…ma di che anno si parla? Quando ci si imbatte in nomi di vie, piazze o viali il cui toponimo è una data, siamo sicuri di conoscere l’evento corrispondente? Nel caso di via XX settembre l’anno era il 1870.
L’episodio in questione è relativo alla breccia di Porta Pia a Roma, avvenuto proprio il 20 settembre del 1870 e che sancì praticamente sia il termine dello Stato Pontificio che il contestuale ingresso di Roma nel Regno d’Italia; si dovette aspettare però il 3 febbraio dell’anno successivo affinché Roma diventasse capitale del regno.
La difficoltà nei rapporti con il Vaticano invece perdurò molti anni ancora, precisamente fino alla firma dei Patti Lateranensi, accordi sottoscritti da entrambe le parti (il Regno d’Italia e la Santa Sede) il giorno 11 febbraio 1929.
Se vi capitasse di visitare Roma, sappiate che esattamente in corrispondenza della breccia nelle mura Aureliane, circa 50 metri oltre la Porta Pia vera e propria, è stata eretta nel 1895 una colonna commemorativa in marmo e bronzo, mentre di fronte alla porta, nel piazzale di Porta Pia, c’è il monumento al Bersagliere eretto nel 1932 su disposizione di Benito Mussolini.
Sono certo che questo “excursus” per le vie di Roma, che potrebbe sembrare fuori luogo parlando di Vecchia Milano, sia stato comunque utile per rinfrescare la nostra storia che altrimenti rischia spesso di essere dimenticata.
A Milano via XX settembre è una strada inserita in un contesto molto piacevole, sia perché inizia in un modo “originale” rispetto alle altre vie cittadine, dal dislivello dei giardini che si formano alla congiunzione delle vie Giacomo Leopardi, Giuseppe Revere e Pietro e Maria Curie, sia perché il suo sviluppo – sebbene breve – è ricco di verde e di elementi architettonicamente interessanti.
L’area a sud-ovest del Parco Sempione (parco che Emilio Alemagna progettò e realizzò tra il 1891 e il 1893) si sviluppò anch’essa in quel periodo, pochissimo tempo dopo l’approvazione definitiva del piano regolatore dell’ingegnere Cesare Beruto.
Cesare Beruto ricevette l’incarico nel 1884 ma il piano venne approvato nella sua forma definitiva (dopo qualche immancabile ritardo e qualche modifica alla proposta originale) soltanto nel 1889.
Disegnati quindi i perimetri degli isolati che ruotavano intorno a via XX settembre (via Leopardi, via Mascheroni, via Petrarca, Via Saffi, via Vincenzo Monti… ) iniziarono a sorgere le prime ville che per molti anni hanno costituito la tipica abitazione della via; ancora oggi ci sono alcuni dignitosi esempi di questa architettura.
Il villino Hoepli fu fatto costruire nell’ultimo decennio dell’800 dal grande editore svizzero Ulrico Hoepli (1847 – 1935) a cui Milano (ma non solo) deve tantissimo in termini di raccolta e diffusione della cultura in senso ampio: non dimentichiamo – come abbiamo già avuto modo di segnalare – che l’editore donò alla città di Milano nel 1930 il planetario costruito a sue spese ai Giardini Pubblici.
Il villino, purtroppo, venne distrutto nel secondo dopoguerra.
Stessa sorte (la demolizione…) toccò anche al villino Francetti-Frova, praticamente edificato negli stessi anni di quello dell’editore svizzero (1895-96); il villino era dotato di una originale torre ottagonale d’angolo coronata da una loggetta a cupolino.
L’elenco delle demolizioni potrebbe andare avanti, per esempio citando il villino Calabresi realizzato dallo stesso architetto (Sebastiano Locati), il quale oltre ad aver progettato la villa Francetti Frova, ha anche realizzato l’Aquario Civico di viale Gadio (1906).
Ritengo che per molti bravi architetti come Locati (e ovviamente anche molti suoi contemporanei, come il più celebrato Luca Beltrami) aver potuto operare a cavallo tra il XIX e il XX secolo, tra eclettismo e liberty, sia stata una vera fortuna che ha permesso loro di “rompere gli schemi” e dare libero sfogo alla propria creatività.
La vicina piazza Nicolò Tommaseo (scrittore e patriota, 1802-1874) fu istituita nel 1893 e riprende le linee eleganti di via XX settembre; fu scelta, nel 1912, per ospitare la nuova parrocchiale di Santa Maria Segreta che ha “ereditato” sia il nome che la pianta da quella demolita al Cordusio (dove c’è via Santa Maria Segreta, appunto), abbattuta per creare spazio al nuovo palazzo delle Regie Poste.
La nuova chiesa fu completata nel 1918 e conserva al suo interno molte parti recuperate (affreschi, arredi, elementi sacri e anche registri) sia dalla chiesa originale del Cordusio (che, dispiace perfino dirlo, risaliva addirittura al IX secolo) sia da altre che furono demolite negli stessi periodi come quella di San Vittore al Teatro e San Michele al Gallo.
Fu trasferito anche un angelo dai riccioli biondi che veniva usato per far piovere!
In realtà gli angeli erano due, e l’altro veniva impiegato per avere il sole… l’usanza di esporre l’una o l’altra statua terminò al tempo della seconda guerra d’indipendenza, qualche decennio prima della demolizione, avvenuta nel 1910.
Ma di una chiesa in particolare, San Giovanni alle Case Rotte, c’è una presenza decisamente importante: sul fianco destro della nuova chiesa – lungo la via Ludovico Ariosto – è stata ricostruita la facciata della chiesa originale che era situata appunto in via Case Rotte, edificata nel 1390 e demolita nel 1906 per fare spazio al nuovo edificio bancario che troneggia in piazza della Scala.
Insomma, credo proprio che una visita in piazza Tommaseo e alla “nuova” chiesa di Santa Maria Segreta possa regalare ancora oggi qualche emozione legata al passato della nostra città.
In definitiva via XX settembre, seppur giovane e priva di una sua storia (nelle cartine risalenti al 1880 circa sono indicati ancora solo campi), ha saputo conquistarsi uno spazio importante per chi desidera vivere la città senza la frenesia che normalmente ne deriva; forse il merito va anche alla scelta di non ospitare negozi lungo il suo percorso.
In quest’ultima fotografia si nota al centro la via XX settembre, alberata, che sfocia in piazza della Conciliazione, piazza nata lungo la direttrice (quasi irriconoscibile, forse per la mancanza di auto parcheggiate…) formata da via Enrico Toti – in primo piano – e dal suo proseguimento, via Gian Battista Bazzoni.
Alla prossima.
La zona è davvero incantevole, oltretutto è sostanzialmente attaccata al Parco Sempione.
Condivido il giudizio estetico della zona … quelle vie eleganti, tutti quei palazzi e ville di fin de siecle e inizio XX secolo …. una zona veramente raffinata …. A me piace particolarmente la scalinata che porta verso il Parco, circondata da tutte quelle palazzine eleganti…
Solo un piccolo appunto “malizioso”….negli anni ’70, frequentando sovente la zona, non si poteva non notare che la via, dopo la storica chiusura delle “case chiuse”, era diventata una zona allegra, seppur d’alto bordo … cominciando da Piazza Conciliazione, su… su… verso la scalinata … Mi ha sempre divertito l’ironia del fatto che dette case vennero chiuse ufficialmente il 20-9-58 e subito dopo la via che indicava tale data (lo so…lo so… è una cosa più seria…. strana combinazione anche questa), dicevo tale via fosse diventata un centro nevralgico delle notti, ma anche delle ore diurne, sbarazzine dei milanesi….
In effetti la coincidenza sembra proprio… non essere una coincidenza. 🙂
per ottavio
…….anche prima degli anni 70 ! Non dimentichiamo la vicinanza della caserma di via Mascheroni: si vende dove ci sono acquirenti !
mario
quando ero bambino mi chiedevo spesso chi fossero queste signore, anzianotte a dire il vero, che attendevano sempre in auto.!
ma cosa avevano da aspettare! comunque almeno fino al 1995/96 ci sono state.
signori di milano sono di palermo mi dispiace della demolizione dei vostri villini se vedete cosa hanno fatto da noi non ci credereste “fa accapponare la pelle”!! hanno distrutto i villini liberty a schiera per degli orrendi ecomostri da assegnare a 4 famiglie pur essendo alti 20’15 piani e larghi quanto una piazza distruggendo giardini villini palazzine cemento sulle coste al posto della sabbia e capitato di tutto andate a palazzi non più esisteti a palermo “da non credere” la mafia a fatto anche questo
Angelo Frattini, elegante quanto dimenticato scrittore e umorista milanese, nel suo “L’amante a mille chilometri” definì via XX Settembre “la Bayswater Road di Milano”. Erano gli anni Venti e il parallelo con la celebre via londinese che attraversa Hyde Park forse era più adatto di quanto appaia oggi.
Fra l’altro, sto cercando di far ripubblicare quel libro che è davvero molto milanese e spero di riuscirci entro il 2013.
Chissa’ perche’ quello che adesso e’ largo quinto alpini e’ passato nel dimenticatoio. Ricordo le parate militari e qualche giro ciclistico d’italia che passava dalla piazza…….