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La Darsena

E’ di questi giorni la notizia che il Comune di Milano ha ripreso possesso della Darsena e che altrettanto presto verranno avviati i lavori di pulizia e di bonifica dell’area. Senza sarcasmo, ma un “finalmente….” ci sta proprio bene.

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Ca’ Granda è un nome che ha generato sempre un po’ di confusione. Occorre quindi fare un po’ di chiarezza almeno sui termini.

Come afferma il “Dizionario di toponomastica milanese” di Vittore e Claudio Buzzi (vedi i riferimenti alla pagina libri), Ca’ Granda deve intendersi come “casa comune, casa di tutti i sofferenti”. Tutti (almeno penso…) sanno che l’Ospedale Maggiore – detto Ca’ Granda – fino al 1938 era ubicato presso l’edificio sito tra le vie Francesco Sforza e via Festa del Perdono, voluto da Francesco Sforza e progettato dall’architetto fiorentino Filarete.

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Già il nome era tutto un programma.

Con la fama che si era fatto negli anni, nessuno osava passare sotto al ponticello passata una certa ora, e cioè da quando l’imbrunire della sera avanzava…

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Sono passati solo poco più di cinquant’anni da quando non “sbuffa” più, ma rappresenta tuttora uno di quei simboli che la maggior parte dei milanesi “ricorda”, almeno nel nome.

Di sicuro col passare degli anni molti ricordi perdono di nitidezza e così si rischia di non far conoscere alle nuovissime generazioni una parte importante del nostro recente passato. Ecco perché oggi parliamo di lui, del mitico gamba de legn’.

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Esiste una quantità di letteratura notevole che testimonia come le vie d’acqua a Milano abbiano determinato e regolato per molti anni (sarebbe meglio dire secoli) la vita cittadina.

Tra fiumi, canali e torrenti, Milano aveva costruito un sistema di navigazione non indifferente, tanto è vero che esistono addirittura zone che hanno nei loro nomi riferimenti espliciti alla nostra ex-condizione acquatica: tra Corvetto e Rogoredo non esiste per caso la fermata della metropolitana che si chiama Porto di Mare? Ne parleremo…

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Piazza dei Mercanti è uno dei luoghi più antichi di Milano. Esisteva da prima che venisse edificato il Duomo, quando al suo posto c’era ancora la basilica di santa Tecla. Era la piazza da cui si accedeva alle sei vie dedicate ai vari mercanti: Armorari, Orefici, Cappellari, Spadari, Speronari e Fustagnari.

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E’ certamente uno dei simboli più caratteristici di Milano, quello che per primo molte persone vedono arrivando nella nostra favolosa città.

La sua storia è strettamente legata ad un periodo molto “effervescente” del nostro passato recente: la prima guerra mondiale, il ventennio fascista, la crescita che la nostra città stava vivendo sia in termini di abitanti che di estensione territoriale; non dimentichiamoci che tra il 1918 e il 1923 vennero annessi al Milano oltre una ventina di comuni limitrofi e frazioni annesse, come Affori, Crescenzago, Greco, Turro, Lambrate e il Vigentino tanto per citarne qualcuno. Continua a leggere »

E’ difficile parlare della Milano di un tempo senza trovarsi periodicamente ad affrontare temi che riguardano i navigli o la relativa cerchia interna.

E quindi oggi ci troviamo indietro di quasi un secolo all’incrocio di corso di Porta Romana (o corso Roma come si chiamava nel ventennio) con le vie Santa Sofia e Francesco Sforza.

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Il termine “città studi”, sebbene indichi un quartiere di Milano ben definito, viene spesso associato al “poli”, nome affettuoso con cui gli studenti delle facoltà di ingegneria, architettura e design si riferiscono al  Politecnico di Milano, istituto universitario statale a carattere scientifico-tecnologico.

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Il nome dell’architetto Luigi Cagnola è molto importante per Milano.

Abbiamo già avuto modo di conoscerlo in occasione dell’articolo su Porta Ticinese, porta la cui realizzazione iniziò nel 1801 e terminò nel 1813/14.

Nel contempo, e più precisamente nel 1806, vennero allocati per il progetto di “realizzazione di un arco a capo della strada del Sempione” ben 200.000 franchi che lo stesso Napoleone aveva assegnato alla città per spese di ornamento pubblico.

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