storia della città e delle sue evoluzioni (sebbene documentazione realmente attendibile sia disponibile solo da tempi relativamente recenti) ha stabilito che sono esistite in tre epoche diverse, tre sistemi difensivi a tutela della città: quello romano basato sulle mura repubblicane e massimiane, quello dell’epoca dei comuni (basso medioevo) che corrisponde indicativamente al percorso della cerchia dei navigli, e quello spagnolo oggi identificato dalla circonvallazione dei bastioni e dal sistema di porte ancora oggi utilizzato.
Ogni sistema di mura oltre a espandere il precedente lo rinforzava con nuove misure difensive.
Porta Nuova, ubicata in piazza Principessa Clotilde, appartiene a quest’ultimo sistema di mura, quello spagnolo, ma non si deve dimenticare che anche in quello precedente (quello medievale usato anche per difendersi dalle barbare invasioni di Barbarossa) esisteva una Porta Nuova, tuttora visibile e ubicata al termine di via Manzoni.
Via Manzoni che – come già abbiamo visto in un precedente articolo – si chiamava in parte contrada del Giardino, dalla Scala fino all’incrocio con la contrada del Monte (oggi via Monte Napoleone) mentre nel tratto successivo fino agli archi di Porta Nuova si chiamava – come prevedibile – corso di Porta Nuova.
Gli archi (o portoni) di Porta Nuova sono fortunatamente arrivati sino a noi e, sebbene il contesto in cui sono inseriti sia cambiato sostanzialmente, possiamo comunque farci un’idea di come poteva essere l’ingresso in città da questa porta. Nel caso comunque in cui non riuscissimo a immaginarcelo, possiamo sempre vedere un dipinto di Giovanni Pessina del 1854 (cliccare sulla relativa icona per vedere l’ingrandimento).
In ogni caso per noi Porta Nuova e il relativo corso sono quelli che conosciamo oggi, con i loro pregi e i loro difetti. E purtroppo di difetti se ne possono riscontrare parecchi, a cominciare proprio dalla porta, il cui materiale – l’arenaria – presenta già dei visibili decadimenti. E’ sufficiente camminarci vicino per accorgesene.
Va considerato inoltre che Porta Nuova è contemporanea dell’Arco della Pace realizzato da Luigi Cagnola, al quale avevano proposto anche la progettazione di Porta Nuova. Un po’ a causa del costo del materiale scelto in prima istanza, ma sembra anche a causa del compenso richiesto da Cagnola, l’arco di Porta Nuova ha subito qualche “taglio” sui fondi da allocare… portando quindi a scegliere un materiale meno nobile rispetto a quello impiegato per l’arco del Sempione e un architetto, certamente valido, ma anche meno famoso.
E anche il corso stesso non è certamente un bell’esempio di strada che conduce a uno degli accessi primari della città… a partire dall’inizio un po’ anonimo di via dell’Annunciata, per proseguire con la strettoia in corrispondenza della chiesa di Sant’Angelo, e per finire con lo sbocco in una piazza (Principessa Clotilde, appunto) che purtroppo offre un’impressione di generale trascuratezza.
Ed è un vero peccato, perché il corso di Porta Nuova, soprattutto nei secoli scorsi presentava dei notevoli spunti artistici che sarebbero stati da valorizzare, anziché da demolire o da “soffocare” grazie ai parcheggi, secondo me eccessivi.
Immaginatelo 150 anni fa o anche solo 100 anni fa, quando il corso partiva dalle acque del naviglio in via Fatebenefratelli e dopo pochi metri incontrava la chiesa di San Giovanni di Dio, demolita – ancora una volta siamo costretti a dire “purtroppo” – nel 1936/7 per soddisfare i cambiamenti in corso nella zona (era appena stato chiuso da pochissimi anni il naviglio in via Fatebenefratelli).
Nel 1588 viene iniziata la costruzione dell’Ospedale per Convalescenti “Fatebenefratelli” che era posizionato sulla omonima via, praticamente a fianco dell’odierna questura, affacciato sul naviglio. Il fianco dell’ospedale dava sulla strada di Sant’Angelo, ora corso di Porta Nuova; la costruzione arrivava sin quasi allo stradone di Santa Teresa che oggi ha il toponimo di via Moscova.
La chiesa annessa al complesso era intitolata a San Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad, religioso spagnolo fondatore dell’ordine dei “Fatebenefratelli” nella prima metà del 1500. La difficile economia degli anni ’20 del secolo scorso, portò l’amministrazione dell’ospedale a decidere di unificarsi con l’ospedale Ciceri – Fatebenesorelle, la cui sede di corso di Porta Nuova al 23 diventò unica per entrambi gli enti.
Nel 1975 – questa è storia recente – si è annesso al gruppo ospedaliero anche l’Istituto Oftalmico, istituito nel 1874 e ubicato in via Castelfidardo dal 1883, quest’ultima aperta proprio in quell’occasione, dove venne edificato anche lo Stabilimento dei Bagni Pubblici e Privati.
Ulteriori informazioni sul Fatebenefratelli e la sua storia le potete trovare su questa pagina del sito dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico.
L’immagine qui sopra mostra l’area occupata dall’Oftalmico in via Castelfidardo, mentre la successiva mostra il corso di Porta Nuova ad inizio ‘900, poco prima di giungere in piazza Principessa Clotilde.
E per chiudere in bellezza è necessario soffermarsi, purtroppo ancora una volta solo su carta (anzi, su video…), ad ammirare una ulteriore perdita, analoga – almeno nei tratti essenziali – a quella avvenuta in piazza Buonarroti: questa volta è toccato al villino Bonsignore, demolito intorno al 1940, la cui posizione all’interno della piazza si intravede nella foto di apertura.
Mi intrometto solo per aggiungere che il itolo di S. Giovanni di Dio dato alla chiesa dei Padri Fatebenefratelli che affiancava il naviglio, è piuttosto recente. La chiesa, fin dalla fondazione, 22 settembre 1588, è sempre stata dedicata a s. Maria in Ara Coeli. Solo qualche decennio prima della demolizione fu dedicata al fondatore dell’Ordine dei Fatebene.
Grazie per la bellissima foto!
Lungo l’ex strada di S. Angelo, ora primo tratto del c.so di Porta Nuova, circa a metà, sulla sinistra, poco prima della via Montebello (che è stata trcciata nel secondo ‘800) vi era un’altra chiesa, S. Paola, annessa ad un collegio per “Nobili Vedove” , fondato da Federico Borromeo. Non so la data di demolizione, forse al tempo delle soppressioni giuseppine.
p.s. La penultima foto rappresenta l’spedale Ciceri- Fatebenesorelle?
Grazie per la precisazione sull’Ara Coeli.
La foto a cui fai riferimento inquadra proprio l’ospedale Fatebenefratelli, riconoscibile anche dagli inconfondibili 5 archi dell’ingresso.
Buongiorno,
volevo chiedere un’informazione riguardo la foto del Villino Bonsignore. Sto facendo una ricerca su l’architetto autore di questa palazzina – Ernesto Quadri (1868-1922)- e vorrei sapere se la foto appartiene ad un archivio, oppure sia reperibile da qualche parte..
ps. il suo sito é veramente un punto di riferimento per chi, come me, sta facendo ricerche su Milano. Complimenti!
Gran parte delle fotografie pubblicate sono state recuperate da Internet (mentre alcune sono state inviate direttamente dai lettori) per cui il mezzo di ricerca più consigliato è proprio un motore di ricerca.
Un’alternativa validissima è quella di “curiosare” all’interno dei vari forum tematici, come il più volte citato SkyscraperCity (ricercare nelle sezioni storiche della città interessata).
Grazie dei complimenti.
Aggiungo anche come sito da consultare la raccolta di immagini su flickr
http://www.flickr.com/photos/milan_lera_insc/sets/
Realizzata dall’utente di SSC Skymino che raccoglie e cataloga moltissime foto (in gran parte, ma non solo, provenienti dal 3d Milano Sparita di SSC)
buongiorno a tutti!
Sarei curiosa di avere notizie (anno di costruzione, casata di appartenenza, ecc.) sulla casa sita in via Castelfidardo al n. 2 esattamente fra le vie solferino e san marco in quanto io e la mia famiglia ci abbiamo vissuto per quasi 40 anni e mi e’ rimasta sempre nel cuore come tutto il quartiere che la circonda
Grazie per l’aiuto Lella
p.s. mi associo a sara nei complimenti per le vostre precise ed interessanti ricerche
“nel fatidico 1870, anno della rivoluzione francese e del crollo dell’impero napoleonico”. A mio avviso, per disambiguare, sarebbe meglio precisare che la Rivoluzione Francese, propriamente detta è quella del 1789.
Buongiorno, mi inserisco per chiedere, a chi può fornirle, notizie della prima fabbrica di liquori di Bernardino Branca e Maria Scala, sita “fuori Porta Nuova alla vecchia stazione” ove fu assunto il mio bisnonno Serafino Donati nel 1871 all’età di 29 anni. Poi nel 1906 i Branca trasferirono lo stabilimento in via Resegone 2 e lì vi lavorò il bisnonno fino alla morte nel 1918, poi mio nonno Silvio e mio padre Serafino. Una bella storia familiare, di cui ho ancora la lettera d’assunzione originale ed altri documenti fra cui la ricetta del famosissimo, almeno per i milanesi, Fernet Branca invenzione proprio del bisnonno.
Sul sito http://www.italialiberty.it potrete trovare un ampio panorama dedicato al Liberty